Little Sweets
Edward pov.
-Alice! Alice! Corri! – sto guarnendo la torta con una crema
alla nocciola e odio gli inconvenienti dell’ultimo minuto. Io ho sempre il
controllo di tutto, e in questo momento invece, mi manca esattamente avere il
controllo della cosa più importante. La consegna del dolce. Da quando mia
sorella si è messa a dire in giro che facciamo anche consegne a domicilio la
pasticceria è diventata un caos. Io faccio dolci, non il trasportatore. Questo
ha implicato l’assunzione di nuove persone nello staff e l’acquisto di un
furgoncino refrigerato che permette ai dolci di non rovinarsi. Avevo intenzione
di ampliare l’attività e quella pazza era convinta che questo fosse il modo
giusto per avere più entrate. Certo, devo dire che molte istituzioni e aziende
hanno commissionato più dolci, ma questo significa anche più lavoro per me e
più ansia. Non so mai come arrivano i dolci a destinazione, e non posso di
certo lasciare la pasticceria per occuparmi anche di quello.
-Edward, calmati…sono al di là della parete, non serve che
urli così! – non serve che urlo?! Sono nel bel mezzo del caos e lei mi dice che
non devo urlare. Con Emmett e Jasper a casa influenzati e Alice che riesce a
stento a seguire i clienti lì fuori qui in cucina siamo a corto di personale.
Siamo rimasti io, Rose e Jacob. Si insomma…una cosa di famiglia. Io ed Emmett
abbiamo sempre avuto la passione per i dolci, ricordo che quando la mamma li
cucinava ci sedevamo al di là del tavolo e controllavamo i suoi movimenti. Poi
quando siamo diventati più grandicelli abbiamo iniziato a prendere confidenza
con le fruste, le spatole, le uova e la farina…da lì una lunga gavetta fino a
riuscire ad aprire una pasticceria tutta nostra. Alice gestisce i clienti
insieme a Jasper, suo marito. Non la farei avvicinare ad un impasto neppure se
fossi in un letto di morte, lei e la cucina sono due mondi completamente
differenti. Emmett invece alla scuola di cucina ha incontrato Rose e quando lei
è rimasta senza lavoro è stata una decisione facile quella di assumerla qui da
noi. E’ alla ricerca della perfezione in ogni cosa che fa, esattamente come me,
e la cosa mi lascia piacevolmente sereno…So che lascerei il laboratorio in
buone mani, nel caso in cui dovessi ammalarmi, se ci fosse lei. Con Emmett
invece regna il caos, e anche se è bravo in quello che fa, odio quando lascia
tutti gli strumenti sporchi per ore, quando basta un attimo per inserirli nella
lavastoviglie.
-E’ arrivata la ragazza per la prova?! – sbuffo. Insieme
abbiamo deciso che sarebbe stato il caso di assumere una persona in più, che
lavorasse con noi in laboratorio, dato che con il nuovo impegno di mia sorella,
cioè le consegne a domicilio, dobbiamo fare a meno di Emmett e Jacob per gran
parte della giornata. Mi fido di loro, Jacob è un amico, ci conosciamo dalla
scuola di cucina e lavora sodo da quando gli ho proposto di stare qui dentro.
Non si lamenta mai, ed è sempre pronto a nuove sfide. E’ stato lui a propormi
questa ragazza, Isabella, che dovrebbe venire a fare la prova oggi. Abbiamo
deciso che sarò io ad osservarla nel lavoro e ad affiancarla per il momento,
Rose potrebbe essere troppo burbera come primo approccio, perché deve
sbloccarsi con le persone nuove, Emmett è ammalato e Jacob deve uscire per
andare a fare le consegne con altri due ragazzi, che di sicuro non mettono
piede in laboratorio, Garrett e Taylor.
-No Edward, non ancora…
-Odio la gente che arriva in ritardo! – sbotto, mentre appoggio
la sac-à-poche e prendo l’altro pan di spagna da appoggiare sopra la
guarnizione.
-Edward, veramente all’appuntamento manca più di mezzora…Che
ti prende oggi? – lancio uno sguardo all’orologio alla parete, prima di
poggiare il pan di spagna.
-Non mi ero reso conto del tempo…quando arriva mandala a
cambiarsi e poi in laboratorio…devo finire la torta per il compleanno della
signora McLaine.. – afferro la bottiglia e spruzzo la bagna, con zucchero, acqua
e rum, poi sopra adagio un foglio di cioccolato bianco solidificato. Prendo la
ciotola di cioccolato fuso e con la spatola comincio a metterne sopra al foglio
appena poggiato, per ricoprirla.
Amo il mio lavoro.
E’ un mix di delicatezza, carezze, tenerezza, passione. Devo
sapere come abbinare i gusti, come creare armonia di colori, come rendere una
torta divertente o sensuale.
Dipende dalla persona che viene ad ordinarla, dipende a che
gusto vuole la crema, la guarnizione.
Per questo compleanno sono stati chiarissimi ed ho poco
spazio di manovra, ma il foglio di cioccolato bianco croccante, che senti sotto
ai denti quando prendi un boccone, è una chiccheria che non si aspettano.
-Rose, hai terminato con le fragole? – non hanno voluto
delle roselline di pasta di zucchero o di crema al burro o di cioccolato
plastico o di altro…no…delle fragole finte, fatte con una crema chantilly alla
fragola. Spumosa, ma consistente se lasciata in frigorifero per ore. Così ho
fatto creare delle fragole da Rose, i puntini neri sono stati ricreati con
cioccolato fondente fuso e un pennellino sottile, sottile. Quando me le porge
sorrido. –Perfette grazie! – spatolina in metallo, e via, si adagiano che è un
piacere. Prendo la scritta con il cioccolato fondente fatta in precedenza,
dalla cella frigo e l’adagio vicina alla fragole. –Finita! – Rose alza il
pollice, e ritorna a dare attenzione alla sua torta per il secondo compleanno
di un bambino, la copertura in pasta di zucchero e le macchinine per decorarla.
–Bene..adesso metto a posto gli strumenti, poi scelgo il dolce da far fare
all’apprendista…consigli? – in laboratorio siamo rimasti solo io e la mia
futura cognata, la quale ama pasticciare con la pasta di zucchero, soprattutto
se il destinatario è un bambino o una bambina al di sotto dei dieci anni. Adora
i bambini, più piccoli sono meglio è. E devo dire che…la vedrei proprio bene
come mamma, chissà se mio fratello ci sta pensando?!
-Ehi Edward…Isabella è arrivata, si sta cambiando! Come
vedi…è in anticipo di dieci minuti!
-Grazie… - sorrido tra me e me. Meglio in anticipo che in
ritardo. Come potrei fidarmi di una persona che arriva in ritardo già alla
prima prova?
-Allora, che cosa pensi di farle fare?
-Beh..come prima cosa voglio vedere come se la cava con la
decorazione dei cupcakes, poi passiamo a riempire i cannoli…
-Una sfida di velocità insomma! – mi sorride Rose.
-Si una sorta… e poi, credo che provo con la classica
cheesecake ai frutti di bosco e alla torta cioccolato e lamponi…che dici, può
andare?
-Niente tortino o creme brulè? Vai su dolci semplici Edward…
- mi guarda sorpresa.
-Dici? Devo scegliere qualcosa di più difficile e
articolato?
-Beh…potresti controllare come se la cava con la pasta di
zucchero o con le decorazioni con cioccolato plastico o….come fa un soufflé con
le fragole! – alza le spalle mentre sta sistemando una macchinina attorno alla
torta.
-Mi serviranno mesi di prova se volete farmi fare tutto ciò!
– una voce dolcissima ci fa girare verso la porta del laboratorio. Non
l’abbiamo sentita arrivare, sarà perché sono quelle porte che si aprono da ambo
i lati e che non sbattono tra loro, sarà che è silenziosa o che noi eravamo nel
nostro mondo ma…adesso ha scoperto prima cosa voglio farle fare e la cosa non
mi piace molto. Avanza verso il bancone dove sono appoggiato e tende la mano,
fredda quando la prendo nella mia, calda. –Isabella Swan, piacere! Preferisco
essere chiamata Bella comunque…tu devi essere Edward…il proprietario. Giusto?!
– annuisco. La sua mano anche se quasi gelida, è ben curata e delicata. Non
sembra neppure una pasticcera. Non ha tagli, non ha ustioni, non ha la pelle
secca per i troppi lavaggi, o lavora con i guanti, o non lavora solitamente.
-Piacere…Si sono io! Benvenuta nel nostro laboratorio… - lei
si guarda attorno con un sorrisino soddisfatto addosso. –Lei è Rosalie, una
collaboratrice, nonché la ragazza di mio fratello Emmett, che adesso è a casa
influenzato. Hai già conosciuto mia sorella Alice, giusto?!
-Si…il folletto canterino! – sussurra ma la sento benissimo
e io e Rose sorridiamo.
-Si proprio lei! – per fortuna ho avuto la buona decenza di
lasciarle andare la mano, o chissà che figura. –Allora, sei pronta per
iniziare?
-Non vuoi sapere dove ho studiato, dove ho lavorato, che
crediti ho? – alza un sopracciglio, in una mossa che assomiglia tanto alla mia.
-Jake mi ha già spiegato tutto…Avete studiato insieme e lavorato
per qualche mese in una pasticceria di Port Angeles, giusto? – annuisce.
-Ti basta la sua parola?
-Si…basta…voglio vedere come lavori…allora…cosa credi di
poter fare oggi? Dato che hai ascoltato…
-Beh…qualsiasi cosa tu voglia… - alzo un sopracciglio.
Qualsiasi cosa voglio? Wow.. Bella com’è potrei farle fare qualsiasi cosa. I
capelli sono raccolti in uno chignon alto, tutti i capelli più corti sono
fermati dalle forcine e nel taschino bianco della divisa tiene un fazzoletto
blu notte. Non mi spiego il motivo ma mi fa sorridere quel tocco di colore. Le
guance sono rosate e la bocca piena e carnosa, verrebbe voglia di mangiarla
assieme al cioccolato. –Si insomma ecco…decidi tu! – mette le mani in tasca,
probabilmente per non farmi vedere come trema e stringe le spalle. Uhm…vediamo.
Cosa posso farle fare? Quasi quasi, ascolto il consiglio di Rose.
-Allora…vediamo…per scaldarti ti faccio decorare qualche
cupcakes, è questione di velocità…e magari anche come te la cavi a riempire i
cannoli. Poi penseremo a qualcos’altro. Sei d’accordo?!
-Perfetto..quanti in quanto tempo?
-Cinquanta e cinquanta. Nel più breve tempo possibile.
Cannoli, metà al cioccolato e metà alla ricotta. I cupcakes li lascio decidere
a te…qui sopra hai tutto ciò che può servirti. Quando vuoi..inizia.
Prende il fazzoletto e lo sistema sulla testa, adesso i suoi
capelli sono racchiusi dentro quel pezzo di stoffa blu notte che gli fa da
piccolo cappello. Furba la ragazza!
Poi si avvicina al bancone e sceglie la sac-à-poche, afferra
due dei sacchetti usa e getta.
Strana scelta per una prova.
Afferra la teglia con i cinquanta cannoli vuoti, pronti per
essere riempiti e li adagia sul bancone, la ciotola con il cioccolato e quella
con la ricotta lavorata.
-Il riempire la sac-à-poche è all’interno del conteggio del
tempo o esterno?
-Esterno, non sono così sadico… - sghignazzo. Lei alza le
spalle.
-Non si sa mai… ci sono alcuni pasticceri che richiedono una
certa tecnica addirittura per spolverare lo zucchero che va caramellato. – lo
so bene. E questo mi fa pensare che lei ha davvero fatto molte prove prima di
venire qui da me.
-Riempi i sacchetti e poi farò partire il tempo quando
inizierai con il primo… - chiarisco. Lei annuisce e poi inizia ad arrotolare il
sacchetto trasparente. Lo tiene con l’indice e il pollice aperto e con l’altra
mano afferra la ciotola della crema al cioccolato e aiutandosi con la spatola
fa cadere quella delizia nel sacchetto tra le sue dita, senza farne cadere
neppure un po’ e senza macchiare da nessuna parte. Con solo due mani tiene il
sacchetto, la ciotola di metallo, e la spatolina. Appoggia il tutto, arrotola
il nylon e lo ferma piegandolo sotto il peso della crema, poi prende l’altro
sacchetto, ripete l’operazione, ma questa volta non lo tiene con due dita,
bensì lo avvicina alla ciotola con la ricotta lavorata e inclinandola fa cadere
il composto all’interno del sacchetto.
Immaginavo che mi chiedesse dove poteva trovare il porta
sacchetti, per avere le mani libere e riempire dal sac-à-poche, invece ha fatto
tutto da sola, con due mani. Già questo, mi lascia sorpreso. Rose si è
appoggiata dall’altro lato della sala e osserva, con occhi vigili ogni più
piccola mossa di questa ragazza, facendo in modo di non essere notata o di
sembrare invadente.
-Puoi far partire il tempo… - Taglia la punta del sacchetto
e con una velocità mai vista all’interno di questo laboratorio riempie tutti i
cannoli alla ricotta da un lato e poi dall’altro senza staccarli dalla teglia.
Ripete l’operazione con quelli al cioccolato e appoggia la sac-à-poche
all’interno delle ciotole.
-Wow…passa ai cupcakes! – prende la teglia da sotto il
piano, li avevo preparati quella mattina e sempre con dei sacchetti, e mai con
la sac-à-poche di stoffa, prende a riempirli con le diverse creme colorate che
aveva preparato Rose. Poi comincia a farcirli di tre tonalità diverse, con una
velocità pazzesca. Appoggia i sacchetti, si sporge a prendere le decorazioni,
fiorellini di pasta di zucchero, perline, rose, e chi più ne ha più ne metta, e
decora ogni cupcakes senza lasciarne sguarnito neppure uno.
-Finito! – dice sorridendo. Le mani pulitissime, e non usa i
guanti. Le maniche della giacca lievemente arrotolate, fino ai gomiti, per non
toccare il dolce su cui sta lavorando. Prima non l’avevo notata, ma è
semplicemente perfetta. Non ha una cosa fuori posto questa ragazza, ed ha una
velocità invidiabile.
-Credo che possiamo farle fare la Cheesecake e la torta
cioccolato e lampone… - mi suggerisce Rose dal fondo, probabilmente la ragazza
piace anche a lei e vorrebbe lavorarci insieme –Domani potrebbe tornare per
fare soufflé e decorazione con la pasta di zucchero. – o forse vuole solo
metterla a suo agio oggi, per darle la mazzata domani. Rose alle volte non la
capisco davvero.
-Avete una ricetta che devo seguire o…faccio io?
-Fai tu…Che gusto c’è a farti fare la nostra ricetta? E’
bello vedere se sei capace di fare dei dolci tu, senza seguire la nostra
ricetta…
-D’accoordoo! – strascica la sua affermazione, forse ci
crede strani. In effetti, avrei dovuto darle la ricetta vero?!
-Anzi no…segui la nostra! – tiro fuori il ricettario e
glielo passo. Lei sfoglia veloce fino ad arrivare alla cheesecake e comincia a
cercare gli ingredienti.
Scioglie il burro a bagnomaria, mentre pesta i biscotti, non
usiamo il macchinario perché ci piace sentire qualche pezzo di biscotto intero
quando affondiamo la forchetta. Lei si adatta con quello che trova, è la prima
volta che mette piede in questa stanza eppure sembra che sappia esattamente dove
cercare.
-Crema cotta o crema fredda? – mi dice ad un certo punto. Io
guardo Rose che mi fa segno di farle fare quella fredda.
-Fredda. – annuisce mentre controlla il burro, poi prende
una ciotola e ci versa dentro lo zucchero e il formaggio spalmabile, rompendolo
con una frusta. I suoi movimenti sono decisi, ma nello stesso tempo molto
dolci. Sono fermo di fianco a lei per guardare mentre si muove con gli
strumenti. E’ bellissima ed è sexy averla nel laboratorio.
Quando si comincia a sentire l’odore del burro fuso butta
all’interno del pentolino i biscotti con lo zucchero e mischia amalgamando il
tutto, lo lascia in caldo a bagnomaria mentre prende la tortiera e ci passa un
po’ di burro con le mani, soddisfatta versa i biscotti all’interno e li preme
con le dita per comprimerli e livellarli. Contenta del risultato li mette nel
frigorifero mentre riprende a fare la crema. Segue la ricetta passo, passo e
quando la crema raggiunge la consistenza desiderata sorride estraendo i
biscotti dal frigorifero e riempiendo la teglia di crema al formaggio, livella
con la spatola e poi mette nel frigorifero.
-Cioccolato e lampone? – annuisco –Sempre con la vostra
ricetta?
-Si… - la cerca nel ricettario e la legge un attimo prima di
sospirare e annuire. Ha un procedimento lungo, ma è la torta che preferisco.
Sciacqua le ciotole che ha utilizzato per la cheesecake e le asciuga,
riutilizzandole per la nuova torta, sento Rose che ridacchia. Il laboratorio
non è mai stato così silenzioso come oggi.
-Non si può…mettere un po’ di musica? – la guardo allibito.
Musica? Mentre si lavora? Oh no…ci distrarremmo e basta.
-Veramente….uhm…no…preferirei di no. Mi distrae…
-Posso allora…ascoltare l’iPod? – mi volto verso la mia
quasi cognata, che come me è stupita dalla domanda, ma annuisce.
-Ehm..si..fai pure. – prende l’iPod dalla tasca della
giacca, mette le cuffiette, facendole passare dietro la schiena e subito
sorride, poi si avvicina al lavandino ed estraendo una saponetta dall’altra
tasca si lava le mani. Oh, non ha usato il nostro sapone. Si asciuga con un
fazzolettino tirato fuori dalla sua tasca e torna al lavoro.
La osserviamo mentre crea il pan di spagna al cioccolato e
lo inforna, mentre con due terzi dei lamponi crea la marmellata da stendere al
centro, e poi scioglie una barretta di cioccolato bianco e la stende sulla
piccola tavoletta di marmo. Sorrido, i miei fogli di cioccolata croccante.
Quando il pan di spagna è cotto, lo tira fuori dal forno,
tutta concentrata a canticchiare e fischiettare, ignara che noi possiamo
sentirla. Rose intanto si è avvicinata.
Taglia il bordo del pan di spagna, che non è tondo perfetto
e la parte alta, per appiattirlo. E’ una gioia guardarla lavorare, le si forma
una linea tra gli occhi quando è concentrata, come quando stende la marmellata
sopra il foglio di cioccolata bianca che viene adagiato all’interno del pan di
spagna tagliato a metà. Il resto della marmellata lo mette sopra e attende che
si raffredda prima di versare la cioccolata fondente a ricoprire il tutto.
Adagia i lamponi sopra, creando una spirale e scaglie di cioccolato bianco, la
trasferisce nel porta torte e quando crediamo che abbia finito ci sorprende,
ricordandosi della cheesecake nel frigo. La tira fuori e la guarnisce con le
fragole e lo sciroppo di fragola che trova già pronto nel frigo, poi la
appoggia vicino alla torta cioccolato e lamponi e ci sorride.
-Ecco, finito! – guardo l’orologio, sono passate quattro ore
ed è quasi l’orario di chiusura. Non mi sono neppure reso conto del tempo che
passava.
-Beh, direi che possiamo chiamare Alice e gli altri e fare
assaggiare, tu che dici Edward?
-Si…assolutamente..
-Io…ecco andrei allora, Jake ha il mio numero, potete
chiamarmi se volete un’altra prova o se avete bisogno di qualcosa o…ecco se per
caso volete che lavori con voi. Se posso, tornerei a casa…
-Non resti per assaggiare il tuo lavoro?
-Ehm veramente..
-Hai fretta di tornare a casa? Qualcuno che ti aspetta per
cena? – non so perché ma alla domanda di Rosalie mi sento percorso da un
brivido e spero che la risposta sia negativa.
-No..ecco, no. Però…Beh, si, okay… rimango volentieri! – Rose
le porge lo sgabello, mentre io prendo dalla dispensa alcuni piattini di carta.
La mia quasi cognata ha pensato a porre nella cella frigorifera sia i cupcakes
sia i cannoli già riempiti, domattina penseremo ad esporli.
-Allora Isabella, raccontami…dove hai lavorato fino ad ora?
Hai una velocità pazzesca… - sento Rose che domanda, per fortuna c’è lei che
tiene banco o non saprei come comportarmi.
-Ho lavorato a Port Angeles, mio padre è di Forks e in quel
paesino c’è una sola pasticceria a conduzione familiare, talmente piccola che
talvolta non si trovano neppure dolci più sofisticati rispetto a una torta al
cioccolato. E nell’ultimo anno ho lavorato nel laboratorio di James Hunt,
dall’altra parte di Seattle. Non ha una vera e propria pasticceria, lavora per
il supermercato, per cui…si doveva essere veloci e con poca diversità. E
soprattutto…nessun dolce su ordinazione, nessuna fantasia, nessun impiego delle
tecniche di pasta di zucchero o crema al burro o altro…un vero dispiacere. –
dice con la voce depressa.
-Come mai ti sei licenziata? – torno in quel momento, con
delle bibite, i piattini, le forchettine e dei bicchieri. Come faccio a
portarli è un mistero pure per me. Lei arrossisce.
-Ecco…io…James ha tentato più volte di…uscire con me, e il
lavoro diventava imbarazzante, agitato, teso…non c’erano più le condizioni per
una collaborazione priva di secondi fini da parte sua e serena da parte mia.
Tutto qui. Ho preferito andarmene..
-Hai fatto bene. L’ambiente di lavoro deve essere estraneo
alle situazioni di coppia.. – scoppio a ridere.
-Proprio tu lo dici Rose? Lavori con Emmett, e Alice con
Jasper! – mia cognata ridacchia e fa l’occhiolino a Isabella.
-In effetti…Io pulisco in giro, voi prendetevi una pausa,
Edward sta qui dentro da stamattina alle sei… - ora è il mio turno di
arrossire, anche se è la verità.
-Wow…sei uno stacanovista?
-Amo il mio lavoro e amo occuparmene quando qui dentro non
c’è nessuno. Solo con Rose riesco ad avere i miei spazi e la mia tranquillità
perché lei non chiacchiera e se ne sta sulle sue…ma quando c’è Jacob o anche
Emmett, qui dentro è la fine del mondo! – ridacchia e mai suono mi è sembrato
più bello di questo.
-Perché allora cercate qualcun altro?!
-Perché Emmett e Jacob andranno fuori a fare le consegne,
grazie alla magnifica idea di mia sorella – lancio un’occhiataccia verso la
porta che divide dal locale di vendita –E qui restiamo solo io e Rose,
impossibile mandare avanti tutto quanto.
-Capisco…E, vi fidate ad inserire nello staff qualcuno che
non fa parte della famiglia? – tiene le mani appoggiate alle gambe, indossa un
pantalone abbinato alla casacca bianca, solo che questo è blu notte, come la
bandana.
-Jacob è un amico, non fa parte della famiglia come intendi
tu, ma fa parte di questa famiglia che è la Little Sweets…Ti piacerebbe
lavorare per noi? – Devo ancora assaggiare le sue due creazioni, ma ho guardato
come ha lavorato e non ha sbagliato nulla, ha dovuto leggere una sola volta la
ricetta per ricordarla ed è riuscita a fare tutto in quattro ore, nonostante
fosse la prima volta che metteva piede qui dentro, nonostante non sapesse come
cucinava il forno eccetera. E’ stata brava e adeguata alla sfida.
-Posso, lavarmi le mani? – annuisco e lei si porta al
lavandino, dove Rose sta sciacquando alcune spatole, tira fuori di nuovo la
saponetta e per fortuna ci pensa mia cognata a porgerle la domanda che mi
tormenta.
-Come mai usi la saponetta?
-Oh…è…è un sapone particolare che fa mia nonna in Italia, è
a base di olio di oliva…
-Sei italiana?
-Di origine si…
-Ecco perché sei in grado di riempire i cannoli con quella
maestria! – lei ridacchia.
-Ammetto di aver aiutato mio nonno nella sua pasticceria
quando andavo d’estate! Colpevole! – Rose si trova bene con lei, si è subito
sbloccata e chiacchierano insieme.
-Allora spiegami del sapone…
-Oh, magari può far schifo a primo impatto ma…beh, hai
presente l’olio d’oliva appena fatto? Crea dei depositi, con quelli si possono
fare molte cose, mia nonna crea delle saponette che poi dona alle sue vicine.
Loro le usano grezze per lavare i panni, sbianca che è una meraviglia! Per me
invece ne crea alcune con olio d’oliva, mandorle e profumo di rosa…annusa! –
glielo porge e Rose sorride annuendo. –Pulisce le mani meglio di un sapone
qualunque ed è meno aggressivo. Lavorando in cucina così tante ore non voglio
avere le mani secche o rovinate per colpa dei prodotti industriali… vuoi
provarlo? Ti lascio la mia, a casa ne ho ancora… - gliela porge e Rose la
ringrazia sorridendo.
-E’ un bel pensiero, grazie…la proverò di sicuro. –Ecco
spiegato il motivo delle sue mani morbide. Ecco spiegato il motivo della sua
velocità con i cannoli. E’ una ragazza fenomenale.
-Allora! Chiuso il negozio…Jake e i ragazzi sono qui fra
dieci minuti. Voi avete finito?
-Certo…Rose sta sistemando…Isabella ha terminato la sua
prova, per oggi e volevamo assaggiare…che ne pensi? Ti unisci a noi? – conosco
bene la golosità di mia sorella, per cui è molto semplice convincerla, basta
spostarmi un pochetto per mostrarle cosa c’è da assaggiare e gli occhi le si
illuminano.
-Oh! Certamente! Ne porto una fetta anche a Jasper, così
magari si riprende prima! Allora Bella, come ti sei trovata in questo….caos?!
-Ehi! Qui dentro non c’è caos!
-Come no! Come se non vi conoscessi! Ma non stavo parlando
con te…allora Bella?! – si avvicina a Alice sorridendo.
-E’ una cucina molto grande e attrezzata. Tutte le cose sono
a portata di mano, come se apparissero quando ne ho più bisogno. E non è un caos,
davvero. E’ tutto pulito, ordinato, classificato…E’ un piacere lavorarci!
-Glielo dirai a tuo zio?! – eh? Di che parlano?
-Solo se vengo assunta! – sghignazzano.
-Oh…ti invidierà fino alla morte allora!
-Potete renderci partecipi delle vostre risate?
-Che fratello impiccione!
-Che sorella rompi scatole! – la rimbecco e lei mi fa la
linguaccia. E’ sempre così. Non importa che sia la più piccola di casa, ha
sempre l’ultima parola su tutto.
-Te lo spiego io! Il fratello di mio padre ha seguito le
orme di mio nonno, occupandosi della pasticceria di famiglia, in
Italia…volevano che andassi da loro, ma separarmi dalla mia famiglia non è una
cosa possibile per me. Così…abbiamo scommesso che sarei riuscita ad essere
assunta da una delle pasticcerie più rinomate qui nei dintorni. Non pensavo
alla vostra in realtà, ipotizzavo di spostarmi parecchio, dopo la disavventura
con James, ma…Jake mi ha parlato di questo posto e beh…ecco tutto.
-Credo di non capire…
-Che fratello tardo!
-Che sorella rompi scatole!
-Che fratello privo di fantasia!
-Che sorella rompi scatole! – le risate che si levano nella
stanza contagiano anche me.
-Io e mio zio siamo abbastanza competitivi, e mi voleva
nella pasticceria perché ama i miei bocconcini di fondente e menta, dice che
come li faccio io non li fa nessuno! – sorride e i suoi occhi si illuminano di
qualcosa, brillano proprio. E’ una gioia osservarli. –La pasticceria di
famiglia è una delle più famose della mia regione, ha vinto campionati
nazionali di specialità e sono tutti orgogliosi in famiglia. Ma non mi piace
vivere in Italia, preferisco stare qui. La mia famiglia sarebbe disposta a seguirmi,
se dovessi spostarmi tanto, pensavamo di andare a Los Angeles per le vacanze e
guardarmi un po’ in giro…mio zio ha detto che non sarei riuscita ad ottenere un
posto prestigioso…una sfida che ho accettato. Ecco tutto.
-Quindi…se ti assumiamo vinci la sfida?
-Esattamente…infondo siete la pasticceria più grande di
tutta Seattle, il vostro nome arriva fino a Forks. – stringe le spalle, con le
mani in tasca.
La porta si apre, rivelando gli schiamazzi di quei tre orsi
che ritornano dalle consegne.
-Ah, siete tutti qui! Ehi Bella! – Jacob le corre incontro e
l’abbraccia stretta. Di nuovo quella sensazione allo stomaco. Ma che diavolo!
-Jake! Che bello rivederti…!
-Ti hanno trattato bene o ti hanno torturata?!
-Jake, ricordati di chi è il capo qui dentro! – ringhio, ma
ovviamente scherzo. Forse!
-Ahhh! Come sei suscettibile oggi! Allora…che ti hanno fatto
fare?
-Guarda che siamo qui! – dice Rose, avvicinandosi e
afferrando il coltello per assaggiare i dolci. –Comunque una semplice
cheesecake e una torta cioccolato e lamponi. E poi Ed si è divertito con la
gara di velocità! Sapevi che Bella riempiva i cannoli con una maestria unica?!
-Oh si! Dammi il five bambina! – sorrido meccanicamente,
anche se lo stomaco si contrae sempre di più. – Si lo sapevo Rose…è stata lei
ad insegnarmi! – Alice lo guarda stupito ed io anche.
-Ma da quando vi conoscete voi due?
-Beh…da tanto tempo. Jake è di Forks, La Push precisamente.
Ma…si è trasferito a Seattle per frequentare una delle migliori scuole di
cucina. Poi però ha lavorato a Port Angeles, ancora non capisco il motivo…
-Davvero sei di Forks? Non lo sapevo! – dice Alice.
-Si, mio padre e il padre di Bella andavano hanno fatto il
liceo assieme. Lo zio di Charlie abitava alla riserva, era il vicino di casa di
mio padre. Quando a Charlie, dopo una vacanza, è venuta la pazza idea di
restare con lo zio, sua madre non ha potuto opporsi talmente sbatteva i piedi.
Così alla fine è rimasto qui, è cresciuto con mio padre ed è così che io e
Bella ci conosciamo. – Devio lo sguardo all’operazione di Rose, sta tagliando i
dolci in fette uguali, e poi le ripone nei piattini, mi sporgo per aiutarla, in
modo che la mia attenzione sia concentrata in altro e non in quella morsa che
mi stringe lo stomaco. Alice aiuta a passare i piattini, mentre Jacob e Bella
si sono seduti, di fianco a Garrett e Taylor.
-Noi ci siamo già visti da qualche parte vero? – chiede
quest’ultimo alla ragazza mora.
-Forse…uhm…fammici pensare! – sento le mani che fregano
sulla stoffa dei pantaloni. Dio quanto vorrei essere da solo con lei adesso,
per poter parlare di quello che mi va, assaggiare i suoi dolci e magari crearne
uno insieme. E invece no, sto assieme a tutta sta gente e vorrei davvero si
eclissassero, ora! –Oh si! Ora ricordo! Mesi fa eri di aiuto al furgone che ha
fatto il trasloco, vero?!
-Si, è vero! – sghignazzano! –Stavi impazzendo perché a
Liam, l’altro ragazzo, è caduta la scatola con i tuoi strumenti e stavi quasi
svenendo.
-Beh…sono affezionata ai miei strumenti di lavoro, non
voglio separarmene e se si rompono ne morirei! – ridacchiano divertiti e quando
ognuno di noi ha il piatto in mano sono costretto a voltarmi e a dire qualcosa.
-Bene…assaggiamo! – il massimo che riesco proprio!
Tutti iniziano dalla torta ai lamponi e cioccolato, io
invece dalla cheesecake alle fragole. Bella non assaggia e tiene il piatto tra
le mani rigirando la forchetta.
-E’ ottima!
-Si davvero molto buona! – i complimenti si espandono per la
stanza, mentre io e Rose invece assaporiamo meglio. Il gusto del formaggio è
appena percepibile, e si sente invece la vaniglia, al consistenza è perfetta.
Non è troppo compatta, né troppo molliccia. Si sciolgono in bocca anche i
biscotti sotto.
-Allora per questa decido io, dato che è il mio dolce
preferito….all’altra darà il voto Edward, dato che è la sua pupilla! –
arrossisco, non volevo che si sapesse. Non ho mai detto esplicitamente quale
fosse il mio dolce preferito, perché alla fine, non ne ho uno davvero. Amo però
cioccolato e lamponi, ne mangerei ogni giorno, senza potermi mai stufare. E forse….è
per questo che Rose la decreta come mia preferita. Ha ragione? Non lo so. Forse
si. –E’ molto buona. Non si sente il formaggio, né il limone, si sente invece
la vaniglia e quel cucchiaio di yogurt alla fragola che è una chicca della
ricetta. Consistenza ottima e…biscotto perfetto. Decisamente migliore di quella
di Edward! – allargo gli occhi stupito.
-Ma dai, davvero?! – cerco di sembrare contrariato, ma la
verità è che ha ragione. Ha un qualcosa di…meraviglioso.
-Si ha ragione Rose, è meglio della tua!
-Anche tu, sorella, contro di me? – sghignazzano nella sala
e noto che tutti hanno terminato il loro piatto. Hanno mangiato cioccolato e
lamponi senza dare un giudizio. Mi pento di averla lasciata per ultima, forse
non è buona ed ora mi rovinerà il sapore dolce che ho in bocca grazie al primo
dessert.
Prima di assaggiare l’ultima fetta del mio piatto, noto che
Bella ha appoggiato il suo nel ripiano dietro, ancora completamente pieno. Mi
chiedo come mai non assaggia.
Osservo Rose che ha chiuso gli occhi masticando e la ammiro
quando li apre e mi guarda sorridendo. Ama anche questo.
Oh quante storie per un dolce!
Prendo una forchettata e la porto alla bocca. Il croccante
del cioccolato bianco è la prima cosa che i miei denti sentono, il suono dello
scricchiolare mi fa sorridere. Ma poi un mix di sapori inonda la mia bocca e le
sinapsi si spengono, completamente atterrite da quella dolcezza e dalla
delicatezza della torta. Il pan di spagna al cioccolato è delicato e per niente
stopposo, è morbido e ben umido, anche se non ha messo la bagna al rum, la
marmellata di lamponi è fresca e non troppo dolce, come piace a me e la
copertura si è indurita ed è croccante, come il foglio di cioccolato bianco al
centro. E’ perfetta. Finisco la mia fetta sorridendo, non so se il sorriso
arriva anche agli altri, o rimane tra me e me, ma so che è spettacolare. Si
avvicina al mio in maniera indecorosa, è davvero bravissima.
-Eh dai Eddy…dicci qualcosa!
Il momento di contemplazione si spezza al suono della voce
di mia sorella.
-Sorella rompi scatole! Impara a fare silenzio! – le dico
contrariato. Era un momento mistico cavoli! Non so cosa dire, potrei spiegarle
quello che provo, ma non credo ne sarebbe contenta, non davanti a tutte queste
persone. Mi ha fatto venire in mente la prima volta che ho fatto questo dolce,
le sensazioni che ne sono derivate, la felicità negli occhi di mia madre assaggiandolo,
il piacere dei sensi quando ne ho preso una forchettata. Cucino questo quando
voglio coccolarmi. Già…perché non ho nessuno a casa che mi coccoli. Vivo da
solo da un paio d’anni e ne sono davvero contento, ho i miei spazi, la mia
indipendenza e comunque vivo nella stessa città dei miei genitori. Solo che
alcune volte, tornato a casa dal lavoro mi sento solo. Vorrei avere qualcuno
che si sieda con me a condividere la cena, che passi il tempo prima di andare a
dormire raccontandomi la sua giornata di lavoro, che mi completi. Ho voglia di
innamorarmi, di sentirmi geloso, di sentirmi felice, di sentirmi importante. Ho
voglia di avere dei bambini a cui fare la torta al cioccolato, lasciandoli
sporcare tutti con la glassa, ho voglia di insegnare a mia figlia come si
decora una torta con la sac-à-poche. Ho voglia di diventare grande, sul serio.
E questa cavolo di torta che solitamente riesce a farmi sentire bene, riesce a
colmare il vuoto di una donna al mio fianco la sera, oggi invece mi fa provare sensazioni
tutte contrarie. Mi fa sentire solo, vuoto, mi ricorda che stasera non potrò
raccontare a nessuno questa cosa, che non potrò condividere la cena con la mia
donna. Scuoto la testa appoggiando il piattino sul ripiano. Devo andarmene,
prima di mostrarmi debole agli occhi di mia sorella e di mia cognata, hanno un
radar per le mie emozioni negative. Devo andarmene. –La torta…la torta è
perfetta. Per me puoi tornare domattina alle otto. Rose ti farà fare delle
prove con la pasta di zucchero e il cioccolato plastico. Ora vado, scusate se
vi lascio sistemare… - solitamente resto fino a tardi, invento nuovi dolci da
vendere, da perfezionare, da insegnare a Rose o Emmett o Jacob. Solitamente
resto a pulire, perché amo riposarmi qui dentro prima di tornare a casa, tanto
non avrei nessuno con cui condividere la mia giornata. Di solito mando a casa
tutti, perché Rose ed Alice hanno qualcuno con cui cenare, con cui passare la
serata. Stasera invece voglio andarmene per bermi una birra davanti al
televisore, guardando qualcosa di stupido e sentendomi avvilito per la mia
solitudine.
-Ehi Edward…è successo qualcosa? – Alice mi segue. Che ho
detto prima? Radar per le emozioni negative!
-No, solo…ho mal di testa e sono stanco, forse sto prendendo
l’influenza, vi dispiace sistemare?
-No figurati ma…sicuro che sia solo influenza? Perché…non te
ne sei mai andato prima di noi.
-Si lo so scusa Al, ma davvero…non mi sento bene.
-Okay, ti chiamo più tardi allora…per sapere come ti senti.
Fatti qualcosa di caldo e buttati sotto la doccia…Ciao Ed, buonanotte! – alzo
la mano salutando i presenti e mi chiudo nello spogliatoio per cambiarmi in
fretta.
Arrivo a casa quaranta minuti più tardi. Mi sono fermato al
market per comprare birra e pizza surgelata, potevo chiamare la pizzeria con la
consegna a domicilio in fondo alla strada, ma una volta tornato a casa non mi
va davvero di incontrare nessuno. Non perdo tempo a cercare parcheggio sotto il
palazzo, oggi era una magnifica giornata, stranamente, e me la sono fatta a
piedi fino in pasticceria. Salgo in ascensore e accendo il forno, prima ancora
di cambiarmi. Poi tolgo gli abiti e mi infilo la vecchia tuta che uso quando
sono a casa. Farò la doccia prima di andare a dormire, così lavo via i brutti
pensieri. Mi scaldo la pizza mentre apro la birra e accendo anche la tv, odio
guardare programmi a cavolo, ho sempre preferito leggere un libro o ascoltare
un cd, o un bel film. Ma stasera mi deprimerei di più, quindi evito.
Mi sistemo sul divano, il piatto con la pizza in grembo e la
birra nella mano sinistra, il telecomando fermo accanto a me e un film
demenzialmente comico che cerca di strapparmi qualche risata, non riuscendoci.
Mi sento dannatamente solo.
Finisco la pizza lentamente, tanto che le ultime fette sono
addirittura fredde e fanno schifo, spengo la tv e lascio il piatto nel lavabo,
lo laverò domattina con le cose della colazione. Mi infilo sotto la doccia,
cercando di far sparire la sensazione di solitudine e amarezza che mi si è
intrisa dentro. Tutto per colpa di una dannatissima torta.
Credo che diventerà il dolce che odio.
Mi stendo nel letto e non prendo sonno fino alle due del
mattino. Sarà una giornata lunga e faticosa. E il volto di un angelo castano si
affaccia nella mia mente. Si…faticosissimo.
Arrivo in laboratorio che sono le sette, ancora non c’è
nessuno, come al solito. Ringrazio le celle frigorifero industriali che
abbiamo, permettono di mantenere i dolci dal giorno precedente e assicurano a
me un po’ di solitudine, prima che Rose, Alice e tutti gli altri invadano il mio
paradiso personale. Da oggi in più avremo anche Isabella. Una nuova pedina che
si aggiunge a questa grande famiglia. Sbuffo, mentre afferro il recipiente e
rompo le uova all’interno grazie a una frusta, aggiungo lo zucchero e sbattendo
forte creo una sorta di crema liscia ed omogenea. Stasera siamo a cena da mamma
e papà e come al solito faccio un dolce da portare, è una tradizione che dura
anni ormai, Emmett si occupa del vino, Alice degli antipasti. Conoscendoli
faranno tutto all’ultimo secondo, mentre io stasera ho voglia di pulire questo
posto da solo, senza che nessuno mi sia tra i piedi. Le sensazioni di ieri sono
ben radicate in me, e so bene che oggi apparirò scontroso e burbero, per questo
mi diletto nel dolce adesso, cercando di scaricare la tensione, per sembrare
meno frustrato.
-Ehi Edward…sei già nel tuo mondo?! – ovviamente però questa
mattina non va tutto secondo la tradizione e Rose entra dalla porta troppo
presto.
-Sto preparando il dolce per stasera, poi confeziono la
torta per la signora McLaine e farcisco alcune torte per la vendita…Tu oggi ti
occuperai di Isabella, d’accordo?
-Mamma mia! Che ti succede? Hai dormito con la testa a
penzoloni?! – che avevo detto? Burbero e antipatico. –Ieri sera te ne sei
andato e sembravi turbato, sapevo di trovarti qui stamattina…sono arrivata
prima per cercare di capire che succede…
-Non succede nulla Rose, solo…forse mi sto ammalando, tutto
qui!
-Si certo…prova a convincere tua sorella. Ha passato un’ora
al telefono con Emmett ieri sera, vogliono farti il terzo grado a cena! Mi dici
cos’hai così possiamo trovare una scusa plausibile?! – lascio andare la frusta,
in mezzora sono riuscito solo a sbattere uova e zucchero, non sono più in grado
neppure di lavorare. Sbuffo sonoramente.
-C’è che…mi sento solo. Tutti hanno qualcuno con cui
condividere la cena, un film in tv, una serata dopo il lavoro. Io invece no. E
non solo…la mia torta preferita è stata riprodotta egregiamente da una
ragazzina che ha molta meno esperienza di me, che l’ha fatta per la prima volta,
e che mi ha ricordato che solitamente la cucino quando mi sento solo a casa,
per risollevarmi il morale. Ecco cos’ho Rose…tutto qui! Non c’è nessuna
soluzione ed è abbastanza umiliante. Vorrei evitare di parlarne per favore… -
riprendo la frusta ed aggiungo la farina e l’amido di mais mescolando
dolcemente ma con colpi sicuri.
-Edward…sei un uomo fantastico, troverai qualcuna adatta a
te, devi solo…guardarti più attorno. Te ne stai sempre rinchiuso qui da…da
quando tu e Tanya vi siete lasciati. – quel nome è bandito dalla mia vita, lo
sanno tutti. Eppure lei è l’unica che non ha paura di utilizzarlo.
-Rose, per favore… - ringhio, mentre aggiungo il lievito per
dolci. –Non parlare di lei.
-Solo perché le cose tra voi sono finite male, non devi
precluderti la possibilità di incontrare qualcun’altra…esci qualche sera
insieme a Jacob magari, andate a bervi una birra, incontrate gente…vedrai che
non ci sono solo troie al mondo, qualche ragazza seria esiste!
-Basta! Basta davvero Rose…sapevo di non dover aprire bocca!
Lascia perdere per favore e mettiti a lavorare… - aggiungo il burro fuso e il
cacao continuando a mescolare.
-Buongiorno a tutti! – Alice entra a salutare, seguita da
Jacob e da Isabella. Oggi indossa già la bandana in testa. Rispondo con un
grugnito, non me la sento di dire di più. Che giornata infinitamente di merda.
-Wow! Un grugnito! Ti sei alzato con un piede nella ciotola
del cane Ed?
-Non ho un cane! – ringhio contro Jacob che ora se la ride.
-Lasciatelo stare! Stamattina gli girano!
-ROSE! – ora urlo. –Mettiti a lavorare o andrai a fare
compagnia a Emmett!
-Fratello, calmati! Non ti riconosco neppure…non ti vedo
così da…
-Tanya! – sghignazza la mia quasi cognata. Per fortuna Jacob
e Isabella hanno la buona decenza di starsene zitti.
-Vogliamo fare gli psicologi o vendere dolci?! – sbotto
lasciando la frusta che affonda nell’impasto.
-Va bene…me ne vado di là…cerca di non licenziare tutti
oggi! Ti ricordo che abbiamo troppi ordini per il week end! Buon lavoro! –
prende dei vassoi dal frigorifero, di dolci già pronti, per rifocillare quelli
vuoti nell’espositore. Sbuffo riprendendo la frusta e pulendola, aggiungo il
cocco rapè e qualche pezzo di cioccolato fondente, un pizzico di sale e poi
verso l’impasto nella tortiera. Quando il forno raggiunge la temperatura la
inforno e pulisco il disastro che ho fatto.
-Sai Edward…si potrebbe lavorare con la musica in
sottofondo, dovremmo avere una radio qui da qualche parte…è stimolante! –
ignoro ciò che dice Jacob e prendo la teglia che avevo conservato ieri con i
pan di spagna. In una ciotola comincio a preparare la crema alla nocciola. Ma
siccome sono incazzato, faccio rumore, qualsiasi movimento faccio. Anche
rompere delle semplici uova diventa frustrante.
-Santo cielo Edward piantala! – urla Rose. –Stai distraendo
Bella! E sei irritante! – mi volto lanciandole un’occhiataccia.
-Rose, vuoi finire questa giornata a cercare un vino per la
cena di stasera o qui a lavorare?
-Quando fai lo stronzo dispotico non ti sopporto! Smettila
di fare tutto sto casino!
-Se non è in grado di lavorare con il rumore può andarsene!
Non è un ambiente in cui si lavora con il silenzio questo! – volto le spalle
alle due ragazze e torno a fare quello che stavo facendo. Si ma cosa? Ah già…la
crema alla nocciola.
-Lascialo perdere…oggi ha la giornata no! Continua pure,
stai facendo un ottimo lavoro.. – mi sento stringere lo stomaco, dannazione
dovrei seguirla io, invece mi sono completamente rincretinito.
Lascio raffreddare la crema alla nocciola e nel frattempo
faccio quella al limone e quella alle fragole contemporaneamente, è più o meno
lo stesso lavoro per cui faccio un pentolino grande che poi dividerò in due
ciotole. Sto guarnendo i pan di spagna con la crema nocciola quando entra Alice
e passa gli ordini della mattina e mi accorgo che magicamente sono le undici.
-Wow Bella, è fantastica! E’ la torta per il compleanno
della piccola Marie?
-Si…bella vero? Ha fatto tutto da sola…ed ha detto che non
lavora spesso con la pasta di zucchero! – la voce orgogliosa di Rose mi fa voltare
e sul porta torte c’è una bellissima creazione con roselline bianche e lo
sfondo rosa, degli orsacchiotti e palloncini. E’ davvero bella.
-Brava, davvero! Beh allora dato che è terminata potete
occuparvi voi di questi? Sono finiti i cupcakes al pistacchio, le crostatine di
fragola, le mini all’ananas e i biscotti secchi! – continuo a dedicarmi alla
torta, cercando di estraniarmi da quello che succede attorno. –Poi prenoto al
ristorante….Jake tu cosa vuoi?
-Oh..oggi mi dedico ai ravioli ai funghi, i preferiti di
Bella! – li sento sghignazzare.
-Oh quindi, per te Bella vanno bene quelli?
-Si… - la sua voce. La sento per la prima volta oggi, prima
deve aver parlato basso perché non l’avevo udita. O forse ero completamente
immerso nel mio mondo parallelo.
-Rose, insalata con noci e feta?
-Si grazie… - continuano comunque a lavorare. Alice se ne
sta andando senza chiedermi nulla del mio pranzo.
-Ehi…io non mangio? – dico senza staccare gli occhi dalle
mie torte.
-Oh…avevo pensato che fossi già pieno di rabbia e
stupidaggine per mangiare, ma se li hai digeriti posso ordinarti qualcosa si,
cosa vorresti? – ringhio e la immagino che sorride, mentre gli altri presenti
nella sala ridacchiano.
-Qualsiasi cosa.
-Bene! Buon lavoro..
-Voi non tornate a casa per pranzo? Lavorate tutto il
giorno?
-Si signorina…qui si lavora dalla mattina alle otto fino
alle sette! Se hai qualcosa in contrario…quella è la porta!
-Oh… no io…ecco…
-Bella non ti preoccupare! Lascialo perdere, te l’ho detto!
– sento Jake di fianco e si abbassa per sussurrarmi qualcosa.
-Se non ti piace Bella non trattarla come una merda,
piuttosto lasciala a casa e stop, non si merita la tua cattiveria. – lo guardo
mentre si allontana e torna a dare attenzione a quello che faceva prima,
presumo siano i biscotti.
Termino anche l’ultimo pan di spagna con la glassa al limone
sopra e un foglio di gelatina, fettina di limone caramellato attorno al bordo e
sospiro. E’ l’una e mezza.
Ho finito le torte da portare fuori, la torta per la cena ed
ho anche pulito tutti gli strumenti. Ora arriva il pranzo, per cui ci fermiamo
e tiriamo fuori gli sgabelli.
-Allora… - entra Alice con due buste piene –Qui avete la
vostra roba…io pranzerò di là. Ah..ha chiamato Jasper, ha detto che stasera
pensa lui agli antipasti, perché ha detto mamma che dobbiamo essere da lei per
le sette e mezza, abbiamo ospiti stasera! – sbuffo, odio queste sorprese.
-Cosa hai ordinato per me?
-Oh…Beh ci dovrebbe essere lingue tra i denti, buon senso e
valeriana, sai per darti una calmata! – ridacchiano tutti divertiti mentre esce
con il suo contenitore.
-Davvero divertente! – grido per farmi sentire.
-Credo che questo sia tuo… - Isabella mi passa un
contenitore semiaperto dove c’è una porzione di lasagne. Il mio piatto
preferito. Sorrido e grido verso Alice, che può sentirmi.
-Grazie! – lei si affaccia e mi fa l’occhiolino.
-Calmati o racconto tutto alla mamma! – sbarro gli occhi e
scuoto la testa mentre Rose ridacchia.
-Allora…questi tre hanno la cena di famiglia stasera, che ne
dici se io e te invece festeggiamo la tua assunzione – mi guarda di traverso
Jake –Con una lasagna e un bel bicchiere di vino?! – Isabella arrossisce e
scuote la testa.
-Jake, lo sai…niente lasagne per me…se vuoi però posso
prepararti degli spaghetti con il pesto! Ho del basilico fresco e passo a
prendere i pinoli prima di tornare a casa, che dici?
-Oh…mi ero dimenticato! Si certamente…vanno benissimo gli
spaghetti! Al vino ci penso io! – lo stomaco si attorcigli ancora e ancora ed è
una sensazione che non riesco a scacciare, mentre rovino tutta la porzione di
lasagna con la forchetta.
-Ehi…tutto okay? – mi sussurra Rose senza farsi sentire
dagli altri ed io sospiro scuotendo la testa. Forse capisce, forse no, non lo
so…sta di fatto che la morsa allo stomaco non se ne va, mentre Jake e Bella
continuano a chiacchierare tra di loro.
-Ci mangiamo un cannolo alla ricotta di quelli che ha
farcito ieri Bella? – se ne esce all’improvviso Jake sorrido, annuendo e li
vado a prendere dal frigorifero. Ne porto quattro in un piattino e quando lo
passo a Isabella lei scuote la testa.
-No grazie…
-Oh…c’è qualcosa che ti andrebbe? Abbiamo delle crostatine
ai frutti di bosco meravigliose, le ha fatte Edward ieri mattina! – propone
Rose. –Sono più leggeri di un cannolo, se ci tieni alla linea.
-No…Bella non può…Ahi! Ma sei scema?! – evidentemente deve
avergli tirato un calcio. Sghignazzo alla faccia dolorante di Jacob. –Devi
dirglielo o non ti lasceranno in pace, ma fai come credi! – getta il
contenitore nell’immondizia e torna a dare attenzione ai biscotti.
-Dirci cosa?
-Non posso mangiare latticini. Sono intollerante al
lattosio… - arrossisce mentre lo dice. Ecco perché ieri non ha assaggiato i
suoi dolci, perché contenevano tutti latte o burro o formaggio.
-Cavoli, e fai la pasticcera?! – porta le mani sul grembo e
ci scommetto che se le sta torturando.
-Ehm..si. So che è una cosa passeggera comunque, spero che
passi in fretta…da piccola non ne soffrivo e mi manca davvero tanto mangiare
qualsiasi cosa!
-Quindi..niente dolci? – lei scuote la testa. Sembra che io
la intimorisca.
-Niente lasagne, niente formaggi, niente cose
acquistate…insomma devo fare tutto io oppure essere sicura che non ci siano
ingredienti sconvenienti!
-Cavoli…ma come fai a lavorare e non assaggiare?!
-Mio padre e mia madre assaggiano ogni creazione nuova che
invento! – sorride portandosi un dito a grattarsi il naso. E’ così tenera.
-E’ per questo che ieri non hai mangiato nessun dolce… -
dico, a bassa voce e lei annuisce, anche se la mia non era una domanda. Diventa
ancora più rossa e abbassa la testa. E’ così dolce.
-Dai torniamo al lavoro!
Il resto della giornata passa tranquillamente, è sempre Rose
ad occuparsi di Isabella, lavorano insieme, lavorano bene e ogni tanto sento
qualche risata. Jacob è uscito con gli ordini insieme a Garrett e a Taylor. Io
mi sono occupato del resto degli ordini e della preparazione della pasta di
zucchero per domani.
Quando Alice entra nel laboratorio battendo le mani mi
spavento.
-Ragazzi, ho una notizia fenomenale!
-Sentiamola… - dico mentre sistemo le uova nel frigorifero.
-Abbiamo una prenotazione per un banchetto di matrimonio!
Gli sposi vogliono la torta, i pasticcini e tutti piccoli dessert che saranno
posizionati a buffet! Guadagneremo un sacco di soldi! – gridacchia!
-Alice, è magnifico! Anche se lavoreremo come degli scemi,
ci hai pensato?!
-Oh dai, domani Emmett torna e tutto questo serve per il
mese prossimo…la prossima settimana verranno gli sposi a darvi un disegno per
la torta.
-Oh…e chi sono? Qualcuno di importante?! – chiede Rose elettrizzata.
Si lanciano un’occhiata, che io percepisco appena.
-Tanya e Christopher Denali… - Di nuovo quel nome! Di nuovo
lei.
-Denali, quello dei centri commerciali Denali?! E’
ricchissimo! – sputa fuori Isabella, mentre a me cascano di mano le ciotole in
metallo facendo un casino dovuto anche al rimbombo nel silenzio della stanza.
Non riesco a muovermi e lei si avvicina per raccogliere
tutto.
-Si esattamente lui! Devo dire che si è ripresa bene dalla
vostra rottura eh! Adesso addirittura si sposa! Non era pronta per te due anni
fa, ma è pronta per lui adesso….e ci credo! Con tutti quei soldi!
-Alice! – sbotta Rose.
-Che c’è? Sono passati due anni Edward, devi andare avanti…
-Basta! Non parlatene più! Quando torneranno dirai loro che
siamo troppo occupati e che non possiamo assolutamente soddisfare le loro
richieste.
-Ma perderemo un sacco di soldi!
-Non mi interessa…non voglio vederla, non voglio averci a
che fare!
-Ed…
-Ed niente! Alice…dovevi mandarla via! Punto! Andate via,
qui pulisco io! Di alla mamma che farò un po’ tardi! – Rosalie spinge fuori
Alice, in modo che non faccia altri guai. Jacob sa che finito il giro delle
consegne può andare a casa, raccolgo le cose da lavare e le metto nel lavello,
e mentre mi giro per guardare se c’è altro sparso per i banconi vedo Isabella
intenta a sistemare dove lei e Rose stavano lavorando prima, in una mano tiene
una frusta, una spatola e delle formine, nell’altra uno straccio per gettare a
terra lo sporco. –Isabella, puoi andare a casa anche tu, davvero…non ho bisogno
di qualcuno che mi aiuti, sono abituato a fare da solo!
-Si, lo so bene…Rose mi ha raccontato molte cose di te. Tra
ieri ed oggi…ma voglio aiutarti così finirai prima e andrai a cena con la tua
famiglia.
-Davvero non c’è bisogno che resti..
-Ed io insisto! E poi pulire mi rilassa dopo una giornata
faticosa… -proprio come me!
-Allora…grazie.. – comincio a passare le cose sotto l’acqua
e a caricare la lavastoviglie con gli oggetti che so non si rovinano. Poi lavo
gli altri a mano.
-Così…Tanya è la tua ex? L’ho vista su qualche giornaletto
ultimamente, si parlava delle sue nozze…
-Argomento non trattabile… - mormoro.
-Da quello che ha detto tua sorella è passato parecchio
tempo. Stai ancora a pensarci? Perché?
-Argomento non trattabile… - dico ancora, stavolta con la
voce più alta, in modo che mi senta.
-Okay…allora posso sapere perché ieri sei andato via in quel
modo? Rose mi ha spiegato nei minimi dettagli la Cheesecake, tu invece ti sei
limitato a un commentino e via…mi hanno detto che sei meglio di così. – sbuffo
e continuo a lavare i piatti. In questo momento vorrei davvero lavorare per un
ristorante e non nel mio locale, magari eviterei di stare con lei che mi fa
domande. Anche se la sua compagnia è deliziosa.
-Non mi sentivo bene, tutto qui.
-Si…certo…va bene! – sento lo spruzzino che funziona, quindi
sta pulendo i tavoli. Mi chiedo come faccia a trovare tutto il primo giorno.
Passiamo il resto del tempo in silenzio, quando prendo la scopa per pulire il
pavimento lei è già pronta con il secchio e lo straccio.
Non so perché sono agitato e maleducato con lei, non so
neppure perché non riesco a fare conversazione normale. Mi sento davvero
frustrato al momento.
-Bene…abbiamo finito! – tolgo la giacca e il pantalone
bianco, da dietro il separé e indosso jeans e maglioncino. Prendo la scatola
con la torta da portare a mia madre e noto che sono le otto meno dieci.
Arriverò mostruosamente in ritardo. –Sei pronta?
-Si…un secondo, lego le scarpe. – ha già il cappottino
addosso, anche se fuori non fa così tanto freddo. Un paio di converse, un jeans
e i capelli sciolti. E’ così bella.
-Non avevo visto i tuoi capelli sciolti prima…sono…molto
lunghi! – che razza di complimento idiota è?!
-G..grazie! Dici che dovrei tagliarli? Indosso sempre la
bandana per lavorare ma…se pensi che dovrei averli più corti, come Alice per
esempio…
-No, no! Sono…bellissimi…sembrano….morbidi. – arrossisco io
e anche lei. Perfetto. La figura dell’idiota in tutte le sue forme. –Ehm…meglio
che andiamo. Sono già in ritardo per la cena! – afferra la sua borsa ed
usciamo, mi assicuro che sia tutto chiuso perfettamente e ci separiamo fuori
dal locale, io salgo in macchina, lei va a piedi.
-Sicura che non vuoi un passaggio fino a casa?
-No…sei già in ritardo Edward, grazie comunque… - si
affretta ad attraversare la strada e un po’ mi dispiace non aver passato con
lei tutto il tempo disponibile. Da domani, la seguirò io.
E’ così che passa una settimana.
La mattina seguente mi sono fatto trovare con il sorriso in
laboratorio, avevo già preparato qualche crema e la ghiaccia. Volevo vedere
come se la cavava con le decorazioni minuziose. Rose è brava con le decorazioni
in generale, le sue specialità sono la pasta di zucchero e il cioccolato
plastico, ma nessuno mi batte con la ghiaccia o le decorazioni pittoriche.
Sono stato più docile e controllato, anche se continuo a
sentirmi maledettamente frustrato e solo ogni volta che si avvicina l’ora di
tornare a casa.
Emmett ha cominciato subito a fare battutacce, nel suo
stile, verso Bella, ma per fortuna lo dobbiamo sopportare solo mezza giornata
perché per il resto del tempo fa consegne. Adesso che si è sparsa la voce anche
tra gli amici dei miei genitori, consegniamo qualsiasi cosa, anche se non sono
dolci ordinati. La cosa un po’ mi scoccia, ma aumentano gli affari e quindi più
soldi e quindi possiamo ampliare l’attività.
Sto conoscendo Bella e mi piace. Mi piace davvero. Credo di
essermene reso conto lunedì, il giorno di chiusura della pasticceria.
Solitamente lo utilizziamo per portare a termine dei lavori o per preparare ciò
che manca per il resto della settimana o per fare provviste. Questo lunedì
però, me ne sono stato a casa a riposare, ho lasciato il lavoro agli altri.
Domenica sera quando sono tornato a casa iniziavo ad avere il raffreddore ed ho
preferito imbottirmi di pastiglie e infilarmi sotto le coperte per essere
pronto e energico il martedì. Non so che grazia divina abbia fatto in modo di
scongiurarmi febbre, mal di testa e gocciolamento del naso, fatto sta che
martedì alle sette ero già in laboratorio, per preparare nuovi pan di spagna.
Ho scoperto che Bella ama decorare come me, è bravissima con
la pasta di zucchero, un po’ meno con il cioccolato plastico, però ama
disegnare e ciò la rende molto simile a me, troppo. Lunedì ho sentito la sua mancanza,
la sua voce che non era udibile in casa mi faceva sentire ancora più solo, e
non vedevo l’ora che fosse il giorno seguente. Mi ha risollevato l’umore, anche
se poi cadeva incontrollabile sotto le scarpe quando dovevo salutarla per
andare a casa. Mai come in queste ultime sere ho voluto disperatamente trovarmi
con lei attorno al mio tavolo in cucina per chiacchierare e condividere un
piatto di pasta.
E’ divertente e quando sbaglia arriccia il naso in una mossa
molto simpatica, è sexy, non se ne rende conto ma cammina in modo sensuale ed è
davvero attraente anche solo con la giacca bianca e i pantaloni blu della
divisa. E’ bellissima ed il suo viso è dolce e tenero come quello di una
bambina. A volte vorrei davvero imprigionarla tra le mie braccia e stringerla a
me in un abbraccio. E le sue labbra, costrette nei denti quando è concentrata,
mi fanno desiderare di baciarla ardentemente. Ho messo da parte tutti questi
pensieri, perché mi sono reso conto che si imbarazza facilmente di fianco a me,
anche se abbiamo molta più confidenza ora rispetto all’inizio, arrossisce
comunque solo con me. Ovviamente Emmett non spreca di levare il fiato per
punzecchiarci. Dice che siamo tutti “cicici” solo perché lavoriamo a stretto
contatto, sullo stesso bancone e non ci separiamo mai. Forse ha ragione, ma non
mi importa. Sto bene con lei e mi fa pensare a tutt’altro per tutte le ore in
cui stiamo dentro questa sala…poi fuori è un altro paio di maniche!
-Edward…ci sono Tanya e Christopher…li faccio accomodare nel
tuo studio? – ringhio un sommesso “no” e sento subito il corpo di Bella farsi
più vicino.
-Ehi…vuoi che li incontri io? Potremmo..che ne so….vederli
insieme, che dici? – sussurra. Io scuoto la testa.
-No..penso che…sarebbe meglio lasciare a Rose!
-Oh no! No…io se la vedo le spacco la faccia!
-ROSE! – dice Alice in un moto di frustrazione.
-Alice, falli accomodare nello studio di Edward…digli che
arriveremo tra dieci minuti.. – alzo lo sguardo verso Bella e sono sicuro che
tutti gli occhi della stanza sono posati su di lei. E’ la nuova arrivata e
prende decisioni? Chi crede di essere? –Emmett puoi per favore finire di
riempire le ciambelle? Vieni..andiamo.. – mi spinge con la mano sul braccio
verso la porta che ci porta nel corridoio sul retro, dove ci sono gli spogliatoi
e dove si arriva al mio studio. Quando siamo lontani dal laboratorio si ferma e
soffia forte. –Scusa…ma devi incontrarli. Sono molti soldi Edward..pensa agli
affari, a quelli soltanto. Se non vuoi farlo da solo…posso…ehm..accompagnarti,
che dici?
-Perché? – arrossisce ed io sono arrabbiato perché ha preso
una decisione per me.
-Ecco…io….ehm…credevo che tu non volessi incontrarli
perché…ti fa ancora star male come è finita e….beh….potevamo farle vedere
che…ti sei ripreso no? – non capisco quello che dice, non afferro, davvero.
Così incrocio le braccia sul petto e alzo un sopracciglio, confuso.
-Non capisco…spiegami…che vorresti fare? Non sono un bravo
attore…
-Beh…credevo che potessi fargli credere che stiamo insieme e
che lavoriamo anche insieme…so che è un’idea stupida ma è la prima cosa che mi
è venuta in mente. Non puoi permetterle di rovinarti la giornata, la settimana,
e il prossimo mese. Lei si è rifatta una vita e tu devi superarlo Edward… -
arrossisce e abbassa la testa verso il pavimento.
-Io e te? Mi prendi in giro? E’ un’idea pazza…
-Si…si…hai ragione. Scusa. Chiamo Rose, così va lei…tu…beh
lascia stare… era un’idea stupida… - rientra nel laboratorio mentre io mi passo
una mano tra i capelli. Dannazione. Voleva incontrarli insieme a me, per recitare
insieme e farle credere che stiamo insieme. Una pazzia. Una pazzia che però per
un momento mi fa sorridere. E’ così buona Bella. Voleva mettere Tanya al suo
posto ed io sono un cretino. Torno in sala.
-Oh eccoti…perché non vai da Tanya? – Rose mi guarda
arrabbiata. Scuoto la testa.
-Vieni Bella..andiamo.. – sembra confusa ma mi segue per il
corridoio. –Mi dispiace! Hai ragione, proviamoci…se non funziona, mal che vada
pensa che siamo due collaboratori un po’ troppo…eccessivi, no?
-Fidati, funzionerà, se ti lascia andare… - sussurra
prendendomi per mano e stringendomi. La fermo poco prima di entrare nel mio
ufficio e l’avvicino a me.
-Perché lo fai?
-Perché posso godere delle tue attenzioni per qualche
minuto… - sorride ed arrossisce, a me si ferma il cuore.
-Che…che stai dicendo?
-Niente…lascia stare, un’altra cosa stupida… - fa per
spostarsi, ma con l’altra mano la fermo per i fianchi.
-No no…nessuna cosa stupida…spiegami ti prego… - avvicino il
mio volto al suo.
-Mi piace stare in tua compagnia..tutto qui. – mormora,
abbassando lo sguardo.
-Solo questo? – si lo ammetto, sono un po’ deluso,
immaginavo altro.
-Oh Edward…solo questo? E’ tanto sai…una settimana, una
settimana che ti conosco e quando torno a casa vorrei che la giornata di lavoro
non fosse finita… ti sembra normale? – scuoto la testa.
-E’ così anche per me…cosa succede?
-Stiamo bene insieme…Altro non so dirti…è successo così in
fretta. Il lavoro, le nuove amicizie..tu…
-Si…capisco… - sono sempre più vicino alle sue labbra,
quella morbidezza che vorrei saggiare con le mie.
-Forse…è il caso che andiamo a incontrare la tua ex e il suo
futuro marito… - sussurra, quando ormai ci separano solo pochissimi blandi
centimetri.
Mi metto con la schiena dritta e mi stacco un po’ da lei.
-Di sicuro sai come raffreddare i bollori Bella… -
sghignazza e mi fa l’occhiolino.
-Mi ringrazierai! Non era ancora il momento giusto…- sorrido
e apro la porta dello studio. Vederli parlottare tra loro, nel mio ufficio,
molto vicini mi lascia con un pugno nello stomaco. E fa male. Per fortuna ci
pensa Bella a riscuotermi, mi accarezza un braccio e con l’altro chiude la
porta alle nostre spalle.
-Salve…Bella Swan! Lui è Edward Cullen, il proprietario!
Alice ci ha spiegato che siete qui per un matrimonio… - sorrido alla sua maestria
nel dissimulare. L’imbarazzo all’interno della stanza è così tanto che si
percepisce nell’aria.
-Ciao Edward… - mormora lei. Mi faccio coraggio e sorrido
debolmente.
-Piacere di conoscerti…Christopher! Ciao Tanya.. – poggio
una mano sulla schiena di Bella, indirizzandola verso l’altro lato della
scrivania e l’unica poltrona disponibile. Mi siedo facendole segno di sedersi
sulle mie gambe. Ed ora capisco cosa voleva dire prima “Perché posso godere
delle tue attenzioni per qualche minuto…” Sghignazzo e le bacio una guancia,
lei arrossisce involontariamente. Siamo due pessimi attori.
Noto che sul tavolo ci sono già i cataloghi con le foto,
deve averglieli dati Alice.
-Avete già visto qualche torta che vi ispira? – chiedo
indirizzando lo sguardo sui cataloghi.
-Solo una in realtà, ma ancora non siamo decisi. – parla lui.
-Quale? – Bella appoggia una mano sulla mia coscia per
sporgersi verso di loro e vedere ciò che mostrano. –Oh si, molto bella,
davvero! Io invece pensavo di farne una tutta per voi…non prendiamo una ad
esempio…usiamo la fantasia…- si volta verso di me e le sorrido. E’ così bella. Prendo
un blocco appunti e lei afferra una matita per disegnarci sopra, mi sporgo
anch’io, mettendo la mia mano attorno al suo fianco, trema a quel contatto, e
credo di averlo fatto anch’io. Eppure sorrido, felice. Questo momento è così
bello che mi sono dimenticato chi ci sia dall’altra parte del tavolo. Lei
disegna, Tanya guarda me invece, li sento i suoi occhi addosso, mentre mi
concentro sulle linee di Bella.
-E’ molto tempo che non ci vediamo…come te la passi? – rispondo
non staccando gli occhi dal disegno, che si fa molto più articolato. E’ una
torta a tre piani, sicuramente coperta di pasta di zucchero, e tutta attorno ha
disegnato dei fiocchi e delle calle, da modellare.
-Bene…lavoro molto! Abbiamo anche iniziato con il servizio a
domicilio… - Bella sbaglia in quel momento, mentre colora i fiocchi di corallo
va fuori dai bordi. –Pasticciona! – le dico sorridendo e baciandole il braccio.
-Da quanto tempo…state insieme? – chiede lui. Bella si volta
a guardarmi, sorridendo dolce.
-Tre mesi circa…non molto in realtà! – mormora la mia
assistente. E’ davvero brava a disegnare. –Indosserai l’abito di colore bianco
o avorio?
-Rosa pallido…. –Bella storce il naso, camuffando il tutto
nella ricerca disperata del colore rosa pallido nel porta penne. Colora tutti i
tre gli strati di rosa pallido e sopra disegna due figure, smoking ed abito da
sposa, con un arco dietro.
-Wow…è bellissima…E’ così che immagini la tua torta al
matrimonio? – chiede Tanya e Bella arrossisce.
-Oh no…la mia la voglio completamente diversa…sono un po’
particolare di gusti… - mi lancia un’occhiata e sorrido scuotendo la testa.
–Comunque…pensavo di farle il pan di spagna al cioccolato, all’interno una
crema bianca normalissima, ricoperta di cioccolato plastico rosa pallido,
abbinata al vestito e poi…questi fiocchi…che ne dite? Vi piace?
-Molto bella…te ne occuperai tu della torta? – chiede lui
impegnato a guardare il disegno. Devo ammettere che è davvero brava.
-Io ed Edward naturalmente…Io mi occuperò delle decorazioni,
lui della base… - si volta a sorridermi e mi scompiglia i capelli. Oddio. Le
sue mani tra i miei capelli. Chiudo gli occhi e sorrido. E’ una sensazione così
bella.
-Alice ha parlato anche di dolci a buffet…cosa vi
interessava principalmente? – forse è il caso che dica qualcosa, o qui
crederanno che sia Bella la proprietaria. Anche se è difficile concentrarsi su
altro che non sia lei sulle mie gambe e la mia mano sul suo fianco.
-Dei dolcetti alla frutta, dei soufflé, delle
crostatine…qualcosa così insomma.
-Qualche cupcakes con la copertura bianca e corallo? Beignet
a diversi gusti, mini ciambelle ricoperte… Vi piace l’idea? – sembra eccitata.
Sembra che i matrimoni e i dolci nuziali le mettano allegria. E’ così bella.
-Ehi calmati piccola… - mormoro dolcemente.
-Ops…scusate! – sorride e arrossisce. –Mi sono lasciata
prendere la mano..
-In realtà…è davvero interessante quello che ha proposto,
piuttosto dei soliti dolci…si, ci piacerebbe, vero Ta? – ta? Ta cosa? Che
troncatura brutta del suo nome. Bella si abbandona contro il mio petto,
lasciando andare le mani sul suo grembo e sorridendo.
-Oh…saranno bellissimi, vedrete! Mi divertirò un sacco a
farli…mi aiuti vero?! – mi bacia sul collo in velocità ed io sento un brivido
che mi percorre tutta la colonna vertebrale e le gambe. Deve percepirlo perché
sorride soddisfatta. Sghignazzo.
-Certo! Allora..fateci sapere il numero di invitati e noi
provvederemo a farvi avere tutto. – sorrido verso di loro. Ho capito che di
Tanya non me ne frega più nulla. E’ bello avere Isabella sulle mie gambe,
stringerla, baciarle la guancia, sentire il suo profumo.
-Certamente…al più presto! E’ un piacere avervi
conosciuto…ci vediamo quando consegnerete i dessert. – lui tende la mano e sia
io che Bella la stringiamo.
-Christopher, puoi aspettarmi fuori? Devo parlare con
Edward, da sola… - Bella fa per alzarsi, ma la stringo a me, con entrambe le
braccia che le circondano la vita.
-Ehi, shh..dove vai? – il futuro marito di Tanya esce
dall’ufficio, mentre io non ho intenzione di separarmi da Isabella.
-Ehm…Bella, giusto? Puoi…lasciarci soli?
-No, lei resta…non ho nulla da nasconderle…parla pure. –
sbuffa tirando fuori una busta bianca dalla borsetta.
-Mi piacerebbe che ci fossi anche tu...
-Al matrimonio? – alzo un sopracciglio sorpreso e confuso
allo stesso tempo.
-Si..infondo…anche se tra noi è finita, ci siamo voluti bene
giusto? Vorrei vederti tra gli invitati… - passo la busta a Bella, che la apre.
-Non lo so Tanya…Ho molto lavoro e sinceramente, non ho
tanta voglia di essere presente..
-Perché?
-Perché non abbiamo più nulla da dirci o niente a che fare
io e te…sto benissimo e sono felice così, venire al tuo matrimonio sarebbe una
costrizione e una cosa davvero poco carina…
-Pensaci okay? Vorrei vederti lì…
-Perché l’invito è solo per una persona? – chiede Bella.
–Solitamente dovrebbe essere indicato che le accompagnatrici sono incluse nell’invito…
- mi passa il foglietto e lo leggo velocemente lasciandolo sulla scrivania.
-Non credevo di….trovarti…impegnato!
-Pensavi che sarei rimasto a piangermi addosso per il resto
della vita perché ho rotto con te? Davvero bassa considerazione Tanya…ora
abbiamo del lavoro di là…ci vediamo quando ti consegnerò la torta e…non
segnarmi tra i partecipanti. – le dico gettando l’invito nel cestino dei
rifiuti. Si volta a testa bassa ed esce dall’ufficio. Sospiro e scuoto la
testa. –Che razza di situazione imbarazzante!
-E’ andata bene, no? Ci hanno creduto…
-Si…sei stata bravissima! – sorrido guardandola. Lei si
sposta, per alzarsi, ma la tengo ancora su di me. –Dico davvero…sei stata
bravissima. Sia con le idee…sia con me. Grazie…Senza di te non ce l’avrei
fatta… - le lascio un bacio sulla fronte e mi lascio andare sulla sedia comoda
del mio ufficio, lei sorride, senza alzarsi dalle mie gambe.
-E’ stato un piacere Edward…davvero mi sono divertita! Ora
però è meglio che vada a continuare il lavoro, o il capo mi licenzia sul serio
a questo giro! – mi fa l’occhiolino e la seguo ritornando in laboratorio. Rose
ed Emmett ovviamente vogliono sapere tutto, così gli raccontiamo e loro
ridacchiano e fanno battute sceme, facendoci arrossire. Siamo due bersagli
facilissimi.
Nell’armonia e nell’equilibrio di questo nuovo gruppo che si
è creato passano altre due settimane. Mi trovo sempre più spesso a lasciare che
siano gli altri ad andare a casa e io e Bella restiamo a pulire e sistemare
dopo l’orario di chiusura, poi però l’accompagno a casa ogni sera, non voglio
che le succeda qualcosa. Ho capito che mi piace. Mi piace tanto. Mi piace
troppo.
Tutti questi giorni sono stati meravigliosi e allo stesso
tempo ansiosi.
Lavoriamo fianco a fianco, lei insegna qualcosa a me, io
insegno a lei e tutto questo porta a piccoli sfioramenti, a sussurri, a
giochini tra di noi. Sembriamo racchiusi nella nostra bolla e devo ammettere
che…la cosa mi piace parecchio.
Mi sento sempre solo quando torno a casa, ma il pensiero che
il mattino dopo incontrerò lei, fa passare le ore notturne in un lampo.
Emmett ed Alice ci prendono in giro e potrei scommetterci
hanno già fatto una riunione con gli altri per scommettere quanto tempo
resistiamo prima di saltarci addosso, li conosco troppo bene. Tutti quegli
sguardi maliziosi, gli occhiolini, le frecciatine. Ringrazio il fatto che Rose
si astiene e che Jasper contiene Alice in qualche momento della giornata. Jacob
invece ride, senza dilungarsi in prese in giro, solitamente lo faceva con me,
forse però non vuole mettere in imbarazzo la sua amica. Non sono più geloso di
lui, Bella in queste settimane mi ha spiegato che sono amici e che una volta ci
hanno provato anche, ma il bacio era come…se io avessi baciato Alice, per cui
si erano convinti di essere come fratelli. Si conoscono bene in effetti e sono
felice che Jacob sia un amico in comune, ma sono anche preoccupato all’idea di
cosa potrebbe farmi se per caso io e lei…ci provassimo.
-Ehi Edward…tutto bene? – ero immerso nei miei pensieri,
ultimamente succede troppo spesso. Mi riscuoto e mi volto verso Bella.
-Si si…scusa ero solo pensieroso…- lei annuisce e poi indica
il piano di lavoro con l’indice.
-Ti conviene fare attenzione o la crema la verserai tutta a
terra e non sulla torta… - sghignazza ed io le faccio la linguaccia.
Ecco questo è lo stato in cui verso da giorni. Sempre
distratto, stanco perché passo la notte a immaginare il suo corpo accanto al
mio, nervoso perché vorrei poterla abbracciare, stringere, coccolare…come ho
fatto quel giorno nel mio studio. Dannazione! Sono frustrato perché vorrei
baciarla, perché vorrei di più e invece devo ignorare i miei sentimenti, perché
è troppo presto.
-Non è il caso che tu vada a casa? – sembra realmente
preoccupata. Scuoto la testa.
-So che non hai mai lasciato questo posto prima dell’orario
di chiusura da quando l’hai aperto, ma Edward davvero..sei distratto e hai
appena messo il bicchiere d’acqua al posto dello yogurt…credo tu debba andare a
riposarti..che ti succede?
Che mi succede? C’è che vorrei baciarti, prenderti tra le
mie braccia e appoggiarti al muro mentre ti spoglio, leccarti tutta, accarezzarti,
perdermi in te fino ad urlare il tuo nome. E invece devo stare qui a fare
dolci.
-Si forse…forse è meglio che vada a riposarmi… - lascio
l’impasto sul bancone e me ne vado, senza dire nulla a nessuno. Torno a casa a
piedi, confuso e deluso. Perché non riesco a lasciarmi andare? Perché non posso
semplicemente invitarla a cena, dirle quanto è bello passare il tempo con lei,
stare sul divano a guardare un film, coccolarla, fare l’amore con lei fino a
domani? Perché…perché non posso?
Perché sono scemo e non gliel’ho mai chiesto.
Passo il resto del pomeriggio a suonare il mio pianoforte in
salotto, era da molto che non avevo del tempo libero per farlo. La sera dopo
cena, nel palazzo, è consigliato non fare rumori e non ascoltare la musica ad
alto volume, per cui evito da un po’ di mesi.
Quando la mattina mi sveglio, alle sei e un quarto sono
deciso a non andare al lavoro oggi. Voglio stare a casa, fare il dolce per la
cena con i miei genitori ed evitare di rendermi ridicolo agli occhi della mia
famiglia, e di Bella naturalmente. Giro il fianco e dormo ancora un po’. Mi
sveglio di soprassalto quando sento il telefonino squillare guardo e sono le
otto e trenta passate.
-Pronto?
-Edward! Stai bene?!
-Si Al, sto bene…oggi non vengo al lavoro!
-COSA?! Come mai? – si lo so, non ho mai disertato, neppure
quando mi sono rotto una gamba e sarei dovuto stare fermo immobile.
-Hai capito bene…ho voglia di riposarmi e oggi mi prendo il
giorno libero…Bella finirà i miei lavori, li ha seguiti con me…Ci vediamo
stasera da mamma e papà!
-Sei sicuro di stare bene vero? – è davvero preoccupata.
-Si benissimo…ciao!
-Ciao! – probabilmente adesso si chiederanno che diavolo mi
è preso! Mi alzo, ormai completamente sveglio e decido di buttarmi sotto la
doccia. Quando mi sono rilassato abbastanza provvedo a fare l’inventario delle
cose che ho in frigorifero e decido che ho tutto l’occorrente per fare una
crostata con la frutta. Mi prendo tutta la calma del mondo e a mezzogiorno
scongelo una porzione di lasagne di mamma, che mi ha fatto apposta da
congelare. E’ una donna magnifica.
Alle cinque di pomeriggio ho il dolce pronto e i vestiti già
scelti per la cena. Non mi resta che attendere, mi siedo al pianoforte ma prima
ancora di iniziare a pigiare i tasti del pianoforte…suonano alla porta.
Chi diavolo è?
Guardo dallo spioncino e quasi ci rimango secco. E’ Bella.
Apro la porta con movimenti lenti, non voglio fargli capire che sono impaziente
di vederla.
-Ehi… - sorrido debole e lei arrossisce. In mano ha una
scatoletta che riconosco essere quella della pasticceria, indossa un jeans e
una felpa.
-Ciao…scusa…ehm se ti disturbo! – i capelli sono lasciati
sciolti e le cadono sulle spalle morbidamente. E’ così bella…
-Entra pure… - mi sposto per farla entrare.
-Grazie… - si guarda in giro. –Hai un bell’appartamento!
Molto…spazioso! – sorride porgendomi la scatoletta –Questi sono per te. Rose ed
Emmett mi hanno proposto di fare qualcosa di nuovo e…beh questo è il mio
cavallo di battaglia, spero ti piacciano! Volevo farteli assaggiare…
-Grazie… seguimi! Posso offrirti qualcosa? Un bicchiere di
vino, succo, acqua?
-Acqua grazie…
-Com’è andata oggi?
-Bene…Emmett ha continuato a fare battutine sul tuo stato
psicologico…dice che ti sei ammattito o che hai preso la scossa perché non sei
mai mancato un giorno…a proposito, non sapevo ti fossi rotto la gamba! – si
siede sullo sgabello attorno al tavolo e io le porgo l’acqua prima di aprire la
scatolina. All’interno piccoli pasticcini di fondente se ne stanno lì a
guardarmi e tentarmi. –Fondente e menta. Cuore morbido…li preferisco freddi,
Emmett invece li ha amati caldi! Questi sono freddi ma…beh puoi scaldarli prima
di mangiarli se preferisci.. – ne prendo uno e lo mordo. E’ buonissimo.
Dannatamente buono, delizioso, perfetto.
-Com’è? – sembra…impaziente.
-Delizioso. E’ buonissimo Bella, davvero! – metto l’altra
metà in bocca gustandola. –Mmmm…veramente che piacere dei sensi.
-Sono felice che ti piacciano! – scende dallo sgabello
contenta. –Volevo sapere il tuo parere, ora posso andare a casa tranquilla… -
sorride ed è davvero allegra.
-Ehi aspetta…Non così di fretta…mi darai la ricetta di
questi? – ride di gusto ora.
-Neppure per sogno!
-Ma tu sai tutte le ricette della pasticceria! Non è giusto!
-Dettagli! Magari un giorno li facciamo insieme però… che ne
dici? – ora sono io a sorridere.
-Si…si! Perfetto!
-Vado, ti ho già disturbato abbastanza…
-No figurati…non stavo facendo nulla!
-A proposito…come mai oggi hai disertato il lavoro? – di
certo non posso dirgli che la sua presenza ravvicinata per così tante ore mi fa
venire voglia di prenderla sul bancone del laboratorio.
-Avevo bisogno di riposto…e non volevo che stasera a cena
dai miei Emmett e Alice si divertissero a mie spese, ora sono riposato e posso
affrontarli!
-E’…per qualcosa che ho detto?
-No Bella, davvero…avevo solo voglia di riposarmi…
-D’accordo….Beh…allora…Buona serata. – l’accompagno alla
porta, il sorriso però è sparito dal mio viso. Prima di aprirle la porta
squilla il cellulare.
-Aspetta qui… non ti muovere. – lo recupero e rispondo.
-Pronto?
-Edward, bambino mio…che succede?
-Niente mamma, perché? – alzo gli occhi al cielo, conscio
che avrà chiamato alla pasticceria.
-Alice mi ha detto che non sei andato al lavoro, ti senti
male?
-No mamma, sto benissimo…avevo solo dormito poco in questi
giorni e necessitavo di un po’ di riposo…
-Oh…okay! Ascolta Edward…Alice mi ha detto che avete
un’altra entrata nello staff….perchè non ce l’hai detto?
-Perché non ci ho pensato mamma…
-Perché non la inviti a cena stasera? – Guardo Bella che mi
osserva dall’ingresso e le sorrido.
-Va bene…però inviti tu Jacob?
-Si, perfetto…lo sai, quel ragazzo è come un figlio per me!
-Okay…cosa prevede il menù?
-Pizza stasera, non ho avuto il tempo di fare altro… - che
strano. Che stranezza! Che succede a casa?
-Mamma? Sicura di stare bene si?
-Benissimo, io e papà abbiamo fatto i progetti per
ristrutturare casa ed oggi ci è andato via più tempo del previsto…
-Okay, bene…a dopo allora!
-Otto, puntuali! Ciao Edward… - chiudo e lascio il telefono sul mobiletto, tornando da Bella.
-Otto, puntuali! Ciao Edward… - chiudo e lascio il telefono sul mobiletto, tornando da Bella.
-Tua madre che voleva sapere come stavi?
-Si… - ridacchio –Non sono abituati a vedermi a casa,
immagino che se dovessi prendermi dei giorni di ferie impazzirebbero
chiedendosi se mi ha dato di volta il cervello! – lei ride con me. –Mia madre
mi ha detto di invitarti a cena stasera..come nuovo membro dello staff della
pasticceria…
-Oh…Edward…è…grazie ma non posso! – scuote la testa e mi
sembra che vi aleggia un sorriso amaro sul volto.
-Perché?
-Tua madre avrà già cucinato e lo sai, non mangio latticini,
è imbarazzante e non vorrei fare brutta figura!
-Ma smettila! Stasera pizza…quindi puoi venire benissimo..a meno che il motivo non sia un altro… - sussurro. Abbassa la testa imbarazzata e mette le mani nelle tasche. –Non vuoi dirmelo?
-Ma smettila! Stasera pizza…quindi puoi venire benissimo..a meno che il motivo non sia un altro… - sussurro. Abbassa la testa imbarazzata e mette le mani nelle tasche. –Non vuoi dirmelo?
-No io…preferirei di no. Ringrazia tua madre da parte mia,
magari un’altra volta…
-Che succede Bella? –Sbuffa e si passa una mano tra i
capelli.
-Io…pensavo che…ecco…Lascia stare. Ci vediamo domani al
lavoro! – non so come riesco a fermarla per un braccio, prima che esca dalla
porta e la chiuda dietro di se, ma lo faccio, strattonandola dentro
l’appartamento.
-Perché diavolo non mi dici tutto? Sempre queste frasi a
metà! Impazzisco lo giuro!
-E’ che pensavo che dopo quel giorno nel tuo ufficio…le cose
cambiassero…intendo…tra me e te…
-Oh…
-Posso andare adesso? – sbuffa. Ed io rimango fermo, con la
mano sul suo braccio. Pensava che le cose cambiassero, cosa vuol dire? Cosa
vuole? Forse…sono le stesse cose che voglio io.
-Cosa vorresti di diverso?
-Edward davvero…lascia stare…non voglio certo rischiare il
posto di lavoro…
-Ti prego…sii sincera con me. Cosa vorresti di diverso
rispetto a quello che c’è? – soffio fuori a fatica. Lei abbassa ancora gli
occhi.
-Mi piacerebbe passare le mani tra i tuoi capelli,
abbracciarti, sentirmi protetta nel tuo abbraccio, avere brividi mentre mi
accarezzi, o con un semplice bacio sulla guancia. Vorrei sapere quali sono i
tuoi pensieri dopo il lavoro, condividere la cena con te, svegliarmi e
prepararti la colazione prima di andare al lavoro…Non…non sono cose fattibili.
Sono solo pensieri miei, lo capisco bene…solo…solo che quel giorno mi sembrava,
poco finzione e tutta realtà e…mi sono illusa. Non ti preoccupare comunque…farò
finta di nulla..
-Bella..io..
-Possiamo dimenticare tutto questo discorso? Per
favore…voglio davvero lavorare ancora per voi… - mi avvicino e la stringo tra
le mie braccia, avvolgendole i fianchi.
-No…perché ciò che hai detto…lo penso anche io…magari
però…possiamo andare per gradi? – alza la testa verso di me e subito i nostri
occhi si trovano. Sorrido, felice che siamo riusciti ad essere sinceri.
-Dici…davvero?
-Si…ma, non voglio correre e non voglio neppure dirlo agli
altri…per il momento! – lei annuisce. Mi avvicino, lentamente, sperando che questa
volta non mi allontani come l’ultima volta. –Sto per baciarti…non mi
allontanare, per favore!
-Non lo farei mai più… - appoggio le mie labbra sulle sue e
mi accorgo che sono davvero morbide come sembrano e sono dolci, sanno di
cioccolata. L’avvicino di più, come se potesse fondersi con il mio corpo e
quando la mia lingua cerca la sua scopro che oltre di cioccolato, sa pure di
menta. E’ un bacio così lento, profondo, dolce, meraviglioso. Non ho mai
baciato così, non sono mai stato baciato così. E’ come essere in un mondo
parallelo, in cui le sue mani passano tra i miei capelli, tenendomi la bocca
appoggiata alla sua, e le mie sono attorno ai suoi fianchi per paura che
scappi.
Ci stacchiamo con il fiatone, e le nostre fronti si
appoggiano l’una con l’altra.
-Vieni a cena dai miei stasera, per favore…
-D’accordo ma…non dobbiamo dirlo a nessuno, ancora…giusto?
-Giusto…non so come farò a non baciarti per tutta la
giornata… - le dico riappropriandomi delle sue labbra –Ma è meglio
così…voglio….viverla solo noi per ora… - lei annuisce e mi bacia la punta del
naso.
-E’ buono il sapore del cioccolato e della menta nella tua
bocca…sai? – mi sorride maliziosa ed io perdo definitivamente il controllo. La
prendo in braccio e la porto sul divano, facendola sedere a cavalcioni su di
me. Affondo le mani nei suoi capelli e gemo quando li sento morbidi e delicati
sotto le dita. Meglio di come li avevo immaginati. Le nostre bocche si
divorano, i denti mordicchiano, le lingue assaggiano e le mani vagano per il
corpo, alla scoperta di carezze dolci e maliziose, senza sconfinare.
Quando ci calmiamo, mezzora più tardi Bella scende dalle mie
gambe e si risistema. La felpa slacciata, la maglia al di sotto tutta tirata
su, e i capelli disordinati. Non credo di essere messo meglio io, ma il sorriso
che ho sulla faccia mi fa credere che ne vale la pena.
-Scappo o non sarò mai in tempo per la cena…
-Resta con me…
-Edward devo fare la doccia e cambiarmi… - mi sorride e si
piega per darmi un bacio sulla fronte. –Passi a prendermi tu o devo chiamare
Jacob?
-Passo io! Arrivo per le otto meno un quarto, ce la fai ad
essere pronta?
-Si…spero! Corro…ci vediamo più tardi! – è già fuori dalla
porta appena finisce la frase. Wow.
Che giornata!
Alle otto meno un quarto sono già sotto il palazzo di Bella,
felice e contento, lei è già li che mi aspetta.
Indossa un paio di ballerine nere di vernice, semplicissime,
un jeans stretto e il cappottino grigio. Quando sale in macchina non posso fare
a meno di attirarla verso di me e baciarla. In queste pochissime ore mi è
mancata un sacco.
-Ciao…
-Ciao…sei bellissima! – mi lascia un altro bacio a stampo e
poi sorride.
-Ora posso mettere il lucido! – mi fa l’occhiolino. Furba!
Metto in moto e parto. –Alice mi ha chiamata tutta agitata ed eccitata prima…mi
ha chiesto com’è andata a casa tua e se sapevo che tua madre mi aveva invitata
a cena! – sghignazzo.
-Tipico di Alice!
-Ho semplicemente detto che ti ho portato i dolci e proprio
in quel momento tua madre ha chiamato, e che non è successo nulla di
particolare perché dovevi ancora preparare il dolce per stasera…ho fatto bene?
-Assolutamente… - prendo la sua mano e la stringo nella mia
sul cambio. –Non è che mi vergogno o cosa…ma…sai Emmett, Alice…sono troppo
esagerati e…
-Capisco benissimo Edward! Non preoccuparti! Sarà faticoso
non toccarti al lavoro ma…va bene così per ora! – mi sorride e io ricambio.
–Allora, che tipo è tua madre?
-Beh…molto tranquilla e pacata. Ma fa le migliori lasagne
del mondo! E’ un peccato che tu non possa mangiarle…sono…sensazionali!
-Perché non hai provato le mie! – mi fa l’occhiolino. –E
poi? Tuo padre?
-Mio padre è un avvocato in pensione anticipata, che si gode
la pesca assieme a vecchi colleghi!
-Davvero? Anche mio padre ama andare a pesca… mentre mia
madre…è meglio che non si avvicini ai fornelli! E’ un completo disastro!
Cucinavo io quando ero a casa nel fine settimana, e lasciavo il freezer pieno.
Ho insegnato a Charlie a fare qualcosa e con molta più fatica ho insegnato a
mia madre piatti semplici. Credo che Charlie mangi pasta con il pomodoro ogni
giorno! – rido, sulla scia della sua risata.
-Ti piace stare ai fornelli?
-Si! Amo cucinare. Anche se sono stanca preparo sempre
qualcosa per me a casa, anche se è elaborato e mangio da sola…alle volte invece
invito Jake, che mangia qualsiasi cosa ha nel piatto…
-Mi farai assaggiare qualcosa di tuo un giorno? – le lancio
un’occhiata, mentre entro nel cancello della casa dei miei.
-Certo, quando vuoi! – stacca la mano dalla mia e sospiro.
-Incomincia la recita! – sussurro e lei ridacchia.
Non faccio in tempo a fare il giro dell’auto per aprirle lo
sportello, perché tanto è già scesa. Mi segue verso l’entrata e porta lei il
dolce. Sorrido. Sembriamo davvero una coppia. Quando suono il campanello Alice
apre tutta felice.
-Oh siete arrivati, mancavate solo voi! Siete in ritardo di
due minuti, mamma stava già chiamando l’FBI, che avete combinato tutto questo
tempo?! – arrossiamo entrambi. Sono andato lento volutamente per prolungare il
tempo con lei, sapendo che una volta entrato qui dentro non avrei potuto godere
del tocco caldo della sua mano.
-Oh su, Alice, smettila! Non è vero! Ciao caro… – mia madre
mi abbraccia poi tende la mano verso Bella che mi passa il dolce –Tu devi
essere Bella, vero?!
-Piacere signora Cullen! – mia mamma sbuffa.
-Esme basta! Venite…prendete posto sul divano, io prendo il
listino delle pizze per scegliere! Alice ci segue a distanza ravvicinata e
quando arrivo nel salone, Jasper ed Emmett stanno sfidando Jacob e mio padre
alla wii, mentre Rose li guarda disperata.
-Ciao a tutti!
-Ciao figliolo! Sei arrivato in ritardo…tua madre stava per
chiamare la polizia! – Bella sghignazza ed io la guardo oltraggiato.
-Ehi piccola indisponente, non ridere sai! E’ ancora colpa
tua! – mormoro più dolcemente e lei mi guarda arrossendo. Si, questo è proprio
quello che si dice non dare nell’occhio.
-Oh c’è anche Bella! Mettete in pausa ragazzi! – lasciano il
joistick e mio padre si alza e cammina verso di noi sorridendo. –Ciao Bella,
piacere di conoscerti! Sono Carlisle!
-Piacere mio! – Beh, le presentazioni sono state fatte, la
prossima volta che la porterò a casa saremo meno imbarazzati e così non l’ho
dovuta presentare come la mia ragazza. No?
-Ho sentito bellissime cose su di te! Emmett mi ha detto che
sei stata l’unica capace di convincere il testone di mio figlio a prendersi una
mezza giornata di riposo… - ora sono io ad arrossire. Bello, davvero questo
momento familiare.
-Ehm…veramente…io stavo solo…Beh aveva sbagliato l’impasto!
Era distratto! – Rose ride insieme ad Emmett, mentre mio padre mi guarda
sorpreso.
-Edward che sbaglia un impasto? Devo segnarlo sul
calendario! Aspettatemi qui!
-Papàààà! Smettetela di prendermi in giro! E tu,
signorina…cerca di fare la brava o da domani finirai a lavare i piatti anziché
preparare dolci! – le faccio la linguaccia alla quale risponde con un
occhiolino che mi fa venire i brividi. Perché?!
-Non ti preoccupare Bella, li laverà lui i piatti! Tu sei
troppo brava…Sai papà ha fatto dei mignon al fondente e cioccolato, con il
cuore morbido…erano…wow! Devi assaggiarli!
-Davvero Bella?
-Uhm…si…magari li faccio venerdì prossimo così possono
portarveli… - stringe le spalle e quando fa così è talmente tenera che vorrei
riempirla di baci. Ha tolto il cappotto ed indossa una camicia blu notte all’interno
dei jeans, è così semplice e bella. Quando portavo a casa Tanya indossava
sempre quei mini abiti che non sapevo come coprirla quando si sedeva. Lei
invece…è perfetta. Le sorrido dolcemente e lei ricambia. Certo, così nessuno si
accorgerà di noi.
-A te sono piaciuti Edward?
-Uhm..si..si! Ne ho assaggiato uno prima di venire via! –
mamma intanto ritorna con i dépliant delle pizzerie.
-Allora…qui ci sono i gusti, scegliete e scriveteli in
questo foglio…così chiamo la pizzeria ed ordino! Edward, tesoro, ho messo il
dolce in frigo… - annuisco. Tanto so già che pizza prendere. Bella non guarda
neppure e si siede di fianco a Rose, confabulano tra loro e mia cognata, quasi,
mi manda strane occhiate. –Bene…Oh…Bella cara, se non ti va la pizza posso
prepararti un’insalata, non sei…costretta… - mia madre mi lancia strane
occhiate e non capisco perché proprio a me. Io guardo Jake, che sorride e
scuote la testa.
-No, no davvero, amo la pizza…
-Mamma che succede? – chiedo quando storce il naso.
-Magari preferisce un’insalata? Perché ne ho un sacchetto
nel frigo! Ho preso l’abitudine di comprarlo da quando veniva a cena Tanya e…
-Oh… - prima che succeda il finimondo è meglio che
intervenga sul serio.
-Mamma, a parte il fatto che io e Tanya ci siamo lasciati da
due anni, non vedo il motivo per cui Bella dovrebbe preferire l’insalata alla
pizza. – mia madre in imbarazzo non l’ho mai vista, si avvicina e mi mostra ciò
che ha scelto la nostra ospite, sghignazzo e scuoto la testa parlando a bassa
voce. –Mamma, davvero Bella mangia la pizza! Ordina che abbiamo fame! – guardo
verso Bella e sorrido, scuotendo la testa.
Rose cambia discorso e lo fa viaggiare su binari più
tranquilli. Mezzora più tardi il campanello suona ed è Emmett che va ad aprire
saltellando come un bambino. Ci sediamo a tavola e Bella capita di fianco a me
e a Jacob, sorrido mentre taglio la mia pizza a spicchi mangiandola poi con le
mani.
-Una semplice pizza ai funghi? – mormora Bella sporgendosi
verso di me. Annuisco e le sorrido.
-Adoro le cose semplici… - arrossisce e torna a dare
attenzione alla sua pizza senza mozzarella con zucchine e melanzane grigliate,
è la pizza più light possibile stasera, ma so bene che alcuni alimenti
contengono il lattosio anche se si tratta di prosciutto.
-Come ti trovi a lavorare alla Little Sweets Bella?
-Oh…benissimo! E’…stimolante e bello. In più ho trovato
degli amici per cui sto proprio bene! – allargo la gamba destra per toccare la
sua, non posso accarezzarla ma innocui sfioramenti al di sotto del tavolo,
camuffati da normalissimi movimenti, sono accettabili.
-I miei figli ti trattano bene? – ingoia l’ultimo boccone di
pizza e mia madre la guarda soddisfatta. Vedi mamma che non è come Tanya?!
-Si, benissimo!
-Anche quello scorbutico di Edward?
-Io non sono scorbutico! – parlo con ancora l’ultimo boccone
in bocca.
-Maleducato! – dice mia madre alzandosi e raccogliendo i
cartoni delle pizze. Jacob ed Emmett ridacchiano.
-Io non sono scorbutico papà! E’ così che mi fate pubblicità
alle persone che conoscete?!
-Sei sempre sulle tue, quando fai qualche dolce sembra che
stai creando un nuovo vaccino antiinfluenzale! Sei tutto attento,
concentrato…non ti si distoglie dalla ciotola con nulla! Scorbutico! – Bella
ridacchia alla mia occhiata torva verso mio padre.
-Va a giorni alterni! Alcuni giorni è scorbutico e
intrattabile, altri sembra un peluche! – le risate ovviamente si sprecano.
-La finite di prendermi in giro?! Uffa!
-Oh piccolino….ti sei offeso? – mi dice Alice dal fondo al
tavolo. –Sembri un bambino…vai a prendere il dolce avanti! – mi alzo
indispettito dal mio posto e volo in cucina, prendo il coltello, la palettina
mentre Rose, che mi ha seguito per evitare di far scomodare mia madre, prende i
piattini e le forchette.
-Quando lo direte in giro? – mi blocco con lo sportello del
frigo aperto.
-Eh? Cosa? – sono seriamente confuso.
-Tu e Bella…state insieme, quando lo farete sapere agli
altri?! – ora la guardo davvero preoccupato e sorpreso.
-Come…come fai a…saperlo?
-Edward è così chiaro! Lavorate tutto il giorno insieme,
sfioramenti di qui, sussurri di là, pausa caffè insieme…L’accompagni a casa e
lei resta ad aiutarti a fare le pulizie…oggi ti ha persino portato i dolcetti a
casa…e l’hai accompagnata tu e non Jake…da quanto?
-Da oggi pomeriggio… prima era solo un conoscersi… - mormoro
togliendo la crostata dalla tortiera e portandola solo con il piatto. –Vogliamo
fare le cose con calma Rose, non vogliamo che lo sappia nessuno per
ora…sai…Emmett ed Alice…e poi papà…hai sentito stasera? Sono il loro bersaglio
preferito, figurati se sapessero anche di….noi…
-Vuoi evitare gli errori che hai fatto con Tanya, vero?
-Si..abbiamo corso troppo e…non eravamo pronti…
-Per me comunque…siete bellissimi insieme… - mi precede con
i piattini io sospiro e mi avvio verso la sala da pranzo.
-Stasera…crostata con crema pasticcera e frutta fresca,
gelatina al melograno! – comincio a fare le fette e Rose mi aiuta a
distribuirle, salta volutamente Bella e mia madre la riprende.
-Rose…gli ospiti non hanno il piatto.
-Bella non mangia il dolce… - spiega lei, semplicemente
stringendo le spalle e mia madre la guarda allibita.
-Neanche…neanche il dolce?
-Ehm…no, grazie. Sono già piena con la pizza… - pensa di
risolvere sempre così, ma non ha sa quanto può essere insistente mia madre.
-Non vuoi neppure assaggiarla? Le crostate di mio figlio
sono eccezionali. Dai un pezzettino piccolo..
-Esme, grazie tante ma sono davvero piena…oggi abbiamo fatto
merenda in pasticceria con i dolcetti fondente e menta…
-Che vuoi che sia un pezzettino di dolce? E’ con la frutta
per di più…hai mangiato una pizza poverissima e senza mozzarella, come fai a
tenerti in piedi?!
-Oh…Bella mangia tanto! Non vi preoccupate per lei! – Jacob
cerca di salvarla ma non ci riesce, mia madre è troppo insistente alle volte.
-E’ intollerante al latte mamma..niente formaggi, latticini
di ogni genere. Nessun dolce! Questo ha il latte nella crema e il burro nella
pasta frolla…non può mangiarlo…Ora basta insistere!
-Oh scusa…io…scusami Bella…
-Non fa niente, davvero… - sorride ma è in imbarazzo. In un
momento in cui tutti chiacchierano sulla torta e si danno giudizi tra di loro
io mi sporgo verso di lei.
-Scusa, non avrebbe mai smesso se no… - lei porta la gamba
verso la mia e la lascia in contatto.
-Non ti preoccupare…è che…sai, vado matta per l’ananas…
Quando la vedo non resisto proprio, dovevi propri metterla?! – sghignazzo ed
annuisco, poi prendo con la forchetta i pezzettini che ci sono nella mia fetta
e con il coltello li pulisco dalla crema, mettendoli di lato nel piatto.
-Mangiali pure! – le faccio l’occhiolino e lei quasi
saltella felice sulla sedia. Ne afferra uno con le mani e lo porta alla bocca
sorridendo.
-Grazie…
-Mai provato l’ananas alla griglia con crema pasticcera?!
-Uhm…no, mai! E’ buona?
-Si…molto…devi provarla…- mi sento osservato e quindi cambio
argomento. –Ma se non hai usato latte nei dolcetti oggi, che hai messo?
-Latte di soia, panna di soia, olio al posto del burro…e
farina di riso al posto che la farina normale, così è meno pesante…ti ho detto
che dovremmo farli insieme!
-Wow…imparo qualcosa anche io! – mi fa la linguaccia e io
ridacchio, mangiando il mio dolce.
So che Rose ci sta osservando, so che non è completamente in
disaccordo in quello che stiamo facendo ed anche se scoccia anche a me mentire
a tutti e non poterla tenere sulle mie gambe o abbracciarla, baciarla,
stringere a me…so che allo stesso tempo è la cosa migliore.
Beviamo il caffè e restiamo fino alle undici e mezzo a
chiacchierare attorno al tavolo. E’ davvero una bella serata.
-Ehm..ora io devo andare! Grazie per la magnifica serata…-
Jacob si alza e saluta tutti. –Vieni con me Bella? – cerco di evitare di
guardarla direttamente, e continuo a osservare le righe della tovaglia che è
stata utilizzata stasera. Alzando gli occhi, noto che Rose sta scuotendo la testa
e sghignazza. Lo so, Rose. Lo so. Se avessi detto a tutti chiaramente cosa sta
succedendo, questo non sarebbe successo.
-Si…Se no domattina dubito di riuscire ad arrivare al lavoro
camminando! Esme, Carlisle…grazie mille! Ragazzi, ci vediamo domani! Buonanotte!
– saluto, sulla scia generale del saluto e poi mi alzo per portare via i piatti
del dolce e la torta la ripongo in frigorifero.
-Bella è davvero una cara ragazza…e…Cavoli ho fatto una
figuraccia! Potevate dirmelo prima che ha problemi di alimentazione!
-Mamma, non ti preoccupare, è che non ama dirlo in giro…tutto
qui!
-Voi due…c’è qualcosa? –sbuffo.
-Cosa mai ci dovrebbe essere?
-Ah non lo so. E’ tutta la sera che vi guardate, sussurrate
tra di voi, siete persi uno nell’altra. Addirittura hai ceduto la tua ananas a
lei, pulendogliela dalla crema! Allora? – Rose sceglie quel momento per entrare
in cucina e mi squadra.
-Di che state parlando? – ecco anche il folletto.
-Vi siete accorte, voi due, che tra lui e Bella c’è
qualcosa…o me ne sono accorta solo io?
-Beh..io ho scommesso con Jasper che tra due mesi saranno
insieme… Jaaaaaz! – oh cielo! Adesso arriva la famiglia al completo. Mi
appoggio al frigorifero con le spalle. La classica espressione “Essere messi
con le spalle al muro!”
-Dimmi tesoro…
-Si parlava di Edward e Bella…. – lui sghignazza ed Emmett
si avvicina a Rose abbracciandola, mentre mio padre se ne sta all’entrata della
cucina.
-Si può sapere perché stasera sono io il centro delle vostre
conversazioni? – cerco di sviare l’argomento, ma dubito di riuscirci. Sono
troppo curiosi, tutti e sei.
-Io ho detto ad Alice che finirete insieme molto prima dei
due mesi che ha scommesso lei! E vedendovi stasera…. – sbuffo e passo una mano
tra i capelli. Rose cerca di salvarmi intervenendo.
-A me sembra che si siano comportati ugualmente a tutti gli
altri giorni…E non per questo devono per forza stare insieme..
-Oh pulce, sei così…disattenta! Non li hai visti tutti i
segnali? Erano di fronte a me ed erano tutti…”cicici”! – oh no, di nuovo quella
parola! E poi…Rose disattenta? Mi viene da ridere…è la prima che se ne è
accorta!
-Per curiosità…quanto avete scommesso voi due? – indico mia
sorella e Jasper.
-Un’intera cena di pesce per la domenica sera successiva
alla vincita… - esulta Alice, mentre Jasper scuote la testa.
-E Jasper cosa vuole in caso di vincita? – lui arrossisce e
si stacca da Alice.
-Oh…beh vorrebbe che…ci impegnassimo per un bebè! – mia
madre si gira a guardarli.
-Oggetto…di una scommessa?!
-Mamma..ti prego! – dice Alice, io comincio a ridere forte,
seguito da Rose.
-Jasper, sei fantastico! – biascico tra le lacrime per le
risate.
-Esme, tua figlia non vuole avere figli, ma ormai ha
ventisette anni…credo che sia ora di...pensarci, no?!
-Assolutamente si, ho voglia di avere tanti nipotini ma…oggetto
di una scommessa?
-O così, o dovresti aspettare i tuoi nipotini da Rose e
dalla futura compagna di Edward! Che ti ricordo, è due anni che non vede una
donna…
-Sei ingiusto Jaz! – gli dico, ancora ridendo. Quei due sono
dei pazzi.
-Va beh..con voi parlerò dopo…per quanto riguarda
te…signorino! Allora? Che ci dici di te e Bella? – ormai consumato dalle risate
mi asciugo gli occhi nei quali c’è qualche lacrima e guardo Alice negli occhi.
-Credo che tu debba cominciare a darti da fare,
sorellina…voglio un nipotino entro un anno! – Jasper esulta, Rose scuote la
testa mentre Emmett e papà ridono di brutto, insieme a me, per l’espressione
scioccata di Alice. Mamma invece sorride e basta.
-Lo sapevo, lo sapevo! – mi abbraccia stretto. –E’ una
ragazza bellissima! E siete belli insieme! Porta anche lei alla prossima
cena…ormai fa parte della famiglia! – mi sento imbarazzato, alla fine Bella non
sa che ho raccontato tutto a loro. Spero che sia ancora sveglia quando andrò
via da qui.
-Fratellone…certo che…potevi anche dirmelo prima! Adesso mi
toccherà darla vinta a Jasper…… - mormora afflitta.
-Ehi, Al…siete una coppia fantastica e sarete due genitori
meravigliosi…amerai tuo figlio talmente tanto che ne vorrai un altro! Jaz non
vede l’ora! – mi sorride e poi mi abbraccia.
-Sono felice, così Tanya viene scacciata da una ragazza
milioni di volte migliore! – sorrido e le bacio una guancia. Mio padre e gli
altri si limitano a una pacca sulla spalla.
Quando sono in auto, mezzora più tardi recupero il telefono
dalla tasca e inoltro la chiamata a Bella.
-Pronto? – dice con la voce assonnata.
-Ciao piccola…
-Edward?
-Si…sono io! – sento il frusciare delle coperte al telefono.
-E’ mezzanotte passata…è successo qualcosa?
-No..mi chiedevo..posso passare a raccontarti una cosa?
-Veramente…stavo dormendo! – mormora.
-Va bene…allora vieni alle sette al laboratorio domattina!
-No no, aspetta…passa pure. Ormai sono sveglia! Ti aspetto..
– attacco e sorrido. Anche perché voglio baciarla prima di dormire.
Suono il campanello e salgo velocemente in ascensore. Quando
arrivo la porta è aperta e lei mi aspetta appoggiata alla porta con un pigiama
lungo e leggero grigio, con dei fiocchetti rosa di tanto in tanto. Piedi
scalzi, capelli portati su una spalla e braccia incrociate. Due fessure al
posto degli occhi.
-Ciao..
-Ciao pazzo! Ti pare l’ora di richiedere una visita questa?!
– non ha perso la sua vena scherzosa per fortuna. Entro in casa, preceduto da
lei e chiudo la porta. L’appartamento è più piccolo del mio e la cucina è
subito sulla sinistra all’entrata. A destra invece le camere da letto.
Mi avvicino e l’abbraccio.
-Ciao… - appoggio le mie labbra sulle sue, dolcemente. –Te
ne sei andata senza neppure salutarmi.. – sussurro.
-C’erano tutti…cosa facevo? Ti chiedevo di mostrarmi la
toilette? Dai Edward… - la bacio ancora approfondendo il bacio questa volta.
-Potevi farlo davanti a tutti…A quanto pare…Rose l’ha
scoperto, mia madre anche e Jasper e mia sorella avevano pure fatto una
scommessa sul termine entro il quale ci saremmo messi insieme.. – lei si
allontana come scottata guardandomi allibita.
-Dici davvero?
-Si…Alla fine ho dovuto confessare…anche perché hai potuto
notare da sola quando mia madre risulta insistente! E poi…Jasper ha scommesso
un bebè con Alice, e io ho voglia di un nipotino! – si allontana ancora di un
passo, ora completamente sveglia.
-Oh santo cielo! Edward! Avevamo detto che aspettavamo… -
sbuffa passandosi una mano tra i capelli e vorrei davvero farlo io.
-Lo so, ma che facevo? Mi avevano messo con le spalle al
muro… - mi stringo nelle spalle e sospiro pure io.
-Vuoi qualcosa da bere? Ho bisogno di un tea… cosa ti offro?
-Un tea va benissimo!
-Così…adesso lo sanno tutti, tranne Jake!
-Si…e Garrett e Taylor…
-Ah già…anche loro!
-Scusa Bella, ma non sapevo che fare, davvero…
-No davvero, non ti preoccupare…solo…come ci comportiamo da
domani?
-Come sempre? Solo che adesso se vuoi toccarmi lo puoi fare
e viceversa.. no?
-Anche se siamo al lavoro? E gli altri cosa penseranno?
-Stiamo parlando di Emmett e Rose e di Alice e Jasper…ti
ricordo che anche loro stanno insieme…
-Si ma… - mi avvicino a lei, e l’abbraccio.
-Cosa c’è?
-Non stiamo correndo troppo?
-L’ho solo detto a qualche persona Bella…non è la fine del
mondo…questo non vuol dire correre. Correre vorrebbe dire spogliarti nella tua
cucina e finire in camera da letto a smaltire il dessert…e non mi sembra di
star facendo una cosa del genere…giusto?
-G..giusto! – balbetta e arrossisce. Com’è bella.
-Bene…allora continuiamo così…come sempre. Saremo spontanei
okay? Non ti preoccupare..
-Bene…
Passiamo più di mezzora a baciarci accanto alla porta, prima
che uno dei due decida di mettere fine a questa Buonanotte infinita. Quando
torno nel mio appartamento mi verrebbe voglia di saltellare, ma mi limito a infilarmi
a letto, contento e soddisfatto.
Oggi è la giornata peggiore della mia vita.
Sono passate altre due settimane. Con Bella va tutto a
meraviglia. Lavoriamo fianco a fianco ed è così dannatamente stimolante. Ha
sempre nuove idee o qualche accorgimento che migliora di più il dolce. Se ne
sono accorti tutti che la vita nel laboratorio è molto più allegra, spensierata
e lavorare è meno faticoso. E’ come se questa piccola donna, che sto imparando
ad amare, si amare, sia l’anima del gruppo. I miei genitori si sono mostrati
affettuosi e contenti per noi, anche se Bella era molto più agitata e in
imbarazzo della settimana prima. Stasera la cena è rimandata a domani, perché i
miei genitori hanno un party tra amici. Poco male, passerò la serata con Bella.
Vi chiederete allora perché questo è il giorno peggiore?
Perché oggi ci sono le nozze di Tanya…e non è che mi importi del matrimonio in
realtà….di quello non me ne frega proprio nulla. E’ tutta la preparazione che
va avanti da questa mattina alle sei che mi ha reso nervoso. La consegna è
prevista per il pomeriggio alle cinque e ringrazio che Rose si sia offerta per
aiutare i ragazzi, perché io non ho voglia di mettere piede in quel posto,
preferisco mille volte condividere un dolce con la dea castana che in questo
momento mi sta sfiorando il braccio mentre mescolo l’impasto per i cupcakes.
-Edward…sembri così stanco! – sussurra. E’ quasi ora di
caricare le cose sul furgone e ammetto che davvero mi sento sfinito.
-Lo sono, ma manca poco all’orario di chiusura! – sospiro.
-La prossima volta è meglio che dorma a casa mia, stanotte
ti ho disturbato e non hai riposato bene… - Dormiamo insieme qualche notte,
quando siamo troppo stanchi per guidare e tornare a casa. Non facciamo altro
che condividere la cena, un film e poi baciarci e toccarci, non abbiamo fatto
altro in questi giorni. E’ semplice, naturale e bellissimo. Stanotte però la
mia piccola donna ha avuto degli incubi e nono sono riuscito ad addormentarmi
finchè non l’ho vista serena.
-Non ti azzardare! – le intimo, non sono davvero arrabbiato.
–Guai a te se lo pensi anche solo un’altra volta.
-D’accordo… ma stasera, film, pizza e coccole sul divano…ci
stai?
-Non chiedo di meglio! – sorrido e le lascio un bacio a
stampo sulla bocca. Vorrei lasciarmi andare, ma odio mostrarmi in pubblico.
Finalmente Alice viene a salutarci, ha già chiuso il negozio
e se ne va di fretta con Jasper. Hanno preso sul serio la storia del nipotino.
Mi viene da sorridere pensando che alla fine, nella nostra famiglia, manca
esattamente un piccolo pargoletto da riempire di attenzioni e regali.
Come ogni sera restiamo io e Bella a pulire, non le ho mai
chiesto di farlo, ma lo fa con piacere, mi aiuta a sistemare e poi ce ne
andiamo insieme.
Quando termino di infilare tutto in lavastoviglie e lavare
le poche stoviglie rimaste sento Bella che traffica su uno dei banconi. Mi
volto e mi sorride teneramente.
-Cambio di programma… - mi mostra una barretta di cioccolato
fondente e delle foglie di menta. Oh…la mia piccola! –Hai voglia di lavorare un
altro po’ con me? Possiamo fare i dolcetti per la cena di domani…che ne dici?
-Dico che è un’idea magnifica! – mi avvicino con passo lento
e la vedo preparare del latte di soia, la farina di riso e l’olio.
-Puoi sciogliere il fondente intanto… - si mette di fianco a
me, e si piega a prendere qualcosa dentro una busta poggiata a terra. –Ti
dispiace se…ascoltiamo un po’ di musica? – riesce sempre a lasciarmi sorpreso.
E’ di una meraviglia unica questa donna.
-Non ti preoccupare.. – due casse piccole e a batteria fanno
mostra di se sul piano di lavoro, ci collega il suo iPod e una musica ritmata
si diffonde attorno a noi.
-Sai..quando ho frequentato i corsi di pasticceria, mi hanno
sempre spiegato che il dolce viene meglio se…preparato con
passione…amore…dedizione… - mi volto a guardarla, il pentolino con il
cioccolato dentro la pentola per il bagnomaria e un’atmosfera strana si impossessa
del laboratorio. E’ tutto così…meravigliosamente bello. E non importa quanto
sono stanco dalla dura giornata, i brutti pensieri e la voglia di buttarmi a
letto e dormire fino a domani. Ora ho solo voglia di baciarla e stringerla tra
le mie braccia.
Uova, zucchero e farina…impasto base per ogni dolce. Poi
aggiunge l’olio e il composto da una palla che era diventata, si scioglie e si
ammorbidisce. Tolgo il pentolino dal fuoco, il cioccolato ormai si è sciolto e
mi avvicino a lei, abbracciandola da dietro e lasciandole un bacio sul collo.
-Sei bellissima…
-Non ti va di aiutarmi con il dolce? – mormora maliziosa.
-Si…ma non ora. Adesso ho troppa voglia di baciarti. – si
volta tra le mie braccia e le sue mani vanno direttamente ai miei capelli. Ho
capito presto che li adora, dato che passa tutto il tempo disponibile ad
accarezzarmi. La bacio, profondamente. La sua lingua è davvero meravigliosa e
perfetta per la mia. Amo i suoi baci, amo la perfezione delle sue labbra. Amo
come il mio corpo si adatta al suo per averlo più vicino possibile. Non so se è
l’odore del cioccolato fondente fuso, o l’aroma di menta che si disperde per il
laboratorio. So però che i miei sensi sono occupati da un’unica cosa. LEI. La
voglio. La desidero come mai nessuna nella mia vita. La faccio sedere sul
bancone, e mi infilo tra le sue gambe, continuando a baciarla ad accarezzarla.
Slaccio velocemente la bandana che le tiene fermi i capelli e le mie dita si
intrufolano nelle sue ciocche lunghe e meravigliosamente morbide. Le sue mani
scendono, bramose, tremano addirittura mentre mi slacciano i bottoni della
casacca e la fanno cadere a terra. Sotto una semplice maglietta bianca a
maniche corte. Sorride mentre mi bacia.
-Adoro come ti stanno queste maglie… - mi dice mentre
riprendiamo fiato, ma è solo un attimo perché poi mi riapproprio di quelle
labbra e continuo ad assaggiarla e mangiarla di baci, mentre anche io slaccio
la sua divisa. Al di sotto una t-shirt blu notte, abbinata ai pantaloni.
-Questo colore è il mio preferito su di te…lo amo… - Le mani
vagano, e ben presto ci troviamo nudi, nella cucina della pasticceria, mentre
le dita accarezzano la pelle, la stuzzicano, ci giocano, diventano implacabili.
I gemiti si levano più alti delle note che provengono dall’iPod di Bella e mi
rendo conto solo adesso che è la prima volta che posso ammirare il suo corpo
completamente nudo, tutto per me. Mi stacco appena dal bancone e da lei e
rimango incantato. I capelli le ricadono sparpagliati sulle spalle e le labbra
sono gonfie e rosse dai baci che abbiamo continuato a scambiarci. La sua pelle
chiara, le braccia appoggiate al bancone per tenersi, le gambe aperte. I suo
seni che chiedono di essere divorati e il suo centro che desidero assaggiare.
-Sei meravigliosa…
-Anche tu… - sussurra con le guance rosse d’imbarazzo. Mi
avvicino di nuovo ma prima di baciarla, questa volta, afferro il pentolino con
il cioccolato e intingo un dito per poi spalmarla sul suo labbro inferiore. Il
cioccolato è ancora caldo e abbastanza liquido grazie all’acqua che ha mantenuto
il calore. Lecco via il fondente dalle sue labbra ed i suoi gemiti mi fanno
impazzire. Ripeto l’operazione un’altra volta, unendo la mia lingua alla sua
facendole assaggiare il cioccolato. Lei ad occhi chiusi comincia a passarmi un
dito sul petto, fino all’ombelico, gira attorno al capezzolo e poi giù di
nuovo, si ferma e poi fa la stessa cosa con l’altra parte. Quando mi stacco da
lei mi accorgo che mi ha disegnato con il cioccolato e la sua espressione
felice mi lascia stupito. Non mi sono accorto di nulla, troppo preso da lei e
dalle sue labbra. Si avvicina con le labbra e pulisce ogni traccia di cioccolato
dal mio corpo, arrivando fino a giù e risalendo piano. Questa volta, quando con
l’indice mi accarezza l’asta, sento perfettamente il cioccolato che gocciola e
all’idea di quello che succederà mi sento già in preda agli spasmi del piacere.
Mi guarda affamata e mi sposta per scendere dal bancone, mi ci appoggia contro
con la schiena e si inginocchia davanti a me. Oh, questa cosa comincio ad
amarla sempre di più. Si avvicina, lentamente, accarezzandomi con la lingua e
togliendo solo parte del cioccolato versato, poi mi lecca, come se fossi un
gelato, stuzzicandomi i testicoli con le mani. E quando ogni goccia di
cioccolato è stata rimossa con minuziosa solerzia, mi prende in bocca e succhia.
Oh..potrei svenire.
Mi sento completamente in balia delle sensazioni e non
riesco a muovermi se non solo il bacino per chiedere di più.
Cerco di non affondare in lei con violenza, anche se la sua
gola calda e accogliente mi fa venire voglia di perdermi completamente. Avrei
voglia di afferrarle la testa e guidarla, più veloce, più forte, vorrei
addirittura sentire i suoi denti sulla carne delicatamente. Sto impazzendo. Non
so più qual è il limite tra fantasia è realtà, sento solo gemiti e la testa che
vortica faticosamente. Poi un tocco delicato sulla mano, la stacco dal bancone,
ancora con qualche brandello di lucidità, e lei afferra il mio polso e guida la
mia mano sulla sua testa.
-Ohhh… - Meravigliosa.
-Non…non voglio…farti…male… - riesco a dire, mentre lei si
muove piano, facendomi impazzire ancora di più. Si stacca, tenendo le mani sul
mio bacino per non cadere.
-Non me ne farai…voglio solo darti piacere… - chiudo gli
occhi e getto la testa nel momento in cui passa la lingua sui testicoli. Dio
quanto la amo. Posiziono bene la mia mano sulla sua testa, intrecciando le dita
alle sue ciocche castane e la guido su di me. Vado piano ma mi spingo dentro
completamente, una volta…due volte…finché l’intensità è troppa e mi trovo ad
aumentare il ritmo e sento la sua gola produrre gemiti di piacere. Oh, è
talmente fantastico. Così tanto che ci metto davvero poco a raggiungere
l’orgasmo e liberarmi in lei. Manda giù a fatica e quando riesco ad essere più
lucido la stringo tra le braccia.
-Piccola… - non finisco però, perché mi bacia. E la sua
bocca sa di me e di cioccolato e vi assicuro che è dannatamente eccitante. Si
ritrova sul bancone in un attimo ed io ripropongo il suo giochetto sul suo
corpo. Sorride maliziosa, ma vedo le sue guance colorarsi di rosso. E’
magnifica. Lecco voracemente il cioccolato dal corpo, concentrandomi sui suoi
capezzoli che diventano durissimi nella mia bocca e che la fanno gemere incontrollata,
ma quando scendo, il suo profumo di donna si mischia con l’aroma amaro e
profondo del cioccolato fondente ed io amo il cioccolato fondente. Lecco via l’impostore
dal suo centro e mi godo i gemiti e l’ansimare frenetico, il muoversi del
bacino per avere di più e porto le mie dita alla sua apertura per accarezzarla,
per entrare in lei, per aumentare il volume dei suoi lamenti. Mi dedico al suo
clitoride, è così sensibile che basta passare piano con la lingua per farla
gemere, ma io non mi accontento, voglio che impazzisca di piacere, proprio come
ha fatto con me. Mantenendo le dita dentro di lei e muovendole dentro e fuori,
spingo la lingua a movimenti circolari e pressati sul fascio di nervi, getta la
testa indietro, gridando il mio nome e le dita sono completamente inondate di
lei. Le porto alla bocca, davanti ai suoi occhi e posso leggervi desiderio,
ancora e ancora. Il suo sapore è meraviglioso. La bacio mentre mi posiziono in
mezzo alle sue gambe e mi guido dentro di lei.
-Sei sicura piccola?
-Mai stata più sicura di così, nella mia vita…ti voglio… -
spingo dentro di lei, ansimando. E’ stretta, bagnata ma stretta. E il suo fiato
corto e le mani che si stringono tra i miei capelli mentre le nostre fronti
sono appoggiate l’una all’altra, mi fanno perdere il controllo e in un attimo
mi trovo dentro di lei, sepolto da migliaia di stelline che mi vorticano
attorno. Dio…che sensazione. –Oddio… - si lascia scappare un lamento più forte
quando comincio a muovermi lentamente. –Di più…più veloce Edward… - mi morde la
spalla e chissenefrega se domani avrò dei segni addosso. E’ l’esperienza
migliore della mia vita. Ho sempre sognato farlo qui dentro, giocare con gli
ingredienti. Non ho mai potuto esaudire prima il mio desiderio perché non ho
mai trovato una ragazza come lei. E’ così forte, sensuale, determinata,
giocosa, bellissima, sexy, meravigliosa e fantasiosa. E poi…amo come sto dentro
di lei. E’ la persona perfetta per me.
Comincio ad aumentare i movimenti, il ritmo cresce e lei si
abbandona sul bancone, stendendosi all’indietro, i capelli sono sparsi, come
una nuvola attorno a lei, le mie mani arpionate ai suoi fianchi e spingo.
Spingo più forte affondando con decisione, con passione, con amore. Le sue mani
vanno a stringere i seni e a stuzzicare i capezzoli che svettano
meravigliosamente duri e rosa scuro sulla sua pelle. E’ una visione
paradisiaca.
-Oh Bella…Ti prego…Ti prego vieni con me… - sono scosso dal
piacere, non so quanto riesco a tenermi ancora, ma quando sento i suoi muscoli
contrarsi e il suo corpo ricoprirsi di rosso, mi lascio andare, collassando
sopra di lei.
-Wow… - dice e non posso fare a meno di sorridere sul suo
petto. –Edward…
-Si?
-Penso di…essermi innamorata di te..
-Menomale…perché pensavo di essere io l’unico affetto da
questa malattia! – ridacchia e sento tutti i muscoli del suo corpo massaggiarmi
e cullarmi. Oh….Oddio!
Ci rivestiamo con tutta calma e insieme portiamo a termine
il dolce.
Dobbiamo sciogliere un’altra barretta di cioccolato, perché
quella precedente l’abbiamo spalmata e mangiata per metà! Dopo un’ora
finalmente li sforniamo, attendiamo che si raffreddino prima di conservarli e
intanto sistemiamo il caos che abbiamo fatto.
-Vieni a casa con me?
-Solo se ordiniamo il cinese e non cuciniamo! – ridacchio e
l’abbraccio stretta a me.
-Va bene amore..tutto quello che vuoi! – la giornata che era
iniziata come uno schifo totale si è completamente rivoltata. Ho fatto l’amore
per la prima volta con questa donna magnifica e so che non voglio separarmene.
Mi fa sentire così giovane, così allegro, così felice. Torniamo a casa in auto,
con la busta del cinese sul sedile posteriore. Non mi sento più solo. La
solitudine è un sentimento e una sensazione vecchia, passata. –Sai, la torta
cioccolato e lampone è la mia preferita…solitamente la preparo quando devo
festeggiare qualcosa o per risollevarmi il morale. E’ la mia cura per
tutto…quando…quando sei venuta a fare la prova in pasticceria, l’ha preparata
così bene che assaggiandola sono tornato a ricordi felici. Peccato che tornando
a casa non avrei avuto nessuno con cui condividere tutto ciò…
-Ehi…perché mi stai dicendo questo? – stringe la mano nella
mia, mentre saliamo in ascensore.
-Perché adesso ho qualcuno con cui condividere i miei
pensieri ed è la cosa più bella del mondo. Posso parlarti della mia giornata,
anche se la viviamo insieme, posso raccontarti della mia vita anche se mi senti
parlare per tutto il tempo in cucina…posso condividere con te degli involtini
primavera e una bottiglia di cola e posso preparare un dolce con la donna che
amo. E’ meraviglioso..ed avevo voglia di dirtelo! – mi bacia che ormai siamo
già dentro all’appartamento e sorride appena si stacca.
-Ti amo…si, ti amo!
-Anche io!
Il film demenziale che abbiamo scelto per accompagnare la
nostra cena è finito, i titoli di coda appaiono e scorrono veloci. Io me ne sto
sul divano accarezzando le braccia alla mia ragazza. Sembra tutto così semplice
e normale. Vorrei già che vivesse con me, ma aspetterò a dirglielo, non voglio
che scappi. Di sicuro però, non aspetterò troppo perché voglio davvero vederla
ogni mattina, ogni sera, stringerla ogni notte.
-Sai…pensavo di prendermi qualche giorno di vacanza,
magari…la prossima settimana che non c’è molto lavoro…potremmo partire e fare
un viaggetto, che ne dici? – si alza di scatto dalle mie gambe e mi guarda
allibita.
-Edward Cullen che si prende una settimana di vacanza?
-Si, che c’è di strano?
-Oh, niente…solo che sono anni che non ti stacchi dalla
pasticceria!
-Beh…forse è arrivato il momento di…dare una svolta alle
tradizioni no?!
-E dove vorresti andare, sentiamo?
-Non lo so, a te dove piacerebbe andare?
-Edward, io non posso andare in ferie…
-Come no?! Perché?
-Perché sono stata assunta da poco e non posso di certo
andare in ferie ora..
-Sono io il capo Bella!
-Già…
-E tu andresti in vacanza con il capo, e fidati, il capo si
arrabbierebbe molto se tu non andassi in ferie con lui! – lei sghignazza.
-Davvero? Dimmi dove vorresti andare?
-Per prima cosa…voglio incontrare i tuoi genitori e poi…ho
voglia di andare al mare, un posto caldo, voglio vederti in costume e
stringerti nell’acqua mentre ti schizzo! Ho voglia di divertirmi…tu, invece?
-Qualsiasi cosa il capo abbia voglia di fare…ho intenzione
di non farlo arrabbiare e di renderlo molto, molto felice.
-Oh questa si che è una notizia favolosa! – è davvero
divertente stare con lei, è così spontanea. Meravigliosa. –Perché il capo non
vuole arrabbiarsi e vuole davvero, davvero passare la prossima settimana in tua
compagnia a essere felice.
-Per tutta la vita Edward. Per tutta la vita!
Fine.