giovedì 27 marzo 2014

Little Sweets




Little Sweets



Edward pov.

-Alice! Alice! Corri! – sto guarnendo la torta con una crema alla nocciola e odio gli inconvenienti dell’ultimo minuto. Io ho sempre il controllo di tutto, e in questo momento invece, mi manca esattamente avere il controllo della cosa più importante. La consegna del dolce. Da quando mia sorella si è messa a dire in giro che facciamo anche consegne a domicilio la pasticceria è diventata un caos. Io faccio dolci, non il trasportatore. Questo ha implicato l’assunzione di nuove persone nello staff e l’acquisto di un furgoncino refrigerato che permette ai dolci di non rovinarsi. Avevo intenzione di ampliare l’attività e quella pazza era convinta che questo fosse il modo giusto per avere più entrate. Certo, devo dire che molte istituzioni e aziende hanno commissionato più dolci, ma questo significa anche più lavoro per me e più ansia. Non so mai come arrivano i dolci a destinazione, e non posso di certo lasciare la pasticceria per occuparmi anche di quello.
-Edward, calmati…sono al di là della parete, non serve che urli così! – non serve che urlo?! Sono nel bel mezzo del caos e lei mi dice che non devo urlare. Con Emmett e Jasper a casa influenzati e Alice che riesce a stento a seguire i clienti lì fuori qui in cucina siamo a corto di personale. Siamo rimasti io, Rose e Jacob. Si insomma…una cosa di famiglia. Io ed Emmett abbiamo sempre avuto la passione per i dolci, ricordo che quando la mamma li cucinava ci sedevamo al di là del tavolo e controllavamo i suoi movimenti. Poi quando siamo diventati più grandicelli abbiamo iniziato a prendere confidenza con le fruste, le spatole, le uova e la farina…da lì una lunga gavetta fino a riuscire ad aprire una pasticceria tutta nostra. Alice gestisce i clienti insieme a Jasper, suo marito. Non la farei avvicinare ad un impasto neppure se fossi in un letto di morte, lei e la cucina sono due mondi completamente differenti. Emmett invece alla scuola di cucina ha incontrato Rose e quando lei è rimasta senza lavoro è stata una decisione facile quella di assumerla qui da noi. E’ alla ricerca della perfezione in ogni cosa che fa, esattamente come me, e la cosa mi lascia piacevolmente sereno…So che lascerei il laboratorio in buone mani, nel caso in cui dovessi ammalarmi, se ci fosse lei. Con Emmett invece regna il caos, e anche se è bravo in quello che fa, odio quando lascia tutti gli strumenti sporchi per ore, quando basta un attimo per inserirli nella lavastoviglie.
-E’ arrivata la ragazza per la prova?! – sbuffo. Insieme abbiamo deciso che sarebbe stato il caso di assumere una persona in più, che lavorasse con noi in laboratorio, dato che con il nuovo impegno di mia sorella, cioè le consegne a domicilio, dobbiamo fare a meno di Emmett e Jacob per gran parte della giornata. Mi fido di loro, Jacob è un amico, ci conosciamo dalla scuola di cucina e lavora sodo da quando gli ho proposto di stare qui dentro. Non si lamenta mai, ed è sempre pronto a nuove sfide. E’ stato lui a propormi questa ragazza, Isabella, che dovrebbe venire a fare la prova oggi. Abbiamo deciso che sarò io ad osservarla nel lavoro e ad affiancarla per il momento, Rose potrebbe essere troppo burbera come primo approccio, perché deve sbloccarsi con le persone nuove, Emmett è ammalato e Jacob deve uscire per andare a fare le consegne con altri due ragazzi, che di sicuro non mettono piede in laboratorio, Garrett e Taylor.
-No Edward, non ancora…
-Odio la gente che arriva in ritardo! – sbotto, mentre appoggio la sac-à-poche e prendo l’altro pan di spagna da appoggiare sopra la guarnizione.
-Edward, veramente all’appuntamento manca più di mezzora…Che ti prende oggi? – lancio uno sguardo all’orologio alla parete, prima di poggiare il pan di spagna.
-Non mi ero reso conto del tempo…quando arriva mandala a cambiarsi e poi in laboratorio…devo finire la torta per il compleanno della signora McLaine.. – afferro la bottiglia e spruzzo la bagna, con zucchero, acqua e rum, poi sopra adagio un foglio di cioccolato bianco solidificato. Prendo la ciotola di cioccolato fuso e con la spatola comincio a metterne sopra al foglio appena poggiato, per ricoprirla.
Amo il mio lavoro.
E’ un mix di delicatezza, carezze, tenerezza, passione. Devo sapere come abbinare i gusti, come creare armonia di colori, come rendere una torta divertente o sensuale.
Dipende dalla persona che viene ad ordinarla, dipende a che gusto vuole la crema, la guarnizione.
Per questo compleanno sono stati chiarissimi ed ho poco spazio di manovra, ma il foglio di cioccolato bianco croccante, che senti sotto ai denti quando prendi un boccone, è una chiccheria che non si aspettano.
-Rose, hai terminato con le fragole? – non hanno voluto delle roselline di pasta di zucchero o di crema al burro o di cioccolato plastico o di altro…no…delle fragole finte, fatte con una crema chantilly alla fragola. Spumosa, ma consistente se lasciata in frigorifero per ore. Così ho fatto creare delle fragole da Rose, i puntini neri sono stati ricreati con cioccolato fondente fuso e un pennellino sottile, sottile. Quando me le porge sorrido. –Perfette grazie! – spatolina in metallo, e via, si adagiano che è un piacere. Prendo la scritta con il cioccolato fondente fatta in precedenza, dalla cella frigo e l’adagio vicina alla fragole. –Finita! – Rose alza il pollice, e ritorna a dare attenzione alla sua torta per il secondo compleanno di un bambino, la copertura in pasta di zucchero e le macchinine per decorarla. –Bene..adesso metto a posto gli strumenti, poi scelgo il dolce da far fare all’apprendista…consigli? – in laboratorio siamo rimasti solo io e la mia futura cognata, la quale ama pasticciare con la pasta di zucchero, soprattutto se il destinatario è un bambino o una bambina al di sotto dei dieci anni. Adora i bambini, più piccoli sono meglio è. E devo dire che…la vedrei proprio bene come mamma, chissà se mio fratello ci sta pensando?!
-Ehi Edward…Isabella è arrivata, si sta cambiando! Come vedi…è in anticipo di dieci minuti!
-Grazie… - sorrido tra me e me. Meglio in anticipo che in ritardo. Come potrei fidarmi di una persona che arriva in ritardo già alla prima prova?
-Allora, che cosa pensi di farle fare?
-Beh..come prima cosa voglio vedere come se la cava con la decorazione dei cupcakes, poi passiamo a riempire i cannoli…
-Una sfida di velocità insomma! – mi sorride Rose.
-Si una sorta… e poi, credo che provo con la classica cheesecake ai frutti di bosco e alla torta cioccolato e lamponi…che dici, può andare?
-Niente tortino o creme brulè? Vai su dolci semplici Edward… - mi guarda sorpresa.
-Dici? Devo scegliere qualcosa di più difficile e articolato?
-Beh…potresti controllare come se la cava con la pasta di zucchero o con le decorazioni con cioccolato plastico o….come fa un soufflé con le fragole! – alza le spalle mentre sta sistemando una macchinina attorno alla torta.
-Mi serviranno mesi di prova se volete farmi fare tutto ciò! – una voce dolcissima ci fa girare verso la porta del laboratorio. Non l’abbiamo sentita arrivare, sarà perché sono quelle porte che si aprono da ambo i lati e che non sbattono tra loro, sarà che è silenziosa o che noi eravamo nel nostro mondo ma…adesso ha scoperto prima cosa voglio farle fare e la cosa non mi piace molto. Avanza verso il bancone dove sono appoggiato e tende la mano, fredda quando la prendo nella mia, calda. –Isabella Swan, piacere! Preferisco essere chiamata Bella comunque…tu devi essere Edward…il proprietario. Giusto?! – annuisco. La sua mano anche se quasi gelida, è ben curata e delicata. Non sembra neppure una pasticcera. Non ha tagli, non ha ustioni, non ha la pelle secca per i troppi lavaggi, o lavora con i guanti, o non lavora solitamente.
-Piacere…Si sono io! Benvenuta nel nostro laboratorio… - lei si guarda attorno con un sorrisino soddisfatto addosso. –Lei è Rosalie, una collaboratrice, nonché la ragazza di mio fratello Emmett, che adesso è a casa influenzato. Hai già conosciuto mia sorella Alice, giusto?!
-Si…il folletto canterino! – sussurra ma la sento benissimo e io e Rose sorridiamo.
-Si proprio lei! – per fortuna ho avuto la buona decenza di lasciarle andare la mano, o chissà che figura. –Allora, sei pronta per iniziare?
-Non vuoi sapere dove ho studiato, dove ho lavorato, che crediti ho? – alza un sopracciglio, in una mossa che assomiglia tanto alla mia.
-Jake mi ha già spiegato tutto…Avete studiato insieme e lavorato per qualche mese in una pasticceria di Port Angeles, giusto? – annuisce.
-Ti basta la sua parola?
-Si…basta…voglio vedere come lavori…allora…cosa credi di poter fare oggi? Dato che hai ascoltato…
-Beh…qualsiasi cosa tu voglia… - alzo un sopracciglio. Qualsiasi cosa voglio? Wow.. Bella com’è potrei farle fare qualsiasi cosa. I capelli sono raccolti in uno chignon alto, tutti i capelli più corti sono fermati dalle forcine e nel taschino bianco della divisa tiene un fazzoletto blu notte. Non mi spiego il motivo ma mi fa sorridere quel tocco di colore. Le guance sono rosate e la bocca piena e carnosa, verrebbe voglia di mangiarla assieme al cioccolato. –Si insomma ecco…decidi tu! – mette le mani in tasca, probabilmente per non farmi vedere come trema e stringe le spalle. Uhm…vediamo. Cosa posso farle fare? Quasi quasi, ascolto il consiglio di Rose.
-Allora…vediamo…per scaldarti ti faccio decorare qualche cupcakes, è questione di velocità…e magari anche come te la cavi a riempire i cannoli. Poi penseremo a qualcos’altro. Sei d’accordo?!
-Perfetto..quanti in quanto tempo?
-Cinquanta e cinquanta. Nel più breve tempo possibile. Cannoli, metà al cioccolato e metà alla ricotta. I cupcakes li lascio decidere a te…qui sopra hai tutto ciò che può servirti. Quando vuoi..inizia.

Prende il fazzoletto e lo sistema sulla testa, adesso i suoi capelli sono racchiusi dentro quel pezzo di stoffa blu notte che gli fa da piccolo cappello. Furba la ragazza!
Poi si avvicina al bancone e sceglie la sac-à-poche, afferra due dei sacchetti usa e getta.
Strana scelta per una prova.
Afferra la teglia con i cinquanta cannoli vuoti, pronti per essere riempiti e li adagia sul bancone, la ciotola con il cioccolato e quella con la ricotta lavorata.
-Il riempire la sac-à-poche è all’interno del conteggio del tempo o esterno?
-Esterno, non sono così sadico… - sghignazzo. Lei alza le spalle.
-Non si sa mai… ci sono alcuni pasticceri che richiedono una certa tecnica addirittura per spolverare lo zucchero che va caramellato. – lo so bene. E questo mi fa pensare che lei ha davvero fatto molte prove prima di venire qui da me.
-Riempi i sacchetti e poi farò partire il tempo quando inizierai con il primo… - chiarisco. Lei annuisce e poi inizia ad arrotolare il sacchetto trasparente. Lo tiene con l’indice e il pollice aperto e con l’altra mano afferra la ciotola della crema al cioccolato e aiutandosi con la spatola fa cadere quella delizia nel sacchetto tra le sue dita, senza farne cadere neppure un po’ e senza macchiare da nessuna parte. Con solo due mani tiene il sacchetto, la ciotola di metallo, e la spatolina. Appoggia il tutto, arrotola il nylon e lo ferma piegandolo sotto il peso della crema, poi prende l’altro sacchetto, ripete l’operazione, ma questa volta non lo tiene con due dita, bensì lo avvicina alla ciotola con la ricotta lavorata e inclinandola fa cadere il composto all’interno del sacchetto.
Immaginavo che mi chiedesse dove poteva trovare il porta sacchetti, per avere le mani libere e riempire dal sac-à-poche, invece ha fatto tutto da sola, con due mani. Già questo, mi lascia sorpreso. Rose si è appoggiata dall’altro lato della sala e osserva, con occhi vigili ogni più piccola mossa di questa ragazza, facendo in modo di non essere notata o di sembrare invadente.
-Puoi far partire il tempo… - Taglia la punta del sacchetto e con una velocità mai vista all’interno di questo laboratorio riempie tutti i cannoli alla ricotta da un lato e poi dall’altro senza staccarli dalla teglia. Ripete l’operazione con quelli al cioccolato e appoggia la sac-à-poche all’interno delle ciotole.
-Wow…passa ai cupcakes! – prende la teglia da sotto il piano, li avevo preparati quella mattina e sempre con dei sacchetti, e mai con la sac-à-poche di stoffa, prende a riempirli con le diverse creme colorate che aveva preparato Rose. Poi comincia a farcirli di tre tonalità diverse, con una velocità pazzesca. Appoggia i sacchetti, si sporge a prendere le decorazioni, fiorellini di pasta di zucchero, perline, rose, e chi più ne ha più ne metta, e decora ogni cupcakes senza lasciarne sguarnito neppure uno.
-Finito! – dice sorridendo. Le mani pulitissime, e non usa i guanti. Le maniche della giacca lievemente arrotolate, fino ai gomiti, per non toccare il dolce su cui sta lavorando. Prima non l’avevo notata, ma è semplicemente perfetta. Non ha una cosa fuori posto questa ragazza, ed ha una velocità invidiabile.
-Credo che possiamo farle fare la Cheesecake e la torta cioccolato e lampone… - mi suggerisce Rose dal fondo, probabilmente la ragazza piace anche a lei e vorrebbe lavorarci insieme –Domani potrebbe tornare per fare soufflé e decorazione con la pasta di zucchero. – o forse vuole solo metterla a suo agio oggi, per darle la mazzata domani. Rose alle volte non la capisco davvero.
-Avete una ricetta che devo seguire o…faccio io?
-Fai tu…Che gusto c’è a farti fare la nostra ricetta? E’ bello vedere se sei capace di fare dei dolci tu, senza seguire la nostra ricetta…
-D’accoordoo! – strascica la sua affermazione, forse ci crede strani. In effetti, avrei dovuto darle la ricetta vero?!
-Anzi no…segui la nostra! – tiro fuori il ricettario e glielo passo. Lei sfoglia veloce fino ad arrivare alla cheesecake e comincia a cercare gli ingredienti.
Scioglie il burro a bagnomaria, mentre pesta i biscotti, non usiamo il macchinario perché ci piace sentire qualche pezzo di biscotto intero quando affondiamo la forchetta. Lei si adatta con quello che trova, è la prima volta che mette piede in questa stanza eppure sembra che sappia esattamente dove cercare.
-Crema cotta o crema fredda? – mi dice ad un certo punto. Io guardo Rose che mi fa segno di farle fare quella fredda.
-Fredda. – annuisce mentre controlla il burro, poi prende una ciotola e ci versa dentro lo zucchero e il formaggio spalmabile, rompendolo con una frusta. I suoi movimenti sono decisi, ma nello stesso tempo molto dolci. Sono fermo di fianco a lei per guardare mentre si muove con gli strumenti. E’ bellissima ed è sexy averla nel laboratorio.
Quando si comincia a sentire l’odore del burro fuso butta all’interno del pentolino i biscotti con lo zucchero e mischia amalgamando il tutto, lo lascia in caldo a bagnomaria mentre prende la tortiera e ci passa un po’ di burro con le mani, soddisfatta versa i biscotti all’interno e li preme con le dita per comprimerli e livellarli. Contenta del risultato li mette nel frigorifero mentre riprende a fare la crema. Segue la ricetta passo, passo e quando la crema raggiunge la consistenza desiderata sorride estraendo i biscotti dal frigorifero e riempiendo la teglia di crema al formaggio, livella con la spatola e poi mette nel frigorifero.
-Cioccolato e lampone? – annuisco –Sempre con la vostra ricetta?
-Si… - la cerca nel ricettario e la legge un attimo prima di sospirare e annuire. Ha un procedimento lungo, ma è la torta che preferisco. Sciacqua le ciotole che ha utilizzato per la cheesecake e le asciuga, riutilizzandole per la nuova torta, sento Rose che ridacchia. Il laboratorio non è mai stato così silenzioso come oggi.
-Non si può…mettere un po’ di musica? – la guardo allibito. Musica? Mentre si lavora? Oh no…ci distrarremmo e basta.
-Veramente….uhm…no…preferirei di no. Mi distrae…
-Posso allora…ascoltare l’iPod? – mi volto verso la mia quasi cognata, che come me è stupita dalla domanda, ma annuisce.
-Ehm..si..fai pure. – prende l’iPod dalla tasca della giacca, mette le cuffiette, facendole passare dietro la schiena e subito sorride, poi si avvicina al lavandino ed estraendo una saponetta dall’altra tasca si lava le mani. Oh, non ha usato il nostro sapone. Si asciuga con un fazzolettino tirato fuori dalla sua tasca e torna al lavoro.

La osserviamo mentre crea il pan di spagna al cioccolato e lo inforna, mentre con due terzi dei lamponi crea la marmellata da stendere al centro, e poi scioglie una barretta di cioccolato bianco e la stende sulla piccola tavoletta di marmo. Sorrido, i miei fogli di cioccolata croccante.
Quando il pan di spagna è cotto, lo tira fuori dal forno, tutta concentrata a canticchiare e fischiettare, ignara che noi possiamo sentirla. Rose intanto si è avvicinata.
Taglia il bordo del pan di spagna, che non è tondo perfetto e la parte alta, per appiattirlo. E’ una gioia guardarla lavorare, le si forma una linea tra gli occhi quando è concentrata, come quando stende la marmellata sopra il foglio di cioccolata bianca che viene adagiato all’interno del pan di spagna tagliato a metà. Il resto della marmellata lo mette sopra e attende che si raffredda prima di versare la cioccolata fondente a ricoprire il tutto. Adagia i lamponi sopra, creando una spirale e scaglie di cioccolato bianco, la trasferisce nel porta torte e quando crediamo che abbia finito ci sorprende, ricordandosi della cheesecake nel frigo. La tira fuori e la guarnisce con le fragole e lo sciroppo di fragola che trova già pronto nel frigo, poi la appoggia vicino alla torta cioccolato e lamponi e ci sorride.

-Ecco, finito! – guardo l’orologio, sono passate quattro ore ed è quasi l’orario di chiusura. Non mi sono neppure reso conto del tempo che passava.
-Beh, direi che possiamo chiamare Alice e gli altri e fare assaggiare, tu che dici Edward?
-Si…assolutamente..
-Io…ecco andrei allora, Jake ha il mio numero, potete chiamarmi se volete un’altra prova o se avete bisogno di qualcosa o…ecco se per caso volete che lavori con voi. Se posso, tornerei a casa…
-Non resti per assaggiare il tuo lavoro?
-Ehm veramente..
-Hai fretta di tornare a casa? Qualcuno che ti aspetta per cena? – non so perché ma alla domanda di Rosalie mi sento percorso da un brivido e spero che la risposta sia negativa.
-No..ecco, no. Però…Beh, si, okay… rimango volentieri! – Rose le porge lo sgabello, mentre io prendo dalla dispensa alcuni piattini di carta. La mia quasi cognata ha pensato a porre nella cella frigorifera sia i cupcakes sia i cannoli già riempiti, domattina penseremo ad esporli.
-Allora Isabella, raccontami…dove hai lavorato fino ad ora? Hai una velocità pazzesca… - sento Rose che domanda, per fortuna c’è lei che tiene banco o non saprei come comportarmi.
-Ho lavorato a Port Angeles, mio padre è di Forks e in quel paesino c’è una sola pasticceria a conduzione familiare, talmente piccola che talvolta non si trovano neppure dolci più sofisticati rispetto a una torta al cioccolato. E nell’ultimo anno ho lavorato nel laboratorio di James Hunt, dall’altra parte di Seattle. Non ha una vera e propria pasticceria, lavora per il supermercato, per cui…si doveva essere veloci e con poca diversità. E soprattutto…nessun dolce su ordinazione, nessuna fantasia, nessun impiego delle tecniche di pasta di zucchero o crema al burro o altro…un vero dispiacere. – dice con la voce depressa.
-Come mai ti sei licenziata? – torno in quel momento, con delle bibite, i piattini, le forchettine e dei bicchieri. Come faccio a portarli è un mistero pure per me. Lei arrossisce.
-Ecco…io…James ha tentato più volte di…uscire con me, e il lavoro diventava imbarazzante, agitato, teso…non c’erano più le condizioni per una collaborazione priva di secondi fini da parte sua e serena da parte mia. Tutto qui. Ho preferito andarmene..
-Hai fatto bene. L’ambiente di lavoro deve essere estraneo alle situazioni di coppia.. – scoppio a ridere.
-Proprio tu lo dici Rose? Lavori con Emmett, e Alice con Jasper! – mia cognata ridacchia e fa l’occhiolino a Isabella.
-In effetti…Io pulisco in giro, voi prendetevi una pausa, Edward sta qui dentro da stamattina alle sei… - ora è il mio turno di arrossire, anche se è la verità.
-Wow…sei uno stacanovista?
-Amo il mio lavoro e amo occuparmene quando qui dentro non c’è nessuno. Solo con Rose riesco ad avere i miei spazi e la mia tranquillità perché lei non chiacchiera e se ne sta sulle sue…ma quando c’è Jacob o anche Emmett, qui dentro è la fine del mondo! – ridacchia e mai suono mi è sembrato più bello di questo.
-Perché allora cercate qualcun altro?!
-Perché Emmett e Jacob andranno fuori a fare le consegne, grazie alla magnifica idea di mia sorella – lancio un’occhiataccia verso la porta che divide dal locale di vendita –E qui restiamo solo io e Rose, impossibile mandare avanti tutto quanto.
-Capisco…E, vi fidate ad inserire nello staff qualcuno che non fa parte della famiglia? – tiene le mani appoggiate alle gambe, indossa un pantalone abbinato alla casacca bianca, solo che questo è blu notte, come la bandana.
-Jacob è un amico, non fa parte della famiglia come intendi tu, ma fa parte di questa famiglia che è la Little Sweets…Ti piacerebbe lavorare per noi? – Devo ancora assaggiare le sue due creazioni, ma ho guardato come ha lavorato e non ha sbagliato nulla, ha dovuto leggere una sola volta la ricetta per ricordarla ed è riuscita a fare tutto in quattro ore, nonostante fosse la prima volta che metteva piede qui dentro, nonostante non sapesse come cucinava il forno eccetera. E’ stata brava e adeguata alla sfida.
-Posso, lavarmi le mani? – annuisco e lei si porta al lavandino, dove Rose sta sciacquando alcune spatole, tira fuori di nuovo la saponetta e per fortuna ci pensa mia cognata a porgerle la domanda che mi tormenta.
-Come mai usi la saponetta?
-Oh…è…è un sapone particolare che fa mia nonna in Italia, è a base di olio di oliva…
-Sei italiana?
-Di origine si…
-Ecco perché sei in grado di riempire i cannoli con quella maestria! – lei ridacchia.
-Ammetto di aver aiutato mio nonno nella sua pasticceria quando andavo d’estate! Colpevole! – Rose si trova bene con lei, si è subito sbloccata e chiacchierano insieme.
-Allora spiegami del sapone…
-Oh, magari può far schifo a primo impatto ma…beh, hai presente l’olio d’oliva appena fatto? Crea dei depositi, con quelli si possono fare molte cose, mia nonna crea delle saponette che poi dona alle sue vicine. Loro le usano grezze per lavare i panni, sbianca che è una meraviglia! Per me invece ne crea alcune con olio d’oliva, mandorle e profumo di rosa…annusa! – glielo porge e Rose sorride annuendo. –Pulisce le mani meglio di un sapone qualunque ed è meno aggressivo. Lavorando in cucina così tante ore non voglio avere le mani secche o rovinate per colpa dei prodotti industriali… vuoi provarlo? Ti lascio la mia, a casa ne ho ancora… - gliela porge e Rose la ringrazia sorridendo.
-E’ un bel pensiero, grazie…la proverò di sicuro. –Ecco spiegato il motivo delle sue mani morbide. Ecco spiegato il motivo della sua velocità con i cannoli. E’ una ragazza fenomenale.

-Allora! Chiuso il negozio…Jake e i ragazzi sono qui fra dieci minuti. Voi avete finito?
-Certo…Rose sta sistemando…Isabella ha terminato la sua prova, per oggi e volevamo assaggiare…che ne pensi? Ti unisci a noi? – conosco bene la golosità di mia sorella, per cui è molto semplice convincerla, basta spostarmi un pochetto per mostrarle cosa c’è da assaggiare e gli occhi le si illuminano.
-Oh! Certamente! Ne porto una fetta anche a Jasper, così magari si riprende prima! Allora Bella, come ti sei trovata in questo….caos?!
-Ehi! Qui dentro non c’è caos!
-Come no! Come se non vi conoscessi! Ma non stavo parlando con te…allora Bella?! – si avvicina a Alice sorridendo.
-E’ una cucina molto grande e attrezzata. Tutte le cose sono a portata di mano, come se apparissero quando ne ho più bisogno. E non è un caos, davvero. E’ tutto pulito, ordinato, classificato…E’ un piacere lavorarci!
-Glielo dirai a tuo zio?! – eh? Di che parlano?
-Solo se vengo assunta! – sghignazzano.
-Oh…ti invidierà fino alla morte allora!
-Potete renderci partecipi delle vostre risate?
-Che fratello impiccione!
-Che sorella rompi scatole! – la rimbecco e lei mi fa la linguaccia. E’ sempre così. Non importa che sia la più piccola di casa, ha sempre l’ultima parola su tutto.
-Te lo spiego io! Il fratello di mio padre ha seguito le orme di mio nonno, occupandosi della pasticceria di famiglia, in Italia…volevano che andassi da loro, ma separarmi dalla mia famiglia non è una cosa possibile per me. Così…abbiamo scommesso che sarei riuscita ad essere assunta da una delle pasticcerie più rinomate qui nei dintorni. Non pensavo alla vostra in realtà, ipotizzavo di spostarmi parecchio, dopo la disavventura con James, ma…Jake mi ha parlato di questo posto e beh…ecco tutto.
-Credo di non capire…
-Che fratello tardo!
-Che sorella rompi scatole!
-Che fratello privo di fantasia!
-Che sorella rompi scatole! – le risate che si levano nella stanza contagiano anche me.
-Io e mio zio siamo abbastanza competitivi, e mi voleva nella pasticceria perché ama i miei bocconcini di fondente e menta, dice che come li faccio io non li fa nessuno! – sorride e i suoi occhi si illuminano di qualcosa, brillano proprio. E’ una gioia osservarli. –La pasticceria di famiglia è una delle più famose della mia regione, ha vinto campionati nazionali di specialità e sono tutti orgogliosi in famiglia. Ma non mi piace vivere in Italia, preferisco stare qui. La mia famiglia sarebbe disposta a seguirmi, se dovessi spostarmi tanto, pensavamo di andare a Los Angeles per le vacanze e guardarmi un po’ in giro…mio zio ha detto che non sarei riuscita ad ottenere un posto prestigioso…una sfida che ho accettato. Ecco tutto.
-Quindi…se ti assumiamo vinci la sfida?
-Esattamente…infondo siete la pasticceria più grande di tutta Seattle, il vostro nome arriva fino a Forks. – stringe le spalle, con le mani in tasca.
La porta si apre, rivelando gli schiamazzi di quei tre orsi che ritornano dalle consegne.
-Ah, siete tutti qui! Ehi Bella! – Jacob le corre incontro e l’abbraccia stretta. Di nuovo quella sensazione allo stomaco. Ma che diavolo!
-Jake! Che bello rivederti…!
-Ti hanno trattato bene o ti hanno torturata?!
-Jake, ricordati di chi è il capo qui dentro! – ringhio, ma ovviamente scherzo. Forse!
-Ahhh! Come sei suscettibile oggi! Allora…che ti hanno fatto fare?
-Guarda che siamo qui! – dice Rose, avvicinandosi e afferrando il coltello per assaggiare i dolci. –Comunque una semplice cheesecake e una torta cioccolato e lamponi. E poi Ed si è divertito con la gara di velocità! Sapevi che Bella riempiva i cannoli con una maestria unica?!
-Oh si! Dammi il five bambina! – sorrido meccanicamente, anche se lo stomaco si contrae sempre di più. – Si lo sapevo Rose…è stata lei ad insegnarmi! – Alice lo guarda stupito ed io anche.
-Ma da quando vi conoscete voi due?
-Beh…da tanto tempo. Jake è di Forks, La Push precisamente. Ma…si è trasferito a Seattle per frequentare una delle migliori scuole di cucina. Poi però ha lavorato a Port Angeles, ancora non capisco il motivo…
-Davvero sei di Forks? Non lo sapevo! – dice Alice.
-Si, mio padre e il padre di Bella andavano hanno fatto il liceo assieme. Lo zio di Charlie abitava alla riserva, era il vicino di casa di mio padre. Quando a Charlie, dopo una vacanza, è venuta la pazza idea di restare con lo zio, sua madre non ha potuto opporsi talmente sbatteva i piedi. Così alla fine è rimasto qui, è cresciuto con mio padre ed è così che io e Bella ci conosciamo. – Devio lo sguardo all’operazione di Rose, sta tagliando i dolci in fette uguali, e poi le ripone nei piattini, mi sporgo per aiutarla, in modo che la mia attenzione sia concentrata in altro e non in quella morsa che mi stringe lo stomaco. Alice aiuta a passare i piattini, mentre Jacob e Bella si sono seduti, di fianco a Garrett e Taylor.
-Noi ci siamo già visti da qualche parte vero? – chiede quest’ultimo alla ragazza mora.
-Forse…uhm…fammici pensare! – sento le mani che fregano sulla stoffa dei pantaloni. Dio quanto vorrei essere da solo con lei adesso, per poter parlare di quello che mi va, assaggiare i suoi dolci e magari crearne uno insieme. E invece no, sto assieme a tutta sta gente e vorrei davvero si eclissassero, ora! –Oh si! Ora ricordo! Mesi fa eri di aiuto al furgone che ha fatto il trasloco, vero?!
-Si, è vero! – sghignazzano! –Stavi impazzendo perché a Liam, l’altro ragazzo, è caduta la scatola con i tuoi strumenti e stavi quasi svenendo.
-Beh…sono affezionata ai miei strumenti di lavoro, non voglio separarmene e se si rompono ne morirei! – ridacchiano divertiti e quando ognuno di noi ha il piatto in mano sono costretto a voltarmi e a dire qualcosa.
-Bene…assaggiamo! – il massimo che riesco proprio!
Tutti iniziano dalla torta ai lamponi e cioccolato, io invece dalla cheesecake alle fragole. Bella non assaggia e tiene il piatto tra le mani rigirando la forchetta.
-E’ ottima!
-Si davvero molto buona! – i complimenti si espandono per la stanza, mentre io e Rose invece assaporiamo meglio. Il gusto del formaggio è appena percepibile, e si sente invece la vaniglia, al consistenza è perfetta. Non è troppo compatta, né troppo molliccia. Si sciolgono in bocca anche i biscotti sotto.
-Allora per questa decido io, dato che è il mio dolce preferito….all’altra darà il voto Edward, dato che è la sua pupilla! – arrossisco, non volevo che si sapesse. Non ho mai detto esplicitamente quale fosse il mio dolce preferito, perché alla fine, non ne ho uno davvero. Amo però cioccolato e lamponi, ne mangerei ogni giorno, senza potermi mai stufare. E forse….è per questo che Rose la decreta come mia preferita. Ha ragione? Non lo so. Forse si. –E’ molto buona. Non si sente il formaggio, né il limone, si sente invece la vaniglia e quel cucchiaio di yogurt alla fragola che è una chicca della ricetta. Consistenza ottima e…biscotto perfetto. Decisamente migliore di quella di Edward! – allargo gli occhi stupito.
-Ma dai, davvero?! – cerco di sembrare contrariato, ma la verità è che ha ragione. Ha un qualcosa di…meraviglioso.
-Si ha ragione Rose, è meglio della tua!
-Anche tu, sorella, contro di me? – sghignazzano nella sala e noto che tutti hanno terminato il loro piatto. Hanno mangiato cioccolato e lamponi senza dare un giudizio. Mi pento di averla lasciata per ultima, forse non è buona ed ora mi rovinerà il sapore dolce che ho in bocca grazie al primo dessert.
Prima di assaggiare l’ultima fetta del mio piatto, noto che Bella ha appoggiato il suo nel ripiano dietro, ancora completamente pieno. Mi chiedo come mai non assaggia.
Osservo Rose che ha chiuso gli occhi masticando e la ammiro quando li apre e mi guarda sorridendo. Ama anche questo.
Oh quante storie per un dolce!
Prendo una forchettata e la porto alla bocca. Il croccante del cioccolato bianco è la prima cosa che i miei denti sentono, il suono dello scricchiolare mi fa sorridere. Ma poi un mix di sapori inonda la mia bocca e le sinapsi si spengono, completamente atterrite da quella dolcezza e dalla delicatezza della torta. Il pan di spagna al cioccolato è delicato e per niente stopposo, è morbido e ben umido, anche se non ha messo la bagna al rum, la marmellata di lamponi è fresca e non troppo dolce, come piace a me e la copertura si è indurita ed è croccante, come il foglio di cioccolato bianco al centro. E’ perfetta. Finisco la mia fetta sorridendo, non so se il sorriso arriva anche agli altri, o rimane tra me e me, ma so che è spettacolare. Si avvicina al mio in maniera indecorosa, è davvero bravissima.
-Eh dai Eddy…dicci qualcosa!
Il momento di contemplazione si spezza al suono della voce di mia sorella.
-Sorella rompi scatole! Impara a fare silenzio! – le dico contrariato. Era un momento mistico cavoli! Non so cosa dire, potrei spiegarle quello che provo, ma non credo ne sarebbe contenta, non davanti a tutte queste persone. Mi ha fatto venire in mente la prima volta che ho fatto questo dolce, le sensazioni che ne sono derivate, la felicità negli occhi di mia madre assaggiandolo, il piacere dei sensi quando ne ho preso una forchettata. Cucino questo quando voglio coccolarmi. Già…perché non ho nessuno a casa che mi coccoli. Vivo da solo da un paio d’anni e ne sono davvero contento, ho i miei spazi, la mia indipendenza e comunque vivo nella stessa città dei miei genitori. Solo che alcune volte, tornato a casa dal lavoro mi sento solo. Vorrei avere qualcuno che si sieda con me a condividere la cena, che passi il tempo prima di andare a dormire raccontandomi la sua giornata di lavoro, che mi completi. Ho voglia di innamorarmi, di sentirmi geloso, di sentirmi felice, di sentirmi importante. Ho voglia di avere dei bambini a cui fare la torta al cioccolato, lasciandoli sporcare tutti con la glassa, ho voglia di insegnare a mia figlia come si decora una torta con la sac-à-poche. Ho voglia di diventare grande, sul serio. E questa cavolo di torta che solitamente riesce a farmi sentire bene, riesce a colmare il vuoto di una donna al mio fianco la sera, oggi invece mi fa provare sensazioni tutte contrarie. Mi fa sentire solo, vuoto, mi ricorda che stasera non potrò raccontare a nessuno questa cosa, che non potrò condividere la cena con la mia donna. Scuoto la testa appoggiando il piattino sul ripiano. Devo andarmene, prima di mostrarmi debole agli occhi di mia sorella e di mia cognata, hanno un radar per le mie emozioni negative. Devo andarmene. –La torta…la torta è perfetta. Per me puoi tornare domattina alle otto. Rose ti farà fare delle prove con la pasta di zucchero e il cioccolato plastico. Ora vado, scusate se vi lascio sistemare… - solitamente resto fino a tardi, invento nuovi dolci da vendere, da perfezionare, da insegnare a Rose o Emmett o Jacob. Solitamente resto a pulire, perché amo riposarmi qui dentro prima di tornare a casa, tanto non avrei nessuno con cui condividere la mia giornata. Di solito mando a casa tutti, perché Rose ed Alice hanno qualcuno con cui cenare, con cui passare la serata. Stasera invece voglio andarmene per bermi una birra davanti al televisore, guardando qualcosa di stupido e sentendomi avvilito per la mia solitudine.
-Ehi Edward…è successo qualcosa? – Alice mi segue. Che ho detto prima? Radar per le emozioni negative!
-No, solo…ho mal di testa e sono stanco, forse sto prendendo l’influenza, vi dispiace sistemare?
-No figurati ma…sicuro che sia solo influenza? Perché…non te ne sei mai andato prima di noi.
-Si lo so scusa Al, ma davvero…non mi sento bene.
-Okay, ti chiamo più tardi allora…per sapere come ti senti. Fatti qualcosa di caldo e buttati sotto la doccia…Ciao Ed, buonanotte! – alzo la mano salutando i presenti e mi chiudo nello spogliatoio per cambiarmi in fretta.

Arrivo a casa quaranta minuti più tardi. Mi sono fermato al market per comprare birra e pizza surgelata, potevo chiamare la pizzeria con la consegna a domicilio in fondo alla strada, ma una volta tornato a casa non mi va davvero di incontrare nessuno. Non perdo tempo a cercare parcheggio sotto il palazzo, oggi era una magnifica giornata, stranamente, e me la sono fatta a piedi fino in pasticceria. Salgo in ascensore e accendo il forno, prima ancora di cambiarmi. Poi tolgo gli abiti e mi infilo la vecchia tuta che uso quando sono a casa. Farò la doccia prima di andare a dormire, così lavo via i brutti pensieri. Mi scaldo la pizza mentre apro la birra e accendo anche la tv, odio guardare programmi a cavolo, ho sempre preferito leggere un libro o ascoltare un cd, o un bel film. Ma stasera mi deprimerei di più, quindi evito.
Mi sistemo sul divano, il piatto con la pizza in grembo e la birra nella mano sinistra, il telecomando fermo accanto a me e un film demenzialmente comico che cerca di strapparmi qualche risata, non riuscendoci. Mi sento dannatamente solo.
Finisco la pizza lentamente, tanto che le ultime fette sono addirittura fredde e fanno schifo, spengo la tv e lascio il piatto nel lavabo, lo laverò domattina con le cose della colazione. Mi infilo sotto la doccia, cercando di far sparire la sensazione di solitudine e amarezza che mi si è intrisa dentro. Tutto per colpa di una dannatissima torta.
Credo che diventerà il dolce che odio.
Mi stendo nel letto e non prendo sonno fino alle due del mattino. Sarà una giornata lunga e faticosa. E il volto di un angelo castano si affaccia nella mia mente. Si…faticosissimo.

Arrivo in laboratorio che sono le sette, ancora non c’è nessuno, come al solito. Ringrazio le celle frigorifero industriali che abbiamo, permettono di mantenere i dolci dal giorno precedente e assicurano a me un po’ di solitudine, prima che Rose, Alice e tutti gli altri invadano il mio paradiso personale. Da oggi in più avremo anche Isabella. Una nuova pedina che si aggiunge a questa grande famiglia. Sbuffo, mentre afferro il recipiente e rompo le uova all’interno grazie a una frusta, aggiungo lo zucchero e sbattendo forte creo una sorta di crema liscia ed omogenea. Stasera siamo a cena da mamma e papà e come al solito faccio un dolce da portare, è una tradizione che dura anni ormai, Emmett si occupa del vino, Alice degli antipasti. Conoscendoli faranno tutto all’ultimo secondo, mentre io stasera ho voglia di pulire questo posto da solo, senza che nessuno mi sia tra i piedi. Le sensazioni di ieri sono ben radicate in me, e so bene che oggi apparirò scontroso e burbero, per questo mi diletto nel dolce adesso, cercando di scaricare la tensione, per sembrare meno frustrato.
-Ehi Edward…sei già nel tuo mondo?! – ovviamente però questa mattina non va tutto secondo la tradizione e Rose entra dalla porta troppo presto.
-Sto preparando il dolce per stasera, poi confeziono la torta per la signora McLaine e farcisco alcune torte per la vendita…Tu oggi ti occuperai di Isabella, d’accordo?
-Mamma mia! Che ti succede? Hai dormito con la testa a penzoloni?! – che avevo detto? Burbero e antipatico. –Ieri sera te ne sei andato e sembravi turbato, sapevo di trovarti qui stamattina…sono arrivata prima per cercare di capire che succede…
-Non succede nulla Rose, solo…forse mi sto ammalando, tutto qui!
-Si certo…prova a convincere tua sorella. Ha passato un’ora al telefono con Emmett ieri sera, vogliono farti il terzo grado a cena! Mi dici cos’hai così possiamo trovare una scusa plausibile?! – lascio andare la frusta, in mezzora sono riuscito solo a sbattere uova e zucchero, non sono più in grado neppure di lavorare. Sbuffo sonoramente.
-C’è che…mi sento solo. Tutti hanno qualcuno con cui condividere la cena, un film in tv, una serata dopo il lavoro. Io invece no. E non solo…la mia torta preferita è stata riprodotta egregiamente da una ragazzina che ha molta meno esperienza di me, che l’ha fatta per la prima volta, e che mi ha ricordato che solitamente la cucino quando mi sento solo a casa, per risollevarmi il morale. Ecco cos’ho Rose…tutto qui! Non c’è nessuna soluzione ed è abbastanza umiliante. Vorrei evitare di parlarne per favore… - riprendo la frusta ed aggiungo la farina e l’amido di mais mescolando dolcemente ma con colpi sicuri.
-Edward…sei un uomo fantastico, troverai qualcuna adatta a te, devi solo…guardarti più attorno. Te ne stai sempre rinchiuso qui da…da quando tu e Tanya vi siete lasciati. – quel nome è bandito dalla mia vita, lo sanno tutti. Eppure lei è l’unica che non ha paura di utilizzarlo.
-Rose, per favore… - ringhio, mentre aggiungo il lievito per dolci. –Non parlare di lei.
-Solo perché le cose tra voi sono finite male, non devi precluderti la possibilità di incontrare qualcun’altra…esci qualche sera insieme a Jacob magari, andate a bervi una birra, incontrate gente…vedrai che non ci sono solo troie al mondo, qualche ragazza seria esiste!
-Basta! Basta davvero Rose…sapevo di non dover aprire bocca! Lascia perdere per favore e mettiti a lavorare… - aggiungo il burro fuso e il cacao continuando a mescolare.
-Buongiorno a tutti! – Alice entra a salutare, seguita da Jacob e da Isabella. Oggi indossa già la bandana in testa. Rispondo con un grugnito, non me la sento di dire di più. Che giornata infinitamente di merda.
-Wow! Un grugnito! Ti sei alzato con un piede nella ciotola del cane Ed?
-Non ho un cane! – ringhio contro Jacob che ora se la ride.
-Lasciatelo stare! Stamattina gli girano!
-ROSE! – ora urlo. –Mettiti a lavorare o andrai a fare compagnia a Emmett!
-Fratello, calmati! Non ti riconosco neppure…non ti vedo così da…
-Tanya! – sghignazza la mia quasi cognata. Per fortuna Jacob e Isabella hanno la buona decenza di starsene zitti.
-Vogliamo fare gli psicologi o vendere dolci?! – sbotto lasciando la frusta che affonda nell’impasto.
-Va bene…me ne vado di là…cerca di non licenziare tutti oggi! Ti ricordo che abbiamo troppi ordini per il week end! Buon lavoro! – prende dei vassoi dal frigorifero, di dolci già pronti, per rifocillare quelli vuoti nell’espositore. Sbuffo riprendendo la frusta e pulendola, aggiungo il cocco rapè e qualche pezzo di cioccolato fondente, un pizzico di sale e poi verso l’impasto nella tortiera. Quando il forno raggiunge la temperatura la inforno e pulisco il disastro che ho fatto.
-Sai Edward…si potrebbe lavorare con la musica in sottofondo, dovremmo avere una radio qui da qualche parte…è stimolante! – ignoro ciò che dice Jacob e prendo la teglia che avevo conservato ieri con i pan di spagna. In una ciotola comincio a preparare la crema alla nocciola. Ma siccome sono incazzato, faccio rumore, qualsiasi movimento faccio. Anche rompere delle semplici uova diventa frustrante.
-Santo cielo Edward piantala! – urla Rose. –Stai distraendo Bella! E sei irritante! – mi volto lanciandole un’occhiataccia.
-Rose, vuoi finire questa giornata a cercare un vino per la cena di stasera o qui a lavorare?
-Quando fai lo stronzo dispotico non ti sopporto! Smettila di fare tutto sto casino!
-Se non è in grado di lavorare con il rumore può andarsene! Non è un ambiente in cui si lavora con il silenzio questo! – volto le spalle alle due ragazze e torno a fare quello che stavo facendo. Si ma cosa? Ah già…la crema alla nocciola.
-Lascialo perdere…oggi ha la giornata no! Continua pure, stai facendo un ottimo lavoro.. – mi sento stringere lo stomaco, dannazione dovrei seguirla io, invece mi sono completamente rincretinito.
Lascio raffreddare la crema alla nocciola e nel frattempo faccio quella al limone e quella alle fragole contemporaneamente, è più o meno lo stesso lavoro per cui faccio un pentolino grande che poi dividerò in due ciotole. Sto guarnendo i pan di spagna con la crema nocciola quando entra Alice e passa gli ordini della mattina e mi accorgo che magicamente sono le undici.
-Wow Bella, è fantastica! E’ la torta per il compleanno della piccola Marie?
-Si…bella vero? Ha fatto tutto da sola…ed ha detto che non lavora spesso con la pasta di zucchero! – la voce orgogliosa di Rose mi fa voltare e sul porta torte c’è una bellissima creazione con roselline bianche e lo sfondo rosa, degli orsacchiotti e palloncini. E’ davvero bella.
-Brava, davvero! Beh allora dato che è terminata potete occuparvi voi di questi? Sono finiti i cupcakes al pistacchio, le crostatine di fragola, le mini all’ananas e i biscotti secchi! – continuo a dedicarmi alla torta, cercando di estraniarmi da quello che succede attorno. –Poi prenoto al ristorante….Jake tu cosa vuoi?
-Oh..oggi mi dedico ai ravioli ai funghi, i preferiti di Bella! – li sento sghignazzare.
-Oh quindi, per te Bella vanno bene quelli?
-Si… - la sua voce. La sento per la prima volta oggi, prima deve aver parlato basso perché non l’avevo udita. O forse ero completamente immerso nel mio mondo parallelo.
-Rose, insalata con noci e feta?
-Si grazie… - continuano comunque a lavorare. Alice se ne sta andando senza chiedermi nulla del mio pranzo.
-Ehi…io non mangio? – dico senza staccare gli occhi dalle mie torte.
-Oh…avevo pensato che fossi già pieno di rabbia e stupidaggine per mangiare, ma se li hai digeriti posso ordinarti qualcosa si, cosa vorresti? – ringhio e la immagino che sorride, mentre gli altri presenti nella sala ridacchiano.
-Qualsiasi cosa.
-Bene! Buon lavoro..
-Voi non tornate a casa per pranzo? Lavorate tutto il giorno?
-Si signorina…qui si lavora dalla mattina alle otto fino alle sette! Se hai qualcosa in contrario…quella è la porta!
-Oh… no io…ecco…
-Bella non ti preoccupare! Lascialo perdere, te l’ho detto! – sento Jake di fianco e si abbassa per sussurrarmi qualcosa.
-Se non ti piace Bella non trattarla come una merda, piuttosto lasciala a casa e stop, non si merita la tua cattiveria. – lo guardo mentre si allontana e torna a dare attenzione a quello che faceva prima, presumo siano i biscotti.

Termino anche l’ultimo pan di spagna con la glassa al limone sopra e un foglio di gelatina, fettina di limone caramellato attorno al bordo e sospiro. E’ l’una e mezza.
Ho finito le torte da portare fuori, la torta per la cena ed ho anche pulito tutti gli strumenti. Ora arriva il pranzo, per cui ci fermiamo e tiriamo fuori gli sgabelli.
-Allora… - entra Alice con due buste piene –Qui avete la vostra roba…io pranzerò di là. Ah..ha chiamato Jasper, ha detto che stasera pensa lui agli antipasti, perché ha detto mamma che dobbiamo essere da lei per le sette e mezza, abbiamo ospiti stasera! – sbuffo, odio queste sorprese.
-Cosa hai ordinato per me?
-Oh…Beh ci dovrebbe essere lingue tra i denti, buon senso e valeriana, sai per darti una calmata! – ridacchiano tutti divertiti mentre esce con il suo contenitore.
-Davvero divertente! – grido per farmi sentire.
-Credo che questo sia tuo… - Isabella mi passa un contenitore semiaperto dove c’è una porzione di lasagne. Il mio piatto preferito. Sorrido e grido verso Alice, che può sentirmi.
-Grazie! – lei si affaccia e mi fa l’occhiolino.
-Calmati o racconto tutto alla mamma! – sbarro gli occhi e scuoto la testa mentre Rose ridacchia.
-Allora…questi tre hanno la cena di famiglia stasera, che ne dici se io e te invece festeggiamo la tua assunzione – mi guarda di traverso Jake –Con una lasagna e un bel bicchiere di vino?! – Isabella arrossisce e scuote la testa.
-Jake, lo sai…niente lasagne per me…se vuoi però posso prepararti degli spaghetti con il pesto! Ho del basilico fresco e passo a prendere i pinoli prima di tornare a casa, che dici?
-Oh…mi ero dimenticato! Si certamente…vanno benissimo gli spaghetti! Al vino ci penso io! – lo stomaco si attorcigli ancora e ancora ed è una sensazione che non riesco a scacciare, mentre rovino tutta la porzione di lasagna con la forchetta.
-Ehi…tutto okay? – mi sussurra Rose senza farsi sentire dagli altri ed io sospiro scuotendo la testa. Forse capisce, forse no, non lo so…sta di fatto che la morsa allo stomaco non se ne va, mentre Jake e Bella continuano a chiacchierare tra di loro.
-Ci mangiamo un cannolo alla ricotta di quelli che ha farcito ieri Bella? – se ne esce all’improvviso Jake sorrido, annuendo e li vado a prendere dal frigorifero. Ne porto quattro in un piattino e quando lo passo a Isabella lei scuote la testa.
-No grazie…
-Oh…c’è qualcosa che ti andrebbe? Abbiamo delle crostatine ai frutti di bosco meravigliose, le ha fatte Edward ieri mattina! – propone Rose. –Sono più leggeri di un cannolo, se ci tieni alla linea.
-No…Bella non può…Ahi! Ma sei scema?! – evidentemente deve avergli tirato un calcio. Sghignazzo alla faccia dolorante di Jacob. –Devi dirglielo o non ti lasceranno in pace, ma fai come credi! – getta il contenitore nell’immondizia e torna a dare attenzione ai biscotti.
-Dirci cosa?
-Non posso mangiare latticini. Sono intollerante al lattosio… - arrossisce mentre lo dice. Ecco perché ieri non ha assaggiato i suoi dolci, perché contenevano tutti latte o burro o formaggio.
-Cavoli, e fai la pasticcera?! – porta le mani sul grembo e ci scommetto che se le sta torturando.
-Ehm..si. So che è una cosa passeggera comunque, spero che passi in fretta…da piccola non ne soffrivo e mi manca davvero tanto mangiare qualsiasi cosa!
-Quindi..niente dolci? – lei scuote la testa. Sembra che io la intimorisca.
-Niente lasagne, niente formaggi, niente cose acquistate…insomma devo fare tutto io oppure essere sicura che non ci siano ingredienti sconvenienti!
-Cavoli…ma come fai a lavorare e non assaggiare?!
-Mio padre e mia madre assaggiano ogni creazione nuova che invento! – sorride portandosi un dito a grattarsi il naso. E’ così tenera.
-E’ per questo che ieri non hai mangiato nessun dolce… - dico, a bassa voce e lei annuisce, anche se la mia non era una domanda. Diventa ancora più rossa e abbassa la testa. E’ così dolce.
-Dai torniamo al lavoro!

Il resto della giornata passa tranquillamente, è sempre Rose ad occuparsi di Isabella, lavorano insieme, lavorano bene e ogni tanto sento qualche risata. Jacob è uscito con gli ordini insieme a Garrett e a Taylor. Io mi sono occupato del resto degli ordini e della preparazione della pasta di zucchero per domani.
Quando Alice entra nel laboratorio battendo le mani mi spavento.
-Ragazzi, ho una notizia fenomenale!
-Sentiamola… - dico mentre sistemo le uova nel frigorifero.
-Abbiamo una prenotazione per un banchetto di matrimonio! Gli sposi vogliono la torta, i pasticcini e tutti piccoli dessert che saranno posizionati a buffet! Guadagneremo un sacco di soldi! – gridacchia!
-Alice, è magnifico! Anche se lavoreremo come degli scemi, ci hai pensato?!
-Oh dai, domani Emmett torna e tutto questo serve per il mese prossimo…la prossima settimana verranno gli sposi a darvi un disegno per la torta.
-Oh…e chi sono? Qualcuno di importante?! – chiede Rose elettrizzata. Si lanciano un’occhiata, che io percepisco appena.
-Tanya e Christopher Denali… - Di nuovo quel nome! Di nuovo lei.
-Denali, quello dei centri commerciali Denali?! E’ ricchissimo! – sputa fuori Isabella, mentre a me cascano di mano le ciotole in metallo facendo un casino dovuto anche al rimbombo nel silenzio della stanza.
Non riesco a muovermi e lei si avvicina per raccogliere tutto.
-Si esattamente lui! Devo dire che si è ripresa bene dalla vostra rottura eh! Adesso addirittura si sposa! Non era pronta per te due anni fa, ma è pronta per lui adesso….e ci credo! Con tutti quei soldi!
-Alice! – sbotta Rose.
-Che c’è? Sono passati due anni Edward, devi andare avanti…
-Basta! Non parlatene più! Quando torneranno dirai loro che siamo troppo occupati e che non possiamo assolutamente soddisfare le loro richieste.
-Ma perderemo un sacco di soldi!
-Non mi interessa…non voglio vederla, non voglio averci a che fare!
-Ed…
-Ed niente! Alice…dovevi mandarla via! Punto! Andate via, qui pulisco io! Di alla mamma che farò un po’ tardi! – Rosalie spinge fuori Alice, in modo che non faccia altri guai. Jacob sa che finito il giro delle consegne può andare a casa, raccolgo le cose da lavare e le metto nel lavello, e mentre mi giro per guardare se c’è altro sparso per i banconi vedo Isabella intenta a sistemare dove lei e Rose stavano lavorando prima, in una mano tiene una frusta, una spatola e delle formine, nell’altra uno straccio per gettare a terra lo sporco. –Isabella, puoi andare a casa anche tu, davvero…non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, sono abituato a fare da solo!
-Si, lo so bene…Rose mi ha raccontato molte cose di te. Tra ieri ed oggi…ma voglio aiutarti così finirai prima e andrai a cena con la tua famiglia.
-Davvero non c’è bisogno che resti..
-Ed io insisto! E poi pulire mi rilassa dopo una giornata faticosa… -proprio come me!
-Allora…grazie.. – comincio a passare le cose sotto l’acqua e a caricare la lavastoviglie con gli oggetti che so non si rovinano. Poi lavo gli altri a mano.
-Così…Tanya è la tua ex? L’ho vista su qualche giornaletto ultimamente, si parlava delle sue nozze…
-Argomento non trattabile… - mormoro.
-Da quello che ha detto tua sorella è passato parecchio tempo. Stai ancora a pensarci? Perché?
-Argomento non trattabile… - dico ancora, stavolta con la voce più alta, in modo che mi senta.
-Okay…allora posso sapere perché ieri sei andato via in quel modo? Rose mi ha spiegato nei minimi dettagli la Cheesecake, tu invece ti sei limitato a un commentino e via…mi hanno detto che sei meglio di così. – sbuffo e continuo a lavare i piatti. In questo momento vorrei davvero lavorare per un ristorante e non nel mio locale, magari eviterei di stare con lei che mi fa domande. Anche se la sua compagnia è deliziosa.
-Non mi sentivo bene, tutto qui.
-Si…certo…va bene! – sento lo spruzzino che funziona, quindi sta pulendo i tavoli. Mi chiedo come faccia a trovare tutto il primo giorno. Passiamo il resto del tempo in silenzio, quando prendo la scopa per pulire il pavimento lei è già pronta con il secchio e lo straccio.
Non so perché sono agitato e maleducato con lei, non so neppure perché non riesco a fare conversazione normale. Mi sento davvero frustrato al momento.
-Bene…abbiamo finito! – tolgo la giacca e il pantalone bianco, da dietro il separé e indosso jeans e maglioncino. Prendo la scatola con la torta da portare a mia madre e noto che sono le otto meno dieci. Arriverò mostruosamente in ritardo. –Sei pronta?
-Si…un secondo, lego le scarpe. – ha già il cappottino addosso, anche se fuori non fa così tanto freddo. Un paio di converse, un jeans e i capelli sciolti. E’ così bella.
-Non avevo visto i tuoi capelli sciolti prima…sono…molto lunghi! – che razza di complimento idiota è?!
-G..grazie! Dici che dovrei tagliarli? Indosso sempre la bandana per lavorare ma…se pensi che dovrei averli più corti, come Alice per esempio…
-No, no! Sono…bellissimi…sembrano….morbidi. – arrossisco io e anche lei. Perfetto. La figura dell’idiota in tutte le sue forme. –Ehm…meglio che andiamo. Sono già in ritardo per la cena! – afferra la sua borsa ed usciamo, mi assicuro che sia tutto chiuso perfettamente e ci separiamo fuori dal locale, io salgo in macchina, lei va a piedi.
-Sicura che non vuoi un passaggio fino a casa?
-No…sei già in ritardo Edward, grazie comunque… - si affretta ad attraversare la strada e un po’ mi dispiace non aver passato con lei tutto il tempo disponibile. Da domani, la seguirò io.

E’ così che passa una settimana.
La mattina seguente mi sono fatto trovare con il sorriso in laboratorio, avevo già preparato qualche crema e la ghiaccia. Volevo vedere come se la cavava con le decorazioni minuziose. Rose è brava con le decorazioni in generale, le sue specialità sono la pasta di zucchero e il cioccolato plastico, ma nessuno mi batte con la ghiaccia o le decorazioni pittoriche.
Sono stato più docile e controllato, anche se continuo a sentirmi maledettamente frustrato e solo ogni volta che si avvicina l’ora di tornare a casa.
Emmett ha cominciato subito a fare battutacce, nel suo stile, verso Bella, ma per fortuna lo dobbiamo sopportare solo mezza giornata perché per il resto del tempo fa consegne. Adesso che si è sparsa la voce anche tra gli amici dei miei genitori, consegniamo qualsiasi cosa, anche se non sono dolci ordinati. La cosa un po’ mi scoccia, ma aumentano gli affari e quindi più soldi e quindi possiamo ampliare l’attività.
Sto conoscendo Bella e mi piace. Mi piace davvero. Credo di essermene reso conto lunedì, il giorno di chiusura della pasticceria. Solitamente lo utilizziamo per portare a termine dei lavori o per preparare ciò che manca per il resto della settimana o per fare provviste. Questo lunedì però, me ne sono stato a casa a riposare, ho lasciato il lavoro agli altri. Domenica sera quando sono tornato a casa iniziavo ad avere il raffreddore ed ho preferito imbottirmi di pastiglie e infilarmi sotto le coperte per essere pronto e energico il martedì. Non so che grazia divina abbia fatto in modo di scongiurarmi febbre, mal di testa e gocciolamento del naso, fatto sta che martedì alle sette ero già in laboratorio, per preparare nuovi pan di spagna.
Ho scoperto che Bella ama decorare come me, è bravissima con la pasta di zucchero, un po’ meno con il cioccolato plastico, però ama disegnare e ciò la rende molto simile a me, troppo. Lunedì ho sentito la sua mancanza, la sua voce che non era udibile in casa mi faceva sentire ancora più solo, e non vedevo l’ora che fosse il giorno seguente. Mi ha risollevato l’umore, anche se poi cadeva incontrollabile sotto le scarpe quando dovevo salutarla per andare a casa. Mai come in queste ultime sere ho voluto disperatamente trovarmi con lei attorno al mio tavolo in cucina per chiacchierare e condividere un piatto di pasta.
E’ divertente e quando sbaglia arriccia il naso in una mossa molto simpatica, è sexy, non se ne rende conto ma cammina in modo sensuale ed è davvero attraente anche solo con la giacca bianca e i pantaloni blu della divisa. E’ bellissima ed il suo viso è dolce e tenero come quello di una bambina. A volte vorrei davvero imprigionarla tra le mie braccia e stringerla a me in un abbraccio. E le sue labbra, costrette nei denti quando è concentrata, mi fanno desiderare di baciarla ardentemente. Ho messo da parte tutti questi pensieri, perché mi sono reso conto che si imbarazza facilmente di fianco a me, anche se abbiamo molta più confidenza ora rispetto all’inizio, arrossisce comunque solo con me. Ovviamente Emmett non spreca di levare il fiato per punzecchiarci. Dice che siamo tutti “cicici” solo perché lavoriamo a stretto contatto, sullo stesso bancone e non ci separiamo mai. Forse ha ragione, ma non mi importa. Sto bene con lei e mi fa pensare a tutt’altro per tutte le ore in cui stiamo dentro questa sala…poi fuori è un altro paio di maniche!
-Edward…ci sono Tanya e Christopher…li faccio accomodare nel tuo studio? – ringhio un sommesso “no” e sento subito il corpo di Bella farsi più vicino.
-Ehi…vuoi che li incontri io? Potremmo..che ne so….vederli insieme, che dici? – sussurra. Io scuoto la testa.
-No..penso che…sarebbe meglio lasciare a Rose!
-Oh no! No…io se la vedo le spacco la faccia!
-ROSE! – dice Alice in un moto di frustrazione.
-Alice, falli accomodare nello studio di Edward…digli che arriveremo tra dieci minuti.. – alzo lo sguardo verso Bella e sono sicuro che tutti gli occhi della stanza sono posati su di lei. E’ la nuova arrivata e prende decisioni? Chi crede di essere? –Emmett puoi per favore finire di riempire le ciambelle? Vieni..andiamo.. – mi spinge con la mano sul braccio verso la porta che ci porta nel corridoio sul retro, dove ci sono gli spogliatoi e dove si arriva al mio studio. Quando siamo lontani dal laboratorio si ferma e soffia forte. –Scusa…ma devi incontrarli. Sono molti soldi Edward..pensa agli affari, a quelli soltanto. Se non vuoi farlo da solo…posso…ehm..accompagnarti, che dici?
-Perché? – arrossisce ed io sono arrabbiato perché ha preso una decisione per me.
-Ecco…io….ehm…credevo che tu non volessi incontrarli perché…ti fa ancora star male come è finita e….beh….potevamo farle vedere che…ti sei ripreso no? – non capisco quello che dice, non afferro, davvero. Così incrocio le braccia sul petto e alzo un sopracciglio, confuso.
-Non capisco…spiegami…che vorresti fare? Non sono un bravo attore…
-Beh…credevo che potessi fargli credere che stiamo insieme e che lavoriamo anche insieme…so che è un’idea stupida ma è la prima cosa che mi è venuta in mente. Non puoi permetterle di rovinarti la giornata, la settimana, e il prossimo mese. Lei si è rifatta una vita e tu devi superarlo Edward… - arrossisce e abbassa la testa verso il pavimento.
-Io e te? Mi prendi in giro? E’ un’idea pazza…
-Si…si…hai ragione. Scusa. Chiamo Rose, così va lei…tu…beh lascia stare… era un’idea stupida… - rientra nel laboratorio mentre io mi passo una mano tra i capelli. Dannazione. Voleva incontrarli insieme a me, per recitare insieme e farle credere che stiamo insieme. Una pazzia. Una pazzia che però per un momento mi fa sorridere. E’ così buona Bella. Voleva mettere Tanya al suo posto ed io sono un cretino. Torno in sala.
-Oh eccoti…perché non vai da Tanya? – Rose mi guarda arrabbiata. Scuoto la testa.
-Vieni Bella..andiamo.. – sembra confusa ma mi segue per il corridoio. –Mi dispiace! Hai ragione, proviamoci…se non funziona, mal che vada pensa che siamo due collaboratori un po’ troppo…eccessivi, no?
-Fidati, funzionerà, se ti lascia andare… - sussurra prendendomi per mano e stringendomi. La fermo poco prima di entrare nel mio ufficio e l’avvicino a me.
-Perché lo fai?
-Perché posso godere delle tue attenzioni per qualche minuto… - sorride ed arrossisce, a me si ferma il cuore.
-Che…che stai dicendo?
-Niente…lascia stare, un’altra cosa stupida… - fa per spostarsi, ma con l’altra mano la fermo per i fianchi.
-No no…nessuna cosa stupida…spiegami ti prego… - avvicino il mio volto al suo.
-Mi piace stare in tua compagnia..tutto qui. – mormora, abbassando lo sguardo.
-Solo questo? – si lo ammetto, sono un po’ deluso, immaginavo altro.
-Oh Edward…solo questo? E’ tanto sai…una settimana, una settimana che ti conosco e quando torno a casa vorrei che la giornata di lavoro non fosse finita… ti sembra normale? – scuoto la testa.
-E’ così anche per me…cosa succede?
-Stiamo bene insieme…Altro non so dirti…è successo così in fretta. Il lavoro, le nuove amicizie..tu…
-Si…capisco… - sono sempre più vicino alle sue labbra, quella morbidezza che vorrei saggiare con le mie.
-Forse…è il caso che andiamo a incontrare la tua ex e il suo futuro marito… - sussurra, quando ormai ci separano solo pochissimi blandi centimetri.
Mi metto con la schiena dritta e mi stacco un po’ da lei.
-Di sicuro sai come raffreddare i bollori Bella… - sghignazza e mi fa l’occhiolino.
-Mi ringrazierai! Non era ancora il momento giusto…- sorrido e apro la porta dello studio. Vederli parlottare tra loro, nel mio ufficio, molto vicini mi lascia con un pugno nello stomaco. E fa male. Per fortuna ci pensa Bella a riscuotermi, mi accarezza un braccio e con l’altro chiude la porta alle nostre spalle.
-Salve…Bella Swan! Lui è Edward Cullen, il proprietario! Alice ci ha spiegato che siete qui per un matrimonio… - sorrido alla sua maestria nel dissimulare. L’imbarazzo all’interno della stanza è così tanto che si percepisce nell’aria.
-Ciao Edward… - mormora lei. Mi faccio coraggio e sorrido debolmente.
-Piacere di conoscerti…Christopher! Ciao Tanya.. – poggio una mano sulla schiena di Bella, indirizzandola verso l’altro lato della scrivania e l’unica poltrona disponibile. Mi siedo facendole segno di sedersi sulle mie gambe. Ed ora capisco cosa voleva dire prima “Perché posso godere delle tue attenzioni per qualche minuto…” Sghignazzo e le bacio una guancia, lei arrossisce involontariamente. Siamo due pessimi attori.
Noto che sul tavolo ci sono già i cataloghi con le foto, deve averglieli dati Alice.
-Avete già visto qualche torta che vi ispira? – chiedo indirizzando lo sguardo sui cataloghi.
-Solo una in realtà, ma ancora non siamo decisi. – parla lui.
-Quale? – Bella appoggia una mano sulla mia coscia per sporgersi verso di loro e vedere ciò che mostrano. –Oh si, molto bella, davvero! Io invece pensavo di farne una tutta per voi…non prendiamo una ad esempio…usiamo la fantasia…- si volta verso di me e le sorrido. E’ così bella. Prendo un blocco appunti e lei afferra una matita per disegnarci sopra, mi sporgo anch’io, mettendo la mia mano attorno al suo fianco, trema a quel contatto, e credo di averlo fatto anch’io. Eppure sorrido, felice. Questo momento è così bello che mi sono dimenticato chi ci sia dall’altra parte del tavolo. Lei disegna, Tanya guarda me invece, li sento i suoi occhi addosso, mentre mi concentro sulle linee di Bella.
-E’ molto tempo che non ci vediamo…come te la passi? – rispondo non staccando gli occhi dal disegno, che si fa molto più articolato. E’ una torta a tre piani, sicuramente coperta di pasta di zucchero, e tutta attorno ha disegnato dei fiocchi e delle calle, da modellare.
-Bene…lavoro molto! Abbiamo anche iniziato con il servizio a domicilio… - Bella sbaglia in quel momento, mentre colora i fiocchi di corallo va fuori dai bordi. –Pasticciona! – le dico sorridendo e baciandole il braccio.
-Da quanto tempo…state insieme? – chiede lui. Bella si volta a guardarmi, sorridendo dolce.
-Tre mesi circa…non molto in realtà! – mormora la mia assistente. E’ davvero brava a disegnare. –Indosserai l’abito di colore bianco o avorio?
-Rosa pallido…. –Bella storce il naso, camuffando il tutto nella ricerca disperata del colore rosa pallido nel porta penne. Colora tutti i tre gli strati di rosa pallido e sopra disegna due figure, smoking ed abito da sposa, con un arco dietro.
-Wow…è bellissima…E’ così che immagini la tua torta al matrimonio? – chiede Tanya e Bella arrossisce.
-Oh no…la mia la voglio completamente diversa…sono un po’ particolare di gusti… - mi lancia un’occhiata e sorrido scuotendo la testa. –Comunque…pensavo di farle il pan di spagna al cioccolato, all’interno una crema bianca normalissima, ricoperta di cioccolato plastico rosa pallido, abbinata al vestito e poi…questi fiocchi…che ne dite? Vi piace?
-Molto bella…te ne occuperai tu della torta? – chiede lui impegnato a guardare il disegno. Devo ammettere che è davvero brava.
-Io ed Edward naturalmente…Io mi occuperò delle decorazioni, lui della base… - si volta a sorridermi e mi scompiglia i capelli. Oddio. Le sue mani tra i miei capelli. Chiudo gli occhi e sorrido. E’ una sensazione così bella.
-Alice ha parlato anche di dolci a buffet…cosa vi interessava principalmente? – forse è il caso che dica qualcosa, o qui crederanno che sia Bella la proprietaria. Anche se è difficile concentrarsi su altro che non sia lei sulle mie gambe e la mia mano sul suo fianco.
-Dei dolcetti alla frutta, dei soufflé, delle crostatine…qualcosa così insomma.
-Qualche cupcakes con la copertura bianca e corallo? Beignet a diversi gusti, mini ciambelle ricoperte… Vi piace l’idea? – sembra eccitata. Sembra che i matrimoni e i dolci nuziali le mettano allegria. E’ così bella.
-Ehi calmati piccola… - mormoro dolcemente.
-Ops…scusate! – sorride e arrossisce. –Mi sono lasciata prendere la mano..
-In realtà…è davvero interessante quello che ha proposto, piuttosto dei soliti dolci…si, ci piacerebbe, vero Ta? – ta? Ta cosa? Che troncatura brutta del suo nome. Bella si abbandona contro il mio petto, lasciando andare le mani sul suo grembo e sorridendo.
-Oh…saranno bellissimi, vedrete! Mi divertirò un sacco a farli…mi aiuti vero?! – mi bacia sul collo in velocità ed io sento un brivido che mi percorre tutta la colonna vertebrale e le gambe. Deve percepirlo perché sorride soddisfatta. Sghignazzo.
-Certo! Allora..fateci sapere il numero di invitati e noi provvederemo a farvi avere tutto. – sorrido verso di loro. Ho capito che di Tanya non me ne frega più nulla. E’ bello avere Isabella sulle mie gambe, stringerla, baciarle la guancia, sentire il suo profumo.
-Certamente…al più presto! E’ un piacere avervi conosciuto…ci vediamo quando consegnerete i dessert. – lui tende la mano e sia io che Bella la stringiamo.
-Christopher, puoi aspettarmi fuori? Devo parlare con Edward, da sola… - Bella fa per alzarsi, ma la stringo a me, con entrambe le braccia che le circondano la vita.
-Ehi, shh..dove vai? – il futuro marito di Tanya esce dall’ufficio, mentre io non ho intenzione di separarmi da Isabella.
-Ehm…Bella, giusto? Puoi…lasciarci soli?
-No, lei resta…non ho nulla da nasconderle…parla pure. – sbuffa tirando fuori una busta bianca dalla borsetta.
-Mi piacerebbe che ci fossi anche tu...
-Al matrimonio? – alzo un sopracciglio sorpreso e confuso allo stesso tempo.
-Si..infondo…anche se tra noi è finita, ci siamo voluti bene giusto? Vorrei vederti tra gli invitati… - passo la busta a Bella, che la apre.
-Non lo so Tanya…Ho molto lavoro e sinceramente, non ho tanta voglia di essere presente..
-Perché?
-Perché non abbiamo più nulla da dirci o niente a che fare io e te…sto benissimo e sono felice così, venire al tuo matrimonio sarebbe una costrizione e una cosa davvero poco carina…
-Pensaci okay? Vorrei vederti lì…
-Perché l’invito è solo per una persona? – chiede Bella. –Solitamente dovrebbe essere indicato che le accompagnatrici sono incluse nell’invito… - mi passa il foglietto e lo leggo velocemente lasciandolo sulla scrivania.
-Non credevo di….trovarti…impegnato!
-Pensavi che sarei rimasto a piangermi addosso per il resto della vita perché ho rotto con te? Davvero bassa considerazione Tanya…ora abbiamo del lavoro di là…ci vediamo quando ti consegnerò la torta e…non segnarmi tra i partecipanti. – le dico gettando l’invito nel cestino dei rifiuti. Si volta a testa bassa ed esce dall’ufficio. Sospiro e scuoto la testa. –Che razza di situazione imbarazzante!
-E’ andata bene, no? Ci hanno creduto…
-Si…sei stata bravissima! – sorrido guardandola. Lei si sposta, per alzarsi, ma la tengo ancora su di me. –Dico davvero…sei stata bravissima. Sia con le idee…sia con me. Grazie…Senza di te non ce l’avrei fatta… - le lascio un bacio sulla fronte e mi lascio andare sulla sedia comoda del mio ufficio, lei sorride, senza alzarsi dalle mie gambe.
-E’ stato un piacere Edward…davvero mi sono divertita! Ora però è meglio che vada a continuare il lavoro, o il capo mi licenzia sul serio a questo giro! – mi fa l’occhiolino e la seguo ritornando in laboratorio. Rose ed Emmett ovviamente vogliono sapere tutto, così gli raccontiamo e loro ridacchiano e fanno battute sceme, facendoci arrossire. Siamo due bersagli facilissimi.

Nell’armonia e nell’equilibrio di questo nuovo gruppo che si è creato passano altre due settimane. Mi trovo sempre più spesso a lasciare che siano gli altri ad andare a casa e io e Bella restiamo a pulire e sistemare dopo l’orario di chiusura, poi però l’accompagno a casa ogni sera, non voglio che le succeda qualcosa. Ho capito che mi piace. Mi piace tanto. Mi piace troppo.
Tutti questi giorni sono stati meravigliosi e allo stesso tempo ansiosi.
Lavoriamo fianco a fianco, lei insegna qualcosa a me, io insegno a lei e tutto questo porta a piccoli sfioramenti, a sussurri, a giochini tra di noi. Sembriamo racchiusi nella nostra bolla e devo ammettere che…la cosa mi piace parecchio.
Mi sento sempre solo quando torno a casa, ma il pensiero che il mattino dopo incontrerò lei, fa passare le ore notturne in un lampo.
Emmett ed Alice ci prendono in giro e potrei scommetterci hanno già fatto una riunione con gli altri per scommettere quanto tempo resistiamo prima di saltarci addosso, li conosco troppo bene. Tutti quegli sguardi maliziosi, gli occhiolini, le frecciatine. Ringrazio il fatto che Rose si astiene e che Jasper contiene Alice in qualche momento della giornata. Jacob invece ride, senza dilungarsi in prese in giro, solitamente lo faceva con me, forse però non vuole mettere in imbarazzo la sua amica. Non sono più geloso di lui, Bella in queste settimane mi ha spiegato che sono amici e che una volta ci hanno provato anche, ma il bacio era come…se io avessi baciato Alice, per cui si erano convinti di essere come fratelli. Si conoscono bene in effetti e sono felice che Jacob sia un amico in comune, ma sono anche preoccupato all’idea di cosa potrebbe farmi se per caso io e lei…ci provassimo.
-Ehi Edward…tutto bene? – ero immerso nei miei pensieri, ultimamente succede troppo spesso. Mi riscuoto e mi volto verso Bella.
-Si si…scusa ero solo pensieroso…- lei annuisce e poi indica il piano di lavoro con l’indice.
-Ti conviene fare attenzione o la crema la verserai tutta a terra e non sulla torta… - sghignazza ed io le faccio la linguaccia.
Ecco questo è lo stato in cui verso da giorni. Sempre distratto, stanco perché passo la notte a immaginare il suo corpo accanto al mio, nervoso perché vorrei poterla abbracciare, stringere, coccolare…come ho fatto quel giorno nel mio studio. Dannazione! Sono frustrato perché vorrei baciarla, perché vorrei di più e invece devo ignorare i miei sentimenti, perché è troppo presto.
-Non è il caso che tu vada a casa? – sembra realmente preoccupata. Scuoto la testa.
-So che non hai mai lasciato questo posto prima dell’orario di chiusura da quando l’hai aperto, ma Edward davvero..sei distratto e hai appena messo il bicchiere d’acqua al posto dello yogurt…credo tu debba andare a riposarti..che ti succede?
Che mi succede? C’è che vorrei baciarti, prenderti tra le mie braccia e appoggiarti al muro mentre ti spoglio, leccarti tutta, accarezzarti, perdermi in te fino ad urlare il tuo nome. E invece devo stare qui a fare dolci.
-Si forse…forse è meglio che vada a riposarmi… - lascio l’impasto sul bancone e me ne vado, senza dire nulla a nessuno. Torno a casa a piedi, confuso e deluso. Perché non riesco a lasciarmi andare? Perché non posso semplicemente invitarla a cena, dirle quanto è bello passare il tempo con lei, stare sul divano a guardare un film, coccolarla, fare l’amore con lei fino a domani? Perché…perché non posso?
Perché sono scemo e non gliel’ho mai chiesto.
Passo il resto del pomeriggio a suonare il mio pianoforte in salotto, era da molto che non avevo del tempo libero per farlo. La sera dopo cena, nel palazzo, è consigliato non fare rumori e non ascoltare la musica ad alto volume, per cui evito da un po’ di mesi.

Quando la mattina mi sveglio, alle sei e un quarto sono deciso a non andare al lavoro oggi. Voglio stare a casa, fare il dolce per la cena con i miei genitori ed evitare di rendermi ridicolo agli occhi della mia famiglia, e di Bella naturalmente. Giro il fianco e dormo ancora un po’. Mi sveglio di soprassalto quando sento il telefonino squillare guardo e sono le otto e trenta passate.
-Pronto?
-Edward! Stai bene?!
-Si Al, sto bene…oggi non vengo al lavoro!
-COSA?! Come mai? – si lo so, non ho mai disertato, neppure quando mi sono rotto una gamba e sarei dovuto stare fermo immobile.
-Hai capito bene…ho voglia di riposarmi e oggi mi prendo il giorno libero…Bella finirà i miei lavori, li ha seguiti con me…Ci vediamo stasera da mamma e papà!
-Sei sicuro di stare bene vero? – è davvero preoccupata.
-Si benissimo…ciao!
-Ciao! – probabilmente adesso si chiederanno che diavolo mi è preso! Mi alzo, ormai completamente sveglio e decido di buttarmi sotto la doccia. Quando mi sono rilassato abbastanza provvedo a fare l’inventario delle cose che ho in frigorifero e decido che ho tutto l’occorrente per fare una crostata con la frutta. Mi prendo tutta la calma del mondo e a mezzogiorno scongelo una porzione di lasagne di mamma, che mi ha fatto apposta da congelare. E’ una donna magnifica.
Alle cinque di pomeriggio ho il dolce pronto e i vestiti già scelti per la cena. Non mi resta che attendere, mi siedo al pianoforte ma prima ancora di iniziare a pigiare i tasti del pianoforte…suonano alla porta.
Chi diavolo è?
Guardo dallo spioncino e quasi ci rimango secco. E’ Bella. Apro la porta con movimenti lenti, non voglio fargli capire che sono impaziente di vederla.
-Ehi… - sorrido debole e lei arrossisce. In mano ha una scatoletta che riconosco essere quella della pasticceria, indossa un jeans e una felpa.
-Ciao…scusa…ehm se ti disturbo! – i capelli sono lasciati sciolti e le cadono sulle spalle morbidamente. E’ così bella…
-Entra pure… - mi sposto per farla entrare.
-Grazie… - si guarda in giro. –Hai un bell’appartamento! Molto…spazioso! – sorride porgendomi la scatoletta –Questi sono per te. Rose ed Emmett mi hanno proposto di fare qualcosa di nuovo e…beh questo è il mio cavallo di battaglia, spero ti piacciano! Volevo farteli assaggiare…
-Grazie… seguimi! Posso offrirti qualcosa? Un bicchiere di vino, succo, acqua?
-Acqua grazie…
-Com’è andata oggi?
-Bene…Emmett ha continuato a fare battutine sul tuo stato psicologico…dice che ti sei ammattito o che hai preso la scossa perché non sei mai mancato un giorno…a proposito, non sapevo ti fossi rotto la gamba! – si siede sullo sgabello attorno al tavolo e io le porgo l’acqua prima di aprire la scatolina. All’interno piccoli pasticcini di fondente se ne stanno lì a guardarmi e tentarmi. –Fondente e menta. Cuore morbido…li preferisco freddi, Emmett invece li ha amati caldi! Questi sono freddi ma…beh puoi scaldarli prima di mangiarli se preferisci.. – ne prendo uno e lo mordo. E’ buonissimo. Dannatamente buono, delizioso, perfetto.
-Com’è? – sembra…impaziente.
-Delizioso. E’ buonissimo Bella, davvero! – metto l’altra metà in bocca gustandola. –Mmmm…veramente che piacere dei sensi.
-Sono felice che ti piacciano! – scende dallo sgabello contenta. –Volevo sapere il tuo parere, ora posso andare a casa tranquilla… - sorride ed è davvero allegra.
-Ehi aspetta…Non così di fretta…mi darai la ricetta di questi? – ride di gusto ora.
-Neppure per sogno!
-Ma tu sai tutte le ricette della pasticceria! Non è giusto!
-Dettagli! Magari un giorno li facciamo insieme però… che ne dici? – ora sono io a sorridere.
-Si…si! Perfetto!
-Vado, ti ho già disturbato abbastanza…
-No figurati…non stavo facendo nulla!
-A proposito…come mai oggi hai disertato il lavoro? – di certo non posso dirgli che la sua presenza ravvicinata per così tante ore mi fa venire voglia di prenderla sul bancone del laboratorio.
-Avevo bisogno di riposto…e non volevo che stasera a cena dai miei Emmett e Alice si divertissero a mie spese, ora sono riposato e posso affrontarli!
-E’…per qualcosa che ho detto?
-No Bella, davvero…avevo solo voglia di riposarmi…
-D’accordo….Beh…allora…Buona serata. – l’accompagno alla porta, il sorriso però è sparito dal mio viso. Prima di aprirle la porta squilla il cellulare.
-Aspetta qui… non ti muovere. – lo recupero e rispondo.
-Pronto?
-Edward, bambino mio…che succede?
-Niente mamma, perché? – alzo gli occhi al cielo, conscio che avrà chiamato alla pasticceria.
-Alice mi ha detto che non sei andato al lavoro, ti senti male?
-No mamma, sto benissimo…avevo solo dormito poco in questi giorni e necessitavo di un po’ di riposo…
-Oh…okay! Ascolta Edward…Alice mi ha detto che avete un’altra entrata nello staff….perchè non ce l’hai detto?
-Perché non ci ho pensato mamma…
-Perché non la inviti a cena stasera? – Guardo Bella che mi osserva dall’ingresso e le sorrido.
-Va bene…però inviti tu Jacob?
-Si, perfetto…lo sai, quel ragazzo è come un figlio per me!
-Okay…cosa prevede il menù?
-Pizza stasera, non ho avuto il tempo di fare altro… - che strano. Che stranezza! Che succede a casa?
-Mamma? Sicura di stare bene si?
-Benissimo, io e papà abbiamo fatto i progetti per ristrutturare casa ed oggi ci è andato via più tempo del previsto…
-Okay, bene…a dopo allora!
-Otto, puntuali! Ciao Edward… - chiudo e lascio il telefono sul mobiletto, tornando da Bella.
-Tua madre che voleva sapere come stavi?
-Si… - ridacchio –Non sono abituati a vedermi a casa, immagino che se dovessi prendermi dei giorni di ferie impazzirebbero chiedendosi se mi ha dato di volta il cervello! – lei ride con me. –Mia madre mi ha detto di invitarti a cena stasera..come nuovo membro dello staff della pasticceria…
-Oh…Edward…è…grazie ma non posso! – scuote la testa e mi sembra che vi aleggia un sorriso amaro sul volto.
-Perché?
-Tua madre avrà già cucinato e lo sai, non mangio latticini, è imbarazzante e non vorrei fare brutta figura!
-Ma smettila! Stasera pizza…quindi puoi venire benissimo..a meno che il motivo non sia un altro… - sussurro. Abbassa la testa imbarazzata e mette le mani nelle tasche. –Non vuoi dirmelo?
-No io…preferirei di no. Ringrazia tua madre da parte mia, magari un’altra volta…
-Che succede Bella? –Sbuffa e si passa una mano tra i capelli.
-Io…pensavo che…ecco…Lascia stare. Ci vediamo domani al lavoro! – non so come riesco a fermarla per un braccio, prima che esca dalla porta e la chiuda dietro di se, ma lo faccio, strattonandola dentro l’appartamento.
-Perché diavolo non mi dici tutto? Sempre queste frasi a metà! Impazzisco lo giuro!
-E’ che pensavo che dopo quel giorno nel tuo ufficio…le cose cambiassero…intendo…tra me e te…
-Oh…
-Posso andare adesso? – sbuffa. Ed io rimango fermo, con la mano sul suo braccio. Pensava che le cose cambiassero, cosa vuol dire? Cosa vuole? Forse…sono le stesse cose che voglio io.
-Cosa vorresti di diverso?
-Edward davvero…lascia stare…non voglio certo rischiare il posto di lavoro…
-Ti prego…sii sincera con me. Cosa vorresti di diverso rispetto a quello che c’è? – soffio fuori a fatica. Lei abbassa ancora gli occhi.
-Mi piacerebbe passare le mani tra i tuoi capelli, abbracciarti, sentirmi protetta nel tuo abbraccio, avere brividi mentre mi accarezzi, o con un semplice bacio sulla guancia. Vorrei sapere quali sono i tuoi pensieri dopo il lavoro, condividere la cena con te, svegliarmi e prepararti la colazione prima di andare al lavoro…Non…non sono cose fattibili. Sono solo pensieri miei, lo capisco bene…solo…solo che quel giorno mi sembrava, poco finzione e tutta realtà e…mi sono illusa. Non ti preoccupare comunque…farò finta di nulla..
-Bella..io..
-Possiamo dimenticare tutto questo discorso? Per favore…voglio davvero lavorare ancora per voi… - mi avvicino e la stringo tra le mie braccia, avvolgendole i fianchi.
-No…perché ciò che hai detto…lo penso anche io…magari però…possiamo andare per gradi? – alza la testa verso di me e subito i nostri occhi si trovano. Sorrido, felice che siamo riusciti ad essere sinceri.
-Dici…davvero?
-Si…ma, non voglio correre e non voglio neppure dirlo agli altri…per il momento! – lei annuisce. Mi avvicino, lentamente, sperando che questa volta non mi allontani come l’ultima volta. –Sto per baciarti…non mi allontanare, per favore!
-Non lo farei mai più… - appoggio le mie labbra sulle sue e mi accorgo che sono davvero morbide come sembrano e sono dolci, sanno di cioccolata. L’avvicino di più, come se potesse fondersi con il mio corpo e quando la mia lingua cerca la sua scopro che oltre di cioccolato, sa pure di menta. E’ un bacio così lento, profondo, dolce, meraviglioso. Non ho mai baciato così, non sono mai stato baciato così. E’ come essere in un mondo parallelo, in cui le sue mani passano tra i miei capelli, tenendomi la bocca appoggiata alla sua, e le mie sono attorno ai suoi fianchi per paura che scappi.
Ci stacchiamo con il fiatone, e le nostre fronti si appoggiano l’una con l’altra.
-Vieni a cena dai miei stasera, per favore…
-D’accordo ma…non dobbiamo dirlo a nessuno, ancora…giusto?
-Giusto…non so come farò a non baciarti per tutta la giornata… - le dico riappropriandomi delle sue labbra –Ma è meglio così…voglio….viverla solo noi per ora… - lei annuisce e mi bacia la punta del naso.
-E’ buono il sapore del cioccolato e della menta nella tua bocca…sai? – mi sorride maliziosa ed io perdo definitivamente il controllo. La prendo in braccio e la porto sul divano, facendola sedere a cavalcioni su di me. Affondo le mani nei suoi capelli e gemo quando li sento morbidi e delicati sotto le dita. Meglio di come li avevo immaginati. Le nostre bocche si divorano, i denti mordicchiano, le lingue assaggiano e le mani vagano per il corpo, alla scoperta di carezze dolci e maliziose, senza sconfinare.
Quando ci calmiamo, mezzora più tardi Bella scende dalle mie gambe e si risistema. La felpa slacciata, la maglia al di sotto tutta tirata su, e i capelli disordinati. Non credo di essere messo meglio io, ma il sorriso che ho sulla faccia mi fa credere che ne vale la pena.
-Scappo o non sarò mai in tempo per la cena…
-Resta con me…
-Edward devo fare la doccia e cambiarmi… - mi sorride e si piega per darmi un bacio sulla fronte. –Passi a prendermi tu o devo chiamare Jacob?
-Passo io! Arrivo per le otto meno un quarto, ce la fai ad essere pronta?
-Si…spero! Corro…ci vediamo più tardi! – è già fuori dalla porta appena finisce la frase. Wow.
Che giornata!

Alle otto meno un quarto sono già sotto il palazzo di Bella, felice e contento, lei è già li che mi aspetta.
Indossa un paio di ballerine nere di vernice, semplicissime, un jeans stretto e il cappottino grigio. Quando sale in macchina non posso fare a meno di attirarla verso di me e baciarla. In queste pochissime ore mi è mancata un sacco.
-Ciao…
-Ciao…sei bellissima! – mi lascia un altro bacio a stampo e poi sorride.
-Ora posso mettere il lucido! – mi fa l’occhiolino. Furba! Metto in moto e parto. –Alice mi ha chiamata tutta agitata ed eccitata prima…mi ha chiesto com’è andata a casa tua e se sapevo che tua madre mi aveva invitata a cena! – sghignazzo.
-Tipico di Alice!
-Ho semplicemente detto che ti ho portato i dolci e proprio in quel momento tua madre ha chiamato, e che non è successo nulla di particolare perché dovevi ancora preparare il dolce per stasera…ho fatto bene?
-Assolutamente… - prendo la sua mano e la stringo nella mia sul cambio. –Non è che mi vergogno o cosa…ma…sai Emmett, Alice…sono troppo esagerati e…
-Capisco benissimo Edward! Non preoccuparti! Sarà faticoso non toccarti al lavoro ma…va bene così per ora! – mi sorride e io ricambio. –Allora, che tipo è tua madre?
-Beh…molto tranquilla e pacata. Ma fa le migliori lasagne del mondo! E’ un peccato che tu non possa mangiarle…sono…sensazionali!
-Perché non hai provato le mie! – mi fa l’occhiolino. –E poi? Tuo padre?
-Mio padre è un avvocato in pensione anticipata, che si gode la pesca assieme a vecchi colleghi!
-Davvero? Anche mio padre ama andare a pesca… mentre mia madre…è meglio che non si avvicini ai fornelli! E’ un completo disastro! Cucinavo io quando ero a casa nel fine settimana, e lasciavo il freezer pieno. Ho insegnato a Charlie a fare qualcosa e con molta più fatica ho insegnato a mia madre piatti semplici. Credo che Charlie mangi pasta con il pomodoro ogni giorno! – rido, sulla scia della sua risata.
-Ti piace stare ai fornelli?
-Si! Amo cucinare. Anche se sono stanca preparo sempre qualcosa per me a casa, anche se è elaborato e mangio da sola…alle volte invece invito Jake, che mangia qualsiasi cosa ha nel piatto…
-Mi farai assaggiare qualcosa di tuo un giorno? – le lancio un’occhiata, mentre entro nel cancello della casa dei miei.
-Certo, quando vuoi! – stacca la mano dalla mia e sospiro.
-Incomincia la recita! – sussurro e lei ridacchia.
Non faccio in tempo a fare il giro dell’auto per aprirle lo sportello, perché tanto è già scesa. Mi segue verso l’entrata e porta lei il dolce. Sorrido. Sembriamo davvero una coppia. Quando suono il campanello Alice apre tutta felice.
-Oh siete arrivati, mancavate solo voi! Siete in ritardo di due minuti, mamma stava già chiamando l’FBI, che avete combinato tutto questo tempo?! – arrossiamo entrambi. Sono andato lento volutamente per prolungare il tempo con lei, sapendo che una volta entrato qui dentro non avrei potuto godere del tocco caldo della sua mano.
-Oh su, Alice, smettila! Non è vero! Ciao caro… – mia madre mi abbraccia poi tende la mano verso Bella che mi passa il dolce –Tu devi essere Bella, vero?!
-Piacere signora Cullen! – mia mamma sbuffa.
-Esme basta! Venite…prendete posto sul divano, io prendo il listino delle pizze per scegliere! Alice ci segue a distanza ravvicinata e quando arrivo nel salone, Jasper ed Emmett stanno sfidando Jacob e mio padre alla wii, mentre Rose li guarda disperata.
-Ciao a tutti!
-Ciao figliolo! Sei arrivato in ritardo…tua madre stava per chiamare la polizia! – Bella sghignazza ed io la guardo oltraggiato.
-Ehi piccola indisponente, non ridere sai! E’ ancora colpa tua! – mormoro più dolcemente e lei mi guarda arrossendo. Si, questo è proprio quello che si dice non dare nell’occhio.
-Oh c’è anche Bella! Mettete in pausa ragazzi! – lasciano il joistick e mio padre si alza e cammina verso di noi sorridendo. –Ciao Bella, piacere di conoscerti! Sono Carlisle!
-Piacere mio! – Beh, le presentazioni sono state fatte, la prossima volta che la porterò a casa saremo meno imbarazzati e così non l’ho dovuta presentare come la mia ragazza. No?
-Ho sentito bellissime cose su di te! Emmett mi ha detto che sei stata l’unica capace di convincere il testone di mio figlio a prendersi una mezza giornata di riposo… - ora sono io ad arrossire. Bello, davvero questo momento familiare.
-Ehm…veramente…io stavo solo…Beh aveva sbagliato l’impasto! Era distratto! – Rose ride insieme ad Emmett, mentre mio padre mi guarda sorpreso.
-Edward che sbaglia un impasto? Devo segnarlo sul calendario! Aspettatemi qui!
-Papàààà! Smettetela di prendermi in giro! E tu, signorina…cerca di fare la brava o da domani finirai a lavare i piatti anziché preparare dolci! – le faccio la linguaccia alla quale risponde con un occhiolino che mi fa venire i brividi. Perché?!
-Non ti preoccupare Bella, li laverà lui i piatti! Tu sei troppo brava…Sai papà ha fatto dei mignon al fondente e cioccolato, con il cuore morbido…erano…wow! Devi assaggiarli!
-Davvero Bella?
-Uhm…si…magari li faccio venerdì prossimo così possono portarveli… - stringe le spalle e quando fa così è talmente tenera che vorrei riempirla di baci. Ha tolto il cappotto ed indossa una camicia blu notte all’interno dei jeans, è così semplice e bella. Quando portavo a casa Tanya indossava sempre quei mini abiti che non sapevo come coprirla quando si sedeva. Lei invece…è perfetta. Le sorrido dolcemente e lei ricambia. Certo, così nessuno si accorgerà di noi.
-A te sono piaciuti Edward?
-Uhm..si..si! Ne ho assaggiato uno prima di venire via! – mamma intanto ritorna con i dépliant delle pizzerie.
-Allora…qui ci sono i gusti, scegliete e scriveteli in questo foglio…così chiamo la pizzeria ed ordino! Edward, tesoro, ho messo il dolce in frigo… - annuisco. Tanto so già che pizza prendere. Bella non guarda neppure e si siede di fianco a Rose, confabulano tra loro e mia cognata, quasi, mi manda strane occhiate. –Bene…Oh…Bella cara, se non ti va la pizza posso prepararti un’insalata, non sei…costretta… - mia madre mi lancia strane occhiate e non capisco perché proprio a me. Io guardo Jake, che sorride e scuote la testa.
-No, no davvero, amo la pizza…
-Mamma che succede? – chiedo quando storce il naso.
-Magari preferisce un’insalata? Perché ne ho un sacchetto nel frigo! Ho preso l’abitudine di comprarlo da quando veniva a cena Tanya e…
-Oh… - prima che succeda il finimondo è meglio che intervenga sul serio.
-Mamma, a parte il fatto che io e Tanya ci siamo lasciati da due anni, non vedo il motivo per cui Bella dovrebbe preferire l’insalata alla pizza. – mia madre in imbarazzo non l’ho mai vista, si avvicina e mi mostra ciò che ha scelto la nostra ospite, sghignazzo e scuoto la testa parlando a bassa voce. –Mamma, davvero Bella mangia la pizza! Ordina che abbiamo fame! – guardo verso Bella e sorrido, scuotendo la testa.
Rose cambia discorso e lo fa viaggiare su binari più tranquilli. Mezzora più tardi il campanello suona ed è Emmett che va ad aprire saltellando come un bambino. Ci sediamo a tavola e Bella capita di fianco a me e a Jacob, sorrido mentre taglio la mia pizza a spicchi mangiandola poi con le mani.
-Una semplice pizza ai funghi? – mormora Bella sporgendosi verso di me. Annuisco e le sorrido.
-Adoro le cose semplici… - arrossisce e torna a dare attenzione alla sua pizza senza mozzarella con zucchine e melanzane grigliate, è la pizza più light possibile stasera, ma so bene che alcuni alimenti contengono il lattosio anche se si tratta di prosciutto.
-Come ti trovi a lavorare alla Little Sweets Bella?
-Oh…benissimo! E’…stimolante e bello. In più ho trovato degli amici per cui sto proprio bene! – allargo la gamba destra per toccare la sua, non posso accarezzarla ma innocui sfioramenti al di sotto del tavolo, camuffati da normalissimi movimenti, sono accettabili.
-I miei figli ti trattano bene? – ingoia l’ultimo boccone di pizza e mia madre la guarda soddisfatta. Vedi mamma che non è come Tanya?!
-Si, benissimo!
-Anche quello scorbutico di Edward?
-Io non sono scorbutico! – parlo con ancora l’ultimo boccone in bocca.
-Maleducato! – dice mia madre alzandosi e raccogliendo i cartoni delle pizze. Jacob ed Emmett ridacchiano.
-Io non sono scorbutico papà! E’ così che mi fate pubblicità alle persone che conoscete?!
-Sei sempre sulle tue, quando fai qualche dolce sembra che stai creando un nuovo vaccino antiinfluenzale! Sei tutto attento, concentrato…non ti si distoglie dalla ciotola con nulla! Scorbutico! – Bella ridacchia alla mia occhiata torva verso mio padre.
-Va a giorni alterni! Alcuni giorni è scorbutico e intrattabile, altri sembra un peluche! – le risate ovviamente si sprecano.
-La finite di prendermi in giro?! Uffa!
-Oh piccolino….ti sei offeso? – mi dice Alice dal fondo al tavolo. –Sembri un bambino…vai a prendere il dolce avanti! – mi alzo indispettito dal mio posto e volo in cucina, prendo il coltello, la palettina mentre Rose, che mi ha seguito per evitare di far scomodare mia madre, prende i piattini e le forchette.
-Quando lo direte in giro? – mi blocco con lo sportello del frigo aperto.
-Eh? Cosa? – sono seriamente confuso.
-Tu e Bella…state insieme, quando lo farete sapere agli altri?! – ora la guardo davvero preoccupato e sorpreso.
-Come…come fai a…saperlo?
-Edward è così chiaro! Lavorate tutto il giorno insieme, sfioramenti di qui, sussurri di là, pausa caffè insieme…L’accompagni a casa e lei resta ad aiutarti a fare le pulizie…oggi ti ha persino portato i dolcetti a casa…e l’hai accompagnata tu e non Jake…da quanto?
-Da oggi pomeriggio… prima era solo un conoscersi… - mormoro togliendo la crostata dalla tortiera e portandola solo con il piatto. –Vogliamo fare le cose con calma Rose, non vogliamo che lo sappia nessuno per ora…sai…Emmett ed Alice…e poi papà…hai sentito stasera? Sono il loro bersaglio preferito, figurati se sapessero anche di….noi…
-Vuoi evitare gli errori che hai fatto con Tanya, vero?
-Si..abbiamo corso troppo e…non eravamo pronti…
-Per me comunque…siete bellissimi insieme… - mi precede con i piattini io sospiro e mi avvio verso la sala da pranzo.
-Stasera…crostata con crema pasticcera e frutta fresca, gelatina al melograno! – comincio a fare le fette e Rose mi aiuta a distribuirle, salta volutamente Bella e mia madre la riprende.
-Rose…gli ospiti non hanno il piatto.
-Bella non mangia il dolce… - spiega lei, semplicemente stringendo le spalle e mia madre la guarda allibita.
-Neanche…neanche il dolce?
-Ehm…no, grazie. Sono già piena con la pizza… - pensa di risolvere sempre così, ma non ha sa quanto può essere insistente mia madre.
-Non vuoi neppure assaggiarla? Le crostate di mio figlio sono eccezionali. Dai un pezzettino piccolo..
-Esme, grazie tante ma sono davvero piena…oggi abbiamo fatto merenda in pasticceria con i dolcetti fondente e menta…
-Che vuoi che sia un pezzettino di dolce? E’ con la frutta per di più…hai mangiato una pizza poverissima e senza mozzarella, come fai a tenerti in piedi?!
-Oh…Bella mangia tanto! Non vi preoccupate per lei! – Jacob cerca di salvarla ma non ci riesce, mia madre è troppo insistente alle volte.
-E’ intollerante al latte mamma..niente formaggi, latticini di ogni genere. Nessun dolce! Questo ha il latte nella crema e il burro nella pasta frolla…non può mangiarlo…Ora basta insistere!
-Oh scusa…io…scusami Bella…
-Non fa niente, davvero… - sorride ma è in imbarazzo. In un momento in cui tutti chiacchierano sulla torta e si danno giudizi tra di loro io mi sporgo verso di lei.
-Scusa, non avrebbe mai smesso se no… - lei porta la gamba verso la mia e la lascia in contatto.
-Non ti preoccupare…è che…sai, vado matta per l’ananas… Quando la vedo non resisto proprio, dovevi propri metterla?! – sghignazzo ed annuisco, poi prendo con la forchetta i pezzettini che ci sono nella mia fetta e con il coltello li pulisco dalla crema, mettendoli di lato nel piatto.
-Mangiali pure! – le faccio l’occhiolino e lei quasi saltella felice sulla sedia. Ne afferra uno con le mani e lo porta alla bocca sorridendo.
-Grazie…
-Mai provato l’ananas alla griglia con crema pasticcera?!
-Uhm…no, mai! E’ buona?
-Si…molto…devi provarla…- mi sento osservato e quindi cambio argomento. –Ma se non hai usato latte nei dolcetti oggi, che hai messo?
-Latte di soia, panna di soia, olio al posto del burro…e farina di riso al posto che la farina normale, così è meno pesante…ti ho detto che dovremmo farli insieme!
-Wow…imparo qualcosa anche io! – mi fa la linguaccia e io ridacchio, mangiando il mio dolce.
So che Rose ci sta osservando, so che non è completamente in disaccordo in quello che stiamo facendo ed anche se scoccia anche a me mentire a tutti e non poterla tenere sulle mie gambe o abbracciarla, baciarla, stringere a me…so che allo stesso tempo è la cosa migliore.
Beviamo il caffè e restiamo fino alle undici e mezzo a chiacchierare attorno al tavolo. E’ davvero una bella serata.
-Ehm..ora io devo andare! Grazie per la magnifica serata…- Jacob si alza e saluta tutti. –Vieni con me Bella? – cerco di evitare di guardarla direttamente, e continuo a osservare le righe della tovaglia che è stata utilizzata stasera. Alzando gli occhi, noto che Rose sta scuotendo la testa e sghignazza. Lo so, Rose. Lo so. Se avessi detto a tutti chiaramente cosa sta succedendo, questo non sarebbe successo.
-Si…Se no domattina dubito di riuscire ad arrivare al lavoro camminando! Esme, Carlisle…grazie mille! Ragazzi, ci vediamo domani! Buonanotte! – saluto, sulla scia generale del saluto e poi mi alzo per portare via i piatti del dolce e la torta la ripongo in frigorifero.
-Bella è davvero una cara ragazza…e…Cavoli ho fatto una figuraccia! Potevate dirmelo prima che ha problemi di alimentazione!
-Mamma, non ti preoccupare, è che non ama dirlo in giro…tutto qui!
-Voi due…c’è qualcosa? –sbuffo.
-Cosa mai ci dovrebbe essere?
-Ah non lo so. E’ tutta la sera che vi guardate, sussurrate tra di voi, siete persi uno nell’altra. Addirittura hai ceduto la tua ananas a lei, pulendogliela dalla crema! Allora? – Rose sceglie quel momento per entrare in cucina e mi squadra.
-Di che state parlando? – ecco anche il folletto.
-Vi siete accorte, voi due, che tra lui e Bella c’è qualcosa…o me ne sono accorta solo io?
-Beh..io ho scommesso con Jasper che tra due mesi saranno insieme… Jaaaaaz! – oh cielo! Adesso arriva la famiglia al completo. Mi appoggio al frigorifero con le spalle. La classica espressione “Essere messi con le spalle al muro!”
-Dimmi tesoro…
-Si parlava di Edward e Bella…. – lui sghignazza ed Emmett si avvicina a Rose abbracciandola, mentre mio padre se ne sta all’entrata della cucina.
-Si può sapere perché stasera sono io il centro delle vostre conversazioni? – cerco di sviare l’argomento, ma dubito di riuscirci. Sono troppo curiosi, tutti e sei.
-Io ho detto ad Alice che finirete insieme molto prima dei due mesi che ha scommesso lei! E vedendovi stasera…. – sbuffo e passo una mano tra i capelli. Rose cerca di salvarmi intervenendo.
-A me sembra che si siano comportati ugualmente a tutti gli altri giorni…E non per questo devono per forza stare insieme..
-Oh pulce, sei così…disattenta! Non li hai visti tutti i segnali? Erano di fronte a me ed erano tutti…”cicici”! – oh no, di nuovo quella parola! E poi…Rose disattenta? Mi viene da ridere…è la prima che se ne è accorta!
-Per curiosità…quanto avete scommesso voi due? – indico mia sorella e Jasper.
-Un’intera cena di pesce per la domenica sera successiva alla vincita… - esulta Alice, mentre Jasper scuote la testa.
-E Jasper cosa vuole in caso di vincita? – lui arrossisce e si stacca da Alice.
-Oh…beh vorrebbe che…ci impegnassimo per un bebè! – mia madre si gira a guardarli.
-Oggetto…di una scommessa?!
-Mamma..ti prego! – dice Alice, io comincio a ridere forte, seguito da Rose.
-Jasper, sei fantastico! – biascico tra le lacrime per le risate.
-Esme, tua figlia non vuole avere figli, ma ormai ha ventisette anni…credo che sia ora di...pensarci, no?!
-Assolutamente si, ho voglia di avere tanti nipotini ma…oggetto di una scommessa?
-O così, o dovresti aspettare i tuoi nipotini da Rose e dalla futura compagna di Edward! Che ti ricordo, è due anni che non vede una donna…
-Sei ingiusto Jaz! – gli dico, ancora ridendo. Quei due sono dei pazzi.
-Va beh..con voi parlerò dopo…per quanto riguarda te…signorino! Allora? Che ci dici di te e Bella? – ormai consumato dalle risate mi asciugo gli occhi nei quali c’è qualche lacrima e guardo Alice negli occhi.
-Credo che tu debba cominciare a darti da fare, sorellina…voglio un nipotino entro un anno! – Jasper esulta, Rose scuote la testa mentre Emmett e papà ridono di brutto, insieme a me, per l’espressione scioccata di Alice. Mamma invece sorride e basta.
-Lo sapevo, lo sapevo! – mi abbraccia stretto. –E’ una ragazza bellissima! E siete belli insieme! Porta anche lei alla prossima cena…ormai fa parte della famiglia! – mi sento imbarazzato, alla fine Bella non sa che ho raccontato tutto a loro. Spero che sia ancora sveglia quando andrò via da qui.
-Fratellone…certo che…potevi anche dirmelo prima! Adesso mi toccherà darla vinta a Jasper…… - mormora afflitta.
-Ehi, Al…siete una coppia fantastica e sarete due genitori meravigliosi…amerai tuo figlio talmente tanto che ne vorrai un altro! Jaz non vede l’ora! – mi sorride e poi mi abbraccia.
-Sono felice, così Tanya viene scacciata da una ragazza milioni di volte migliore! – sorrido e le bacio una guancia. Mio padre e gli altri si limitano a una pacca sulla spalla.

Quando sono in auto, mezzora più tardi recupero il telefono dalla tasca e inoltro la chiamata a Bella.
-Pronto? – dice con la voce assonnata.
-Ciao piccola…
-Edward?
-Si…sono io! – sento il frusciare delle coperte al telefono.
-E’ mezzanotte passata…è successo qualcosa?
-No..mi chiedevo..posso passare a raccontarti una cosa?
-Veramente…stavo dormendo! – mormora.
-Va bene…allora vieni alle sette al laboratorio domattina!
-No no, aspetta…passa pure. Ormai sono sveglia! Ti aspetto.. – attacco e sorrido. Anche perché voglio baciarla prima di dormire.

Suono il campanello e salgo velocemente in ascensore. Quando arrivo la porta è aperta e lei mi aspetta appoggiata alla porta con un pigiama lungo e leggero grigio, con dei fiocchetti rosa di tanto in tanto. Piedi scalzi, capelli portati su una spalla e braccia incrociate. Due fessure al posto degli occhi.
-Ciao..
-Ciao pazzo! Ti pare l’ora di richiedere una visita questa?! – non ha perso la sua vena scherzosa per fortuna. Entro in casa, preceduto da lei e chiudo la porta. L’appartamento è più piccolo del mio e la cucina è subito sulla sinistra all’entrata. A destra invece le camere da letto.
Mi avvicino e l’abbraccio.
-Ciao… - appoggio le mie labbra sulle sue, dolcemente. –Te ne sei andata senza neppure salutarmi.. – sussurro.
-C’erano tutti…cosa facevo? Ti chiedevo di mostrarmi la toilette? Dai Edward… - la bacio ancora approfondendo il bacio questa volta.
-Potevi farlo davanti a tutti…A quanto pare…Rose l’ha scoperto, mia madre anche e Jasper e mia sorella avevano pure fatto una scommessa sul termine entro il quale ci saremmo messi insieme.. – lei si allontana come scottata guardandomi allibita.
-Dici davvero?
-Si…Alla fine ho dovuto confessare…anche perché hai potuto notare da sola quando mia madre risulta insistente! E poi…Jasper ha scommesso un bebè con Alice, e io ho voglia di un nipotino! – si allontana ancora di un passo, ora completamente sveglia.
-Oh santo cielo! Edward! Avevamo detto che aspettavamo… - sbuffa passandosi una mano tra i capelli e vorrei davvero farlo io.
-Lo so, ma che facevo? Mi avevano messo con le spalle al muro… - mi stringo nelle spalle e sospiro pure io.
-Vuoi qualcosa da bere? Ho bisogno di un tea… cosa ti offro?
-Un tea va benissimo!
-Così…adesso lo sanno tutti, tranne Jake!
-Si…e Garrett e Taylor…
-Ah già…anche loro!
-Scusa Bella, ma non sapevo che fare, davvero…
-No davvero, non ti preoccupare…solo…come ci comportiamo da domani?
-Come sempre? Solo che adesso se vuoi toccarmi lo puoi fare e viceversa.. no?
-Anche se siamo al lavoro? E gli altri cosa penseranno?
-Stiamo parlando di Emmett e Rose e di Alice e Jasper…ti ricordo che anche loro stanno insieme…
-Si ma… - mi avvicino a lei, e l’abbraccio.
-Cosa c’è?
-Non stiamo correndo troppo?
-L’ho solo detto a qualche persona Bella…non è la fine del mondo…questo non vuol dire correre. Correre vorrebbe dire spogliarti nella tua cucina e finire in camera da letto a smaltire il dessert…e non mi sembra di star facendo una cosa del genere…giusto?
-G..giusto! – balbetta e arrossisce. Com’è bella.
-Bene…allora continuiamo così…come sempre. Saremo spontanei okay? Non ti preoccupare..
-Bene…
Passiamo più di mezzora a baciarci accanto alla porta, prima che uno dei due decida di mettere fine a questa Buonanotte infinita. Quando torno nel mio appartamento mi verrebbe voglia di saltellare, ma mi limito a infilarmi a letto, contento e soddisfatto.

Oggi è la giornata peggiore della mia vita.
Sono passate altre due settimane. Con Bella va tutto a meraviglia. Lavoriamo fianco a fianco ed è così dannatamente stimolante. Ha sempre nuove idee o qualche accorgimento che migliora di più il dolce. Se ne sono accorti tutti che la vita nel laboratorio è molto più allegra, spensierata e lavorare è meno faticoso. E’ come se questa piccola donna, che sto imparando ad amare, si amare, sia l’anima del gruppo. I miei genitori si sono mostrati affettuosi e contenti per noi, anche se Bella era molto più agitata e in imbarazzo della settimana prima. Stasera la cena è rimandata a domani, perché i miei genitori hanno un party tra amici. Poco male, passerò la serata con Bella.
Vi chiederete allora perché questo è il giorno peggiore? Perché oggi ci sono le nozze di Tanya…e non è che mi importi del matrimonio in realtà….di quello non me ne frega proprio nulla. E’ tutta la preparazione che va avanti da questa mattina alle sei che mi ha reso nervoso. La consegna è prevista per il pomeriggio alle cinque e ringrazio che Rose si sia offerta per aiutare i ragazzi, perché io non ho voglia di mettere piede in quel posto, preferisco mille volte condividere un dolce con la dea castana che in questo momento mi sta sfiorando il braccio mentre mescolo l’impasto per i cupcakes.
-Edward…sembri così stanco! – sussurra. E’ quasi ora di caricare le cose sul furgone e ammetto che davvero mi sento sfinito.
-Lo sono, ma manca poco all’orario di chiusura! – sospiro.
-La prossima volta è meglio che dorma a casa mia, stanotte ti ho disturbato e non hai riposato bene… - Dormiamo insieme qualche notte, quando siamo troppo stanchi per guidare e tornare a casa. Non facciamo altro che condividere la cena, un film e poi baciarci e toccarci, non abbiamo fatto altro in questi giorni. E’ semplice, naturale e bellissimo. Stanotte però la mia piccola donna ha avuto degli incubi e nono sono riuscito ad addormentarmi finchè non l’ho vista serena.
-Non ti azzardare! – le intimo, non sono davvero arrabbiato. –Guai a te se lo pensi anche solo un’altra volta.
-D’accordo… ma stasera, film, pizza e coccole sul divano…ci stai?
-Non chiedo di meglio! – sorrido e le lascio un bacio a stampo sulla bocca. Vorrei lasciarmi andare, ma odio mostrarmi in pubblico.

Finalmente Alice viene a salutarci, ha già chiuso il negozio e se ne va di fretta con Jasper. Hanno preso sul serio la storia del nipotino. Mi viene da sorridere pensando che alla fine, nella nostra famiglia, manca esattamente un piccolo pargoletto da riempire di attenzioni e regali.
Come ogni sera restiamo io e Bella a pulire, non le ho mai chiesto di farlo, ma lo fa con piacere, mi aiuta a sistemare e poi ce ne andiamo insieme.
Quando termino di infilare tutto in lavastoviglie e lavare le poche stoviglie rimaste sento Bella che traffica su uno dei banconi. Mi volto e mi sorride teneramente.
-Cambio di programma… - mi mostra una barretta di cioccolato fondente e delle foglie di menta. Oh…la mia piccola! –Hai voglia di lavorare un altro po’ con me? Possiamo fare i dolcetti per la cena di domani…che ne dici?
-Dico che è un’idea magnifica! – mi avvicino con passo lento e la vedo preparare del latte di soia, la farina di riso e l’olio.
-Puoi sciogliere il fondente intanto… - si mette di fianco a me, e si piega a prendere qualcosa dentro una busta poggiata a terra. –Ti dispiace se…ascoltiamo un po’ di musica? – riesce sempre a lasciarmi sorpreso. E’ di una meraviglia unica questa donna.
-Non ti preoccupare.. – due casse piccole e a batteria fanno mostra di se sul piano di lavoro, ci collega il suo iPod e una musica ritmata si diffonde attorno a noi.
-Sai..quando ho frequentato i corsi di pasticceria, mi hanno sempre spiegato che il dolce viene meglio se…preparato con passione…amore…dedizione… - mi volto a guardarla, il pentolino con il cioccolato dentro la pentola per il bagnomaria e un’atmosfera strana si impossessa del laboratorio. E’ tutto così…meravigliosamente bello. E non importa quanto sono stanco dalla dura giornata, i brutti pensieri e la voglia di buttarmi a letto e dormire fino a domani. Ora ho solo voglia di baciarla e stringerla tra le mie braccia.
Uova, zucchero e farina…impasto base per ogni dolce. Poi aggiunge l’olio e il composto da una palla che era diventata, si scioglie e si ammorbidisce. Tolgo il pentolino dal fuoco, il cioccolato ormai si è sciolto e mi avvicino a lei, abbracciandola da dietro e lasciandole un bacio sul collo.
-Sei bellissima…
-Non ti va di aiutarmi con il dolce? – mormora maliziosa.
-Si…ma non ora. Adesso ho troppa voglia di baciarti. – si volta tra le mie braccia e le sue mani vanno direttamente ai miei capelli. Ho capito presto che li adora, dato che passa tutto il tempo disponibile ad accarezzarmi. La bacio, profondamente. La sua lingua è davvero meravigliosa e perfetta per la mia. Amo i suoi baci, amo la perfezione delle sue labbra. Amo come il mio corpo si adatta al suo per averlo più vicino possibile. Non so se è l’odore del cioccolato fondente fuso, o l’aroma di menta che si disperde per il laboratorio. So però che i miei sensi sono occupati da un’unica cosa. LEI. La voglio. La desidero come mai nessuna nella mia vita. La faccio sedere sul bancone, e mi infilo tra le sue gambe, continuando a baciarla ad accarezzarla. Slaccio velocemente la bandana che le tiene fermi i capelli e le mie dita si intrufolano nelle sue ciocche lunghe e meravigliosamente morbide. Le sue mani scendono, bramose, tremano addirittura mentre mi slacciano i bottoni della casacca e la fanno cadere a terra. Sotto una semplice maglietta bianca a maniche corte. Sorride mentre mi bacia.
-Adoro come ti stanno queste maglie… - mi dice mentre riprendiamo fiato, ma è solo un attimo perché poi mi riapproprio di quelle labbra e continuo ad assaggiarla e mangiarla di baci, mentre anche io slaccio la sua divisa. Al di sotto una t-shirt blu notte, abbinata ai pantaloni.
-Questo colore è il mio preferito su di te…lo amo… - Le mani vagano, e ben presto ci troviamo nudi, nella cucina della pasticceria, mentre le dita accarezzano la pelle, la stuzzicano, ci giocano, diventano implacabili. I gemiti si levano più alti delle note che provengono dall’iPod di Bella e mi rendo conto solo adesso che è la prima volta che posso ammirare il suo corpo completamente nudo, tutto per me. Mi stacco appena dal bancone e da lei e rimango incantato. I capelli le ricadono sparpagliati sulle spalle e le labbra sono gonfie e rosse dai baci che abbiamo continuato a scambiarci. La sua pelle chiara, le braccia appoggiate al bancone per tenersi, le gambe aperte. I suo seni che chiedono di essere divorati e il suo centro che desidero assaggiare.
-Sei meravigliosa…
-Anche tu… - sussurra con le guance rosse d’imbarazzo. Mi avvicino di nuovo ma prima di baciarla, questa volta, afferro il pentolino con il cioccolato e intingo un dito per poi spalmarla sul suo labbro inferiore. Il cioccolato è ancora caldo e abbastanza liquido grazie all’acqua che ha mantenuto il calore. Lecco via il fondente dalle sue labbra ed i suoi gemiti mi fanno impazzire. Ripeto l’operazione un’altra volta, unendo la mia lingua alla sua facendole assaggiare il cioccolato. Lei ad occhi chiusi comincia a passarmi un dito sul petto, fino all’ombelico, gira attorno al capezzolo e poi giù di nuovo, si ferma e poi fa la stessa cosa con l’altra parte. Quando mi stacco da lei mi accorgo che mi ha disegnato con il cioccolato e la sua espressione felice mi lascia stupito. Non mi sono accorto di nulla, troppo preso da lei e dalle sue labbra. Si avvicina con le labbra e pulisce ogni traccia di cioccolato dal mio corpo, arrivando fino a giù e risalendo piano. Questa volta, quando con l’indice mi accarezza l’asta, sento perfettamente il cioccolato che gocciola e all’idea di quello che succederà mi sento già in preda agli spasmi del piacere. Mi guarda affamata e mi sposta per scendere dal bancone, mi ci appoggia contro con la schiena e si inginocchia davanti a me. Oh, questa cosa comincio ad amarla sempre di più. Si avvicina, lentamente, accarezzandomi con la lingua e togliendo solo parte del cioccolato versato, poi mi lecca, come se fossi un gelato, stuzzicandomi i testicoli con le mani. E quando ogni goccia di cioccolato è stata rimossa con minuziosa solerzia, mi prende in bocca e succhia. Oh..potrei svenire.
Mi sento completamente in balia delle sensazioni e non riesco a muovermi se non solo il bacino per chiedere di più.
Cerco di non affondare in lei con violenza, anche se la sua gola calda e accogliente mi fa venire voglia di perdermi completamente. Avrei voglia di afferrarle la testa e guidarla, più veloce, più forte, vorrei addirittura sentire i suoi denti sulla carne delicatamente. Sto impazzendo. Non so più qual è il limite tra fantasia è realtà, sento solo gemiti e la testa che vortica faticosamente. Poi un tocco delicato sulla mano, la stacco dal bancone, ancora con qualche brandello di lucidità, e lei afferra il mio polso e guida la mia mano sulla sua testa.
-Ohhh… - Meravigliosa.
-Non…non voglio…farti…male… - riesco a dire, mentre lei si muove piano, facendomi impazzire ancora di più. Si stacca, tenendo le mani sul mio bacino per non cadere.
-Non me ne farai…voglio solo darti piacere… - chiudo gli occhi e getto la testa nel momento in cui passa la lingua sui testicoli. Dio quanto la amo. Posiziono bene la mia mano sulla sua testa, intrecciando le dita alle sue ciocche castane e la guido su di me. Vado piano ma mi spingo dentro completamente, una volta…due volte…finché l’intensità è troppa e mi trovo ad aumentare il ritmo e sento la sua gola produrre gemiti di piacere. Oh, è talmente fantastico. Così tanto che ci metto davvero poco a raggiungere l’orgasmo e liberarmi in lei. Manda giù a fatica e quando riesco ad essere più lucido la stringo tra le braccia.
-Piccola… - non finisco però, perché mi bacia. E la sua bocca sa di me e di cioccolato e vi assicuro che è dannatamente eccitante. Si ritrova sul bancone in un attimo ed io ripropongo il suo giochetto sul suo corpo. Sorride maliziosa, ma vedo le sue guance colorarsi di rosso. E’ magnifica. Lecco voracemente il cioccolato dal corpo, concentrandomi sui suoi capezzoli che diventano durissimi nella mia bocca e che la fanno gemere incontrollata, ma quando scendo, il suo profumo di donna si mischia con l’aroma amaro e profondo del cioccolato fondente ed io amo il cioccolato fondente. Lecco via l’impostore dal suo centro e mi godo i gemiti e l’ansimare frenetico, il muoversi del bacino per avere di più e porto le mie dita alla sua apertura per accarezzarla, per entrare in lei, per aumentare il volume dei suoi lamenti. Mi dedico al suo clitoride, è così sensibile che basta passare piano con la lingua per farla gemere, ma io non mi accontento, voglio che impazzisca di piacere, proprio come ha fatto con me. Mantenendo le dita dentro di lei e muovendole dentro e fuori, spingo la lingua a movimenti circolari e pressati sul fascio di nervi, getta la testa indietro, gridando il mio nome e le dita sono completamente inondate di lei. Le porto alla bocca, davanti ai suoi occhi e posso leggervi desiderio, ancora e ancora. Il suo sapore è meraviglioso. La bacio mentre mi posiziono in mezzo alle sue gambe e mi guido dentro di lei.
-Sei sicura piccola?
-Mai stata più sicura di così, nella mia vita…ti voglio… - spingo dentro di lei, ansimando. E’ stretta, bagnata ma stretta. E il suo fiato corto e le mani che si stringono tra i miei capelli mentre le nostre fronti sono appoggiate l’una all’altra, mi fanno perdere il controllo e in un attimo mi trovo dentro di lei, sepolto da migliaia di stelline che mi vorticano attorno. Dio…che sensazione. –Oddio… - si lascia scappare un lamento più forte quando comincio a muovermi lentamente. –Di più…più veloce Edward… - mi morde la spalla e chissenefrega se domani avrò dei segni addosso. E’ l’esperienza migliore della mia vita. Ho sempre sognato farlo qui dentro, giocare con gli ingredienti. Non ho mai potuto esaudire prima il mio desiderio perché non ho mai trovato una ragazza come lei. E’ così forte, sensuale, determinata, giocosa, bellissima, sexy, meravigliosa e fantasiosa. E poi…amo come sto dentro di lei. E’ la persona perfetta per me.
Comincio ad aumentare i movimenti, il ritmo cresce e lei si abbandona sul bancone, stendendosi all’indietro, i capelli sono sparsi, come una nuvola attorno a lei, le mie mani arpionate ai suoi fianchi e spingo. Spingo più forte affondando con decisione, con passione, con amore. Le sue mani vanno a stringere i seni e a stuzzicare i capezzoli che svettano meravigliosamente duri e rosa scuro sulla sua pelle. E’ una visione paradisiaca.
-Oh Bella…Ti prego…Ti prego vieni con me… - sono scosso dal piacere, non so quanto riesco a tenermi ancora, ma quando sento i suoi muscoli contrarsi e il suo corpo ricoprirsi di rosso, mi lascio andare, collassando sopra di lei.
-Wow… - dice e non posso fare a meno di sorridere sul suo petto. –Edward…
-Si?
-Penso di…essermi innamorata di te..
-Menomale…perché pensavo di essere io l’unico affetto da questa malattia! – ridacchia e sento tutti i muscoli del suo corpo massaggiarmi e cullarmi. Oh….Oddio!

Ci rivestiamo con tutta calma e insieme portiamo a termine il dolce.
Dobbiamo sciogliere un’altra barretta di cioccolato, perché quella precedente l’abbiamo spalmata e mangiata per metà! Dopo un’ora finalmente li sforniamo, attendiamo che si raffreddino prima di conservarli e intanto sistemiamo il caos che abbiamo fatto.
-Vieni a casa con me?
-Solo se ordiniamo il cinese e non cuciniamo! – ridacchio e l’abbraccio stretta a me.
-Va bene amore..tutto quello che vuoi! – la giornata che era iniziata come uno schifo totale si è completamente rivoltata. Ho fatto l’amore per la prima volta con questa donna magnifica e so che non voglio separarmene. Mi fa sentire così giovane, così allegro, così felice. Torniamo a casa in auto, con la busta del cinese sul sedile posteriore. Non mi sento più solo. La solitudine è un sentimento e una sensazione vecchia, passata. –Sai, la torta cioccolato e lampone è la mia preferita…solitamente la preparo quando devo festeggiare qualcosa o per risollevarmi il morale. E’ la mia cura per tutto…quando…quando sei venuta a fare la prova in pasticceria, l’ha preparata così bene che assaggiandola sono tornato a ricordi felici. Peccato che tornando a casa non avrei avuto nessuno con cui condividere tutto ciò…
-Ehi…perché mi stai dicendo questo? – stringe la mano nella mia, mentre saliamo in ascensore.
-Perché adesso ho qualcuno con cui condividere i miei pensieri ed è la cosa più bella del mondo. Posso parlarti della mia giornata, anche se la viviamo insieme, posso raccontarti della mia vita anche se mi senti parlare per tutto il tempo in cucina…posso condividere con te degli involtini primavera e una bottiglia di cola e posso preparare un dolce con la donna che amo. E’ meraviglioso..ed avevo voglia di dirtelo! – mi bacia che ormai siamo già dentro all’appartamento e sorride appena si stacca.
-Ti amo…si, ti amo!
-Anche io!

Il film demenziale che abbiamo scelto per accompagnare la nostra cena è finito, i titoli di coda appaiono e scorrono veloci. Io me ne sto sul divano accarezzando le braccia alla mia ragazza. Sembra tutto così semplice e normale. Vorrei già che vivesse con me, ma aspetterò a dirglielo, non voglio che scappi. Di sicuro però, non aspetterò troppo perché voglio davvero vederla ogni mattina, ogni sera, stringerla ogni notte.
-Sai…pensavo di prendermi qualche giorno di vacanza, magari…la prossima settimana che non c’è molto lavoro…potremmo partire e fare un viaggetto, che ne dici? – si alza di scatto dalle mie gambe e mi guarda allibita.
-Edward Cullen che si prende una settimana di vacanza?
-Si, che c’è di strano?
-Oh, niente…solo che sono anni che non ti stacchi dalla pasticceria!
-Beh…forse è arrivato il momento di…dare una svolta alle tradizioni no?!
-E dove vorresti andare, sentiamo?
-Non lo so, a te dove piacerebbe andare?
-Edward, io non posso andare in ferie…
-Come no?! Perché?
-Perché sono stata assunta da poco e non posso di certo andare in ferie ora..
-Sono io il capo Bella!
-Già…
-E tu andresti in vacanza con il capo, e fidati, il capo si arrabbierebbe molto se tu non andassi in ferie con lui! – lei sghignazza.
-Davvero? Dimmi dove vorresti andare?
-Per prima cosa…voglio incontrare i tuoi genitori e poi…ho voglia di andare al mare, un posto caldo, voglio vederti in costume e stringerti nell’acqua mentre ti schizzo! Ho voglia di divertirmi…tu, invece?
-Qualsiasi cosa il capo abbia voglia di fare…ho intenzione di non farlo arrabbiare e di renderlo molto, molto felice.
-Oh questa si che è una notizia favolosa! – è davvero divertente stare con lei, è così spontanea. Meravigliosa. –Perché il capo non vuole arrabbiarsi e vuole davvero, davvero passare la prossima settimana in tua compagnia a essere felice.
-Per tutta la vita Edward. Per tutta la vita!

Fine.